Grecia ancora in forse. In Europa recessione fino al 2014

ROMA – Si avvia a concludersi con un sostanziale nulla di fatto la delicata riunione dell’Eurogruppo che ha discusso dello sblocco degli ulteriori aiuti alla Grecia dopo l’ennesima manovra lacrime e sangue approvata da Atene.Moody’s intanto stima una recessione in eurolandia peggiore del previsto ed un 2013 pressoché fermo.

Bruxelles. Tutti riuniti ma si aspetta il parlamento tedesco

Ormai il copione è diventato un classico che si replica in continuazione. Dopo le ultime aspre misure approvate dal parlamento greco in un clima rovente di scontri e manifestazioni i ministri europei si sono riuniti per questionare sulla eventuale soddisfazione dei requisiti richiesti ad Atene. Così oggi a Bruxelles si discute di manovre che ammazzando l’economia greca stanno peggiorando il rapporto debito/Pil e rendendo necessarie nuove e più dure manovre di aggiustamento.
Emblematica la dichiarazione del ministro delle Finanze austriaco Maria Fekter, che arrivando alla riunione dell’Eurogruppo, ha affermato: “L’estensione del periodo di aggiustamento non dovrebbe essere vista come un modo per ridurre gli sforzi. Una recessione più profonda significa che gli sforzi di aggiustamento dovranno essere egualmente forti”.
Ma tutti i ministri presenti sono coscienti del fatto che Atene è nuovamente sull’orlo del burrone. Appena venerdì prossimo scadranno infatti bond per 5 miliardi e il governo di Atene ha predisposto per domani una miniemissione a uno e tre mesi per 3,125 miliardi, ma resta ancora sospesa la ‘tranche’ di 31,2 miliardi del prestito internazionale bloccata ormai da giugno e così il ministro delle finanze ellenico Yannis Stournaras ha indicato di avere bisogno dei 31,2 miliardi : “La situazione delle riserve dello Stato e’ al limite”.

Il debito greco e le fonti di finanziamento

La soluzione potrebbe però essere ancora posticipata con la convocazione di una nuova riunione dell’Eurogruppo. Se da una parte sul tavolo dei ministri c’è infatti il rapporto della Troika che, a sentire Junker  presidente dell’Eurogruppo, promuoverebbe gli sforzi fatti da Atene e dai greci, dall’altra parte il medesimo Juncker ha escluso che oggi possa essere raggiunto un accordo definitivo sui nuovi aiuti in quanto l’Eurogruppo dovrebbe ancora definire aspetti di rilievo come la definizione del livello di sostenibilità del debito greco e le fonti di  finanziamento dei costi legati a un rinvio di due anni dell’obiettivo del rientro del deficit di Atene.
Ma l’ostacolo più alto resta che il nuovo piano, prima di poter diventare operativo, dovrà  essere esaminato da quei parlamenti nazionali che hanno deciso di tenere per sé l’ultima parola, a partire da quello tedesco.


Moody’s. La ripresa è ancora rinviata

L’agenzia di rating Moody’s nel suo ultimo rapporto sulla crescita globale sembra divertirsi a girare il coltello nella piaga e sottolinea come nella zona euro tenderà ad aprirsi la forbice tra ll’andamento negativo di alcuni Paesi ed i progressi di altri. In particolare saranno la Spagna e l’Italia ad avere una ulteriore flessione del Pil nel corso del 2013, mentre Berlino vedrebbe una modesta crescita.
L’agenzia ha infatti ritoccato al ribasso le stime per l’Italia, ed ora si aspetta un calo del Pil nel 2012 tra il -2 e il -3%, mentre per il 2013 l’attesa e’ di un calo fino all’1%, ma con un maggior livello di incertezza sulla previsione, per vedere un po’ di crescita il Belpaese dovrebbe aspettare fino al 2014 per avere un misero più 1 per cento.
Preoccupanti anche le previsioni sulla disoccupazione, Moody’s ha infatti alzato le stime per il 2012, portandole ad un livello compreso tra il 10 e l’11%, e quelle per il 2013 tra il 10,5 e l’11,5%, mentre ha confermato quelle per il 2014 tra il 10,5 e l’11,5%.
Nel complesso Moody’s prevede che la “ripresa globale manterrà un tasso debole almeno fino al 2014”. e conferma il permanere di rischi al ribasso per una “recessione nell’Eurozona più profonda del previsto, accompagnata da una profonda contrazione del credito”.
Non va meglio dall’altra parte dell’oceano dove si potrebbe assistere ad una stretta fiscale negli

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