Disastro Europa. Bce: persi 4 milioni di posti di lavoro. Fmi: il solo rigore non paga

ROMA – La politica del solo rigore crea più danni che benefici. Questo giudizio, in sintesi, viene in modo inaspettato e insospettabile, da uno studio del Fondo Monetario Internazionale.

Con una impareggiabile acrobazia   l’Fmi riesce,comunque ad invitare i paesi dell’Eurozona a proseguire sulla via dell’austerity. Gli effetti dei tagli di bilancio sulla crescita, secondo lo studio, sarebbero infatti stati decisamente sottovalutati ed avrebbero contribuito a quella emorragia di ricchezza che descrive la BCE nell’odierno bollettino mensile fornendo numeri pesantissimi sugli effetti della crisi in particolare per quanto riguarda l’occupazione.

La  crisi si farà sentire ancora per un lungo periodo

 Sempre la Bce sottolinea che la crisi avrà comunque conseguenze di lungo periodo sul mercato del lavoro. Insomma verrebbe da dire non so vede alcuna luce  sotto il tunnel.

 Dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008 il numero di posti di lavoro nell’area dell’euro si sarebbe infatti ridotto di quasi 4 milioni di unità, con un corrispondente calo dell’occupazione del 2,6 per cento dal massimo del primo trimestre del 2008 al minimo del primo trimestre del 2010 ed il tasso di occupazione sceso di 1,7 punti percentuali, al 64,2 per cento.
Sempre nello stesso periodo- è scritto nel bollettino della Bce- il tasso di disoccupazione è invece aumentato dal 7,3 per cento nel primo trimestre del 2008, il livello minimo dall’introduzione dell’euro, al 10,1 per cento agli inizi del 2010 e, dopo una breve flessione, è salito ulteriormente fino a far segnare l’11,3 per cento nel luglio 2012. Un dato quindi spaventoso ma da guardare, secondo la BCE, con il sorriso sulle labbra.  E fornisce una spiegazione che , ci scusino gli autori, non dà adito ad\alcun sorriso, anzi. Considerato  l’impatto della crisi sul PIL, che si è ridotto nella area Euro del -5,6% di Pil nel 2009, l’aggiustamento del mercato del lavoro in termini di posti di lavoro perduti andrebbe considerato decisamente contenuto. In fondo, tradotto, la Bce doce che poteva andar peggio. Una bella consolazione davvero.

Ci sino paesi che hanno pagato di più e  altri di meno

Da sottolineare  in questo quadro  forti differenze tra paese e paese. Secondo dati Eurostat, alcuni paesi come Estonia e Irlanda hanno pagato prezzi salatissimi in termini di occupazione, che si è ridotta circa del 15 %, mentre altri hanno subito perdite intorno al singolo punto percentuale, Germania, Belgio e Lussemburgo per fare qualche nome.

Al Bollettino della Bce manca un dato: come è stata provocata questa situazione di crisi, una recessione di lunga durata, come forse mai era avvenuto? Una risposta la dà il Fondo monetario internazionale. Sono davvero molti quelli che criticano il solo   rigore in risposta alla crisi. Secondo questa scuola di pensiero se strangoli la crescita non risani i bilanci ma ne peggiori la situazione. In soccorso di chi ha questa visione sarebbe arrivato addirittura il solitamente ultra rigorista ed ultra ortodosso Fondo Monetario Internazionale con uno studio che potrebbe riaprire la discussione tecnico-politica sui reali effetti delle misure di contenimento della spesa che vanno per la maggiore in Europa in questi giorni. Lo  studio del FMI  infatti arriva alla conclusione che il modello generalmente usato, tra i suoi “clienti” anche la Commissione Ue, per determinare la correlazione che lega il taglio del rapporto deficit/pil  all’andamento del medesimo PIL ne sottovaluta gli effetti reali. Il moltiplicatore attualmente utilizzato sarebbe infatti pari a 0,5. Ciò comporterebbe che ogni punto percentuale di taglio del deficit darebbe luogo a mezzo punto di minore crescita.

Rischio di un avvitamento senza fine dell’economia

 Secondo questo studio il rapporto potrebbe essere raddoppiato, portandolo a 0,9, o in determinate condizioni ed economie, addirittura più che triplicato, portandolo a 1,7. Lo studio, condotto su 28 economie dal 2008  a oggi, sconfesserebbe  così la costruzione ideologica che è dietro alla visione ultra rigorista costringendo i santoni delle lacrime e sangue a fare un passetto indietro.Gli squilibri di bilancio.  andrebbero sanati all’interno di un piano di medio termine, senza strozzare l’economia in un  avvitamento senza fine di causa ed effetto che si potrebbe autoalimentare. Tagli duri che causano grosse perdite di Pil che  a loro<volta provocano grossi squilibri e la necessità di nuovi tagli duri.

 Lagarde.Più tempo alla Grecia, due anni, per rimettersi in piedi

Non sorprende quindi che sia stata proprio il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, a sottolineare come la Grecia abbia bisogno di più tempo per tornare a finanziarsi in autonomia sui mercati.
“Ha bisogno di due anni in più per rispettare il programma di consolidamento fiscale”, ha osservato la Lagarde. “Il nostro obiettivo è essere sicuri che la Grecia possa rimettersi in piedi, che possa tornare a finanziarsi sui mercati, che non abbia bisogno costantemente di sostegno. Vogliamo aiutare il Paese e aiutarlo a stare in piedi da solo”.
Anche se la medesima Lagarde ha comunque dichiarato che, pur riconoscendo che l’Eurozona abbia già operato essa debba fare di più e con più urgenza soprattutto per stimolare la crescita.
“La ripresa prosegue ma continua più lentamente di quanto ci attendessimo all’inizio dell’anno”.
Lagarde ha poi ricordato come l’Fmi abbia abbassato le stime sulla crescita globale al 3,3%, con le economie avanzate all’1,3% e i mercati emergenti al 5,3%.

Spagna. Standard & Poor’s la considera quasi a livello di  spazzatura

La decisione di Standard & Poor’s di abbassare il rating sul debito sovrano iberico portandolo ad un passettino dal livello ‘spazzatura’ ha colpito pesantemente il governo guidato da Mariano Rajoy, che ha reagito in maniera piuttosto confusa dichiarandosi da una parte sorpreso e dall’altra identificando nei moti separatisti catalani la causa di ogni male.
Il Segretario di Stato per l’Economia, Fernando Jime’nez Latorre, ha dichiarato: “siamo rimasti sorpresi, non mi aspettavo questo cambiamento e non siamo d’accordo”.
L’Esecutivo spagnolo spera ora in una nuova e migliore valutazione del proprio debito da parte di S&P: “La volonta’ del governo di proseguire le riforme e correggere il deficit di bilancio e’ assoluta”, ha detto Jime’nez Latorre, il governo spagnolo si aspetta ora da S&P una “riconsiderazione della qualità del debito pubblico spagnolo’.

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