Malati Sla. Dopo la protesta i fondi raddoppieranno. Stop allo sciopero della fame

ROMA – Questa mattina erano circa una ventina i malati di Sla che protestavano davanti al Ministero dell’Economia ed erano pronti a tutto, anche a lasciarsi morire, se il governo non avesse ascoltato le loro ragioni. Giunti da varie città d’Italia, su lettini e carrozzine, attaccati a respiratori polmonari erano li per chiedere quanto in realtà spetta loro di diritto in base alla Carta Costituzionale.

Ma alla fine ce l’hanno fatta. Almeno così sembra. I malati di Sla hanno ottenuto infatti, dopo un mese di sciopero della fame, la disponibilità a raddoppiare il fondo per la non autosufficienza, passando così da 200 a 400 milioni di euro per l’assistenza domiciliare 24 ore su 24.

Questo è quanto ha annunciato Mariangela Lamanna, vicepresidente e portavoce del ‘Comitato 16 novembre Onlus’, al termine di un incontro di poco più di un ora, che si è tenuto presso il Ministero, tra una delegazione del comitato e il sottosegretario dell’Economia, Gianfranco Polillo. “C’è l’impegno da parte del governo di raddoppiare il fondo per la non autosufficienza. Adesso tutta la discussione passerà in Senato che dovrà presentare – ha detto ancora Lamanna – innanzitutto dati, se non certi quantomeno approssimativi. Il senatore Marino (presente anche lui all’incontro, ndr) si è impegnato in qualità di presidente della Commissione d’inchiesta sul Ssn a formulare una ipotesi per l’individuazione dei disabili gravissimi che può essere perseguita in tempi rapidissimi, entro 5 giorni, altrimenti siamo pronti a tornare in piazza a protestare”.

I soldi saranno destinati a partire dai casi più gravi, secondo un elenco che predisporranno le Asl e una ricognizione di cui si occuperanno anche i carabinieri dei Nas.

Certo è che questa storia rappresenta una vergogna tutta italiana. Malati gravissimi sono dovuti ricorrere a gesti estremi ed eclatanti per essere semplicemente ascoltati. Vedere persone non autosufficienti, protestare  con le loro carrozzine o addirittura con i lettini, fino a ricorrere allo sciopero della fame o ‘minacciare’ di staccare i propri respiratori,  è stato qualcosa di veramente intollerabile ed inaccettabile per una società civile che possa essere degna di questo nome. Così come è aberrante che uno Stato consideri l’adeguato sostegno per dei malati, con patologie gravissime  e,  in generale, la tutela dei più deboli  un ‘costo da tagliare’, mentre continua a spendere  tranquillamente in spese militari o in opere di cui ogni giorno probabilmente ci si chiede a chi possano giovare, ma soprattutto a cosa possano servire.

Eppure l’aspirazione di questi cittadini malati è sempre stata quella di poter vivere in maniera dignitosa la propria patologia, nulla più.

Salvatore Usala, uno dei protagonisti della protesta,  ha esultato alla notizia del ripristino dei fondi. “E’ una notizia bellissima”. Questo è quanto ha tradotto  dagli sguardi di Salvatore,  sua moglie  con delle lettere su una lavagna.  Usala e gli altri disabili gravissimi che da quasi un mese sono in sciopero della fame ora ricominceranno ad alimentarsi. Ma lui era  davvero pronto a tutto, anche ad arrivare alle conseguenze estreme:  “se non avessimo avuto risposte sarei morto lì dentro”. “Sono un carro armato” ha aggiunto, e si dice pronto anche a  riprendere la lotta se le promesse non verranno mantenute. Poi chiude con una frase lapidaria: “Non sono mica scemo”.

Le famiglie possono dunque, almeno  per il momento, tirare un  mezzo sospiro di sollievo.

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