San Giovanni. Cgil, storie di lavoro, di lotte, di chi non si arrende

ROMA – Tutto è pronto a piazza San Giovanni, luogo storico delle grandi manifestazioni sindacali, di popolo. E’  stato costruito il “ villaggio del lavoro”  e da lì  il racconto della crisi che crea disoccupazione, cassa integrazione, disperazione in centinaia di  famiglie di lavoratori. 

Un “villaggio”, un agorà dicono in Cgil,  che è già stato abitato con la manifestazione organizzata dalla Federazione dei lavoratori della conoscenza Cgil al ritmo di uno slogan azzeccato: “ La conoscenza costruisce il futuro. Parole, musica, pensieri”.  Il “ collaudo “ della piazza ha retto bene.  Importanti nomi dello spettacolo hanno calcato il palco, hanno dialogato con i partecipanti. E’ stata una bella serata, quasi un benvenuto ai lavoratori che  a distanza di poche ore riempiranno la piazza.  E’ stata una iniziativa innovativa iniziativa,  non uno show solo di musica e satira.  I linguaggi della musica e dello spettacolo si sono intrecciati con il linguaggio della politica, della buona politica,  al servizio del cittadino e del lavoro.  Le esibizioni degli artisti, di grande nome, hanno accompagnato gli interventi di giovani, studenti, ricercatori,insegnanti, che hanno raccontato  le difficoltà in cui si trova la scuola, le lotte che sono in corso, gli scioperi, i cortei che vedono insieme gli allievi e i docenti. E insieme a loro il segretario generale della Flc Cgil Domenico Pantaleo e Susanna Camusso che ha anticipato parte del discorso che  terrà domani a decine di migliaia di lavoratrici. Uno slogan indovinato: “ Prima di tutto il lavoro”, oer una manifestazione innovativa come quelle di venerdì sera. Dalle 10,30 fino alle 17,30 la Piazza  si trasformerà in un villaggio abitato da chi  deve lottare per affermare un diritto fondamentale della Costituzione, il diritto al lavoro. I lavoratori arriveranno a San Giovanni e prenderanno posto negli stand che sono stati allestiti . Le organizzazioni territoriali della Cgil  ne gestiscono una ventina. Il contenuto: le aziende in crisi. Dodici stand sono stati allestiti dalle categorie, racconteranno quello che sta accadendo nei diversi settori produttivi.  L’appuntamento è per le  10,30 ma i lavoratori cominceranno ad arrivare già fino dalle prime ore del mattino. Viaggeranno tutta la notte con pullman, treni, con le navi. Verranno da ogni parte d’Italia, sono stati prenotati più di ottocento pullman, dicono gli organizzatori, ma senza dubbio anche in queste ultime ore il numero è senza dubbio cresciuto. Da Roma e dal Lazio saranno tantissimi  sia con viaggi organizzati sia con mezzi propri.

Dar voce, visibilità   ai lavoratori delle aziende in crisi

Cosa ci racconterà la piazza? La prima cosa  è dar voce agli “invisibili”, tutti quei lavoratori che non fanno titolo. Solo quelli di grandi aziende, o chi si arrampica sui tetti, sui campanili, sulle torri, trova spazio nei media. Ilva, Alcoa, Termini Imerese, Vinyl, Thissen group fanno notizia, Certo a Roma ci saranno anche loro. Ornai conoscono pietra su pietra, sampietrino su  sampietrino. Presìdi, manifestazioni, cortei nella capitale, davanti a Montecitorio, a palazzo  Chigi, lunghe trattative senza conclusione, rabbia, disperazione per un futuro che ha un volto ignoto. Soino solo la punta di un iceberg, così come le più di centocinquanta vertenze sul tavolo del ministro Passera. Vertenze ferme, bloccate, con un ministro , tavoli che sembrano  non avere sbocco, qualche luce che presto si spenge e di nuovo il buio della disoccupazione. Non solo. Ancora non è noto se il governo intende rifinanziare la cassa integrazione in deroga di cui c’è bisogno come il pane. In Cgil hanno messo a punto la lista delle aziende in crisi, dei settori che non reggono più.. Senza dubbio è un elenco per diufetrto. Alle vertenze aperte al ministero del lavoro se ne devono aggiungere altre centinaia e centinaia che sono ai tavoli delle regioni, degli enti locali.

 A rischio centomila esercizi commerciali

Piccole imprese che non reggono più, cantieri nel settore dell’ edilizia che chiudono uno dopo l’altro. Nel settore del commercio si prospetta un futuro sempre più nero, si parla di più di centomila esercizi che potrebbero chiudere i battenti. “ Cieli bui”, una delle operazioni previste dalla legge di stabilità per risparmiare energia e tornare a riveder le stelle, come ha detto con una punta di ironia il ministro Barca. Non c’è bisogno di abbassare le luci. Il coprifuoco c’è già. Se percorrete una strada  di una qualsiasi città dove ci sono tanti negozi  il buio lo provocano i negozi chiusi. E quelli aperti, nella notte spengono insegne, illuminazione delle vetrine per consumare meno energia. Il buio delle città è il segno della crisi. Il “ villaggio del lavoro” parlerà al governo, chiamerà in causa il presidente Monti che anche ieri, con grande arroganza, ha detto che la legge di stabilità ce la invidiano tutti. Certo si può cambiare ma ilk saldo deve rimanere intatto. Come dire non si cambia niente, paghino le fasce deboli, i lavoratori, i pensionati. Si èè solo rammaricato perché voleva far bella figura con quelli di Bruxelles portando l’accordo che aveva chiestio ai sindacati e alle imprese sulla produttività e  la competitività, un chiodo fisso, un pallino del professore e dei suoi più fervidi sostenitori.  L’accordo  non c’è stato perché ancora una volta bil governo ha cercato di umiliare  i sindacati, facendo trovare  loro il compitino cui mettere la firma. Chiedete a chi vive da mesi e mesi di sola cassa integrazione, dell’aumento della produttività, dell’orario di lavoro. Il problema è che non si produce  più perché non si consuma, perché i  le famiglie non ce la fanno a tirare avanti.  Il” villaggio del lavoro” sarà anche il luogo della solidarietà, nessuno si deve sentire solo,  tutti devono fare la propria parte.

Sergio Gentili (Pd) solidarietà  e impegno per cambiare la politica economica

Il “ villaggio” sarà, anche nella sua struttura, simbolo di solidarietà: Lavoratori di aziende in crisi insieme a quelli di tanti settori, dagli edili che vedono i cantieri sempre più decimati ai diipendenti  con i contratti bloccati, da quelli del commercio, agli esodati, ai pensionati, ai metalmeccanici, a quelli del settire agricolo, al personale della scuola, ai lavoratori del settore dell’informazione. Mestieri e professioni,  tutti insieme.   Dal palco verranno raccontate molte storie, storie di precari, di disoccupati, cassa integrati,  di imprenditori fuggiti all’estero, di diritti negati come alla Fiat dove Marchionne non viole i lavoratori iscritti alla  Fiom, dove il più grande sindacati dei metalmeccanici non ha diritto a rappresentare i propri iscritti e i lavoratori. Diritti negati con la  Fiom che  vince le cause ma continua nella discriminazione.  Storie di lavoro, canzoni e musica, e poi Susanna Camusso tirerà le conclusione di una giornata di quelle che lasciano il segno. L’inizio di una nuova fase di mobilitazione, di lotta.  Il lavoro prima di tutto. Appunto.

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