Continua il mistero sul sequestro Spinelli, tra soldi falsi e pistole giocattolo

ROMA – Domani inizieranno gli interrogatori dei 6 arrestati che la notte tra il  15 e il 16 ottobre hanno sequestrato per 11 ore Giuseppe Spinelli, il ragioniere di Silvio Berlusconi, e la sua consorte.

Chissà sia la volta buona che si riesca a fare un po’ di chiarezza su questa stranissima vicenda, che al momento  rimane costellata da molti punti oscuri, contrariamente a quanto fa sapere l’avvocato Niccolò Ghedini, il quale definisce “assurda” la versione riportata da alcuni giornali. Per il noto legale e parlamentare del Pdl,  i fatti sono, infatti, “chiari e lineari”. Fatti ormai di dominio pubblico, duranti i quali i rapitori in possesso di presunti documenti risolutivi per il cosiddetto lodo Mondadori,  avevano fatto leva sul ragioniere affinchè il Cavaliere sborsasse 35 milioni di euro per farsi consegnare il materiale scottante. Una richiesta, dice sempre Ghedini, che il cavaliere ha ritenuto inaccettabile.

Insomma, a parte le 36 ore trascorse prima della denuncia alla Procura, dovute al timore della vittima a denunciare i fatti,  non sarebbe stato pagato nessun riscatto. E’ lo stesso Spinelli a confermare questo particolare ai magistrati che indagano sull’anomalo sequestro: “Debbo precisare che il mio ritardo nel riferire al Presidente Berlusconi e all’Avvocato Ghedini come si erano svolti effettivamente i fatti è dovuto unicamente al forte timore di gravi ritorsioni nei confronti dei miei familiari. Debbo inoltre ribadire che nessuna somma di denaro è stata pagata nè vi è stata alcuna trattativa”.
Nel frattempo le indagini puntano verso una pista svizzera, dove ci sarebbe stata una movimentazione di denaro da parte dei rapitori.
Durante le perquisizioni nelle abitazioni dei malviventi gli inquirenti hanno rinvenuto  delle pistole giocattolo, probabilmente usate per il rapimento. Ma non solo. Nonostante non vi sia nessuna traccia dei soldi di un presunto riscatto, in cui – come si legge nell’ordinanaza  di custodia cautelare firmata da Ilda Boccassini  era stata ipotizzata una cifra vicina agli 8 milioni di euro –  sono state perquisite tre cassette di sicurezza  riconducibili ai rapitori,  al cui interno sono spuntate delle banconote false che, –  dicono gli arrestati –  dovevano servire per far delle prove di trasporto all’estero. Un’affermazione che suona alquanto assurda. Ve li immaginate dei criminali che fanno le prove di esportazione di valuta all’estero con banconote false? Forse la nuova criminalità organizzata ha messo in piedi dei nuovi corsi di aggiornamento con tanto di simulazioni che si avvicinano il più possibile alla realtà? Difficile crederci.

Bisognerà attendere ancora un giorno per avere qualche delucidazione in merito. Infatti, i sei componenti della banda compariranno domani davanti ai giudici e speriamo questa volta  raccontino una versione un pochino più credibile. D’altra parte siamo arrivati ad un bivio e anche l’opinione pubblica sembra essersi spaccata su questa vicenda, tra chi continua a chiedersi con insistenza cosa si celi veramente dietro a questa fiction, e chi, invece, minimizza le varie interpretazioni degli avvenimento con l’obiettivo di metterci il prima possibile una pietra sopra.

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