Legge di stabilità. Cgil, insufficiente per dare slancio all’economia

Sull’ultimo atto del governo Monti, la Legge di Stabilità approvata dal parlamento con più di 500 emendamenti, la Cgil esprime una valutazione fortemente critica affermando che ” l’impianto dei provvedimenti che non sono sufficienti per ridare slancio all’economia”.

La nota della Cgil  prosegue affermando che: ” Gravi le decisioni in campo sanitario, mentre la lunga mobilitazione della CGIL ha permesso di ottenere qualche miglioramento almeno per quanto riguarda le ricongiunzioni onerose”

ROMA –  “La legge di Stabilità non rappresenta la svolta di politica economica che la CGIL riteneva e ritiene necessaria”. E’ quanto si legge in un nota del sindacato di Corso d’Italia.
“Anzi – prosegue la nota – l’iniziale proposta dell’attuale Governo era particolarmente iniqua e recessiva, in coerenza con la sua complessiva politica, e in più conteneva, soprattutto nella parte fiscale, mistificazioni di carattere propagandistico. Di fronte all’evidente acuirsi della crisi economica del Paese, all’allargarsi dell’impoverimento (che colpisce particolarmente la popolazione anziana), di fronte alla crescita della mobilitazione sociale, il Parlamento ha modificato alcune delle parti peggiori della proposta del Governo”.
In particolare, spiega la CGIL, “è stata ridefinita l’iniziativa di carattere fiscale (che sarebbe costata circa 400 euro annuali per una coppia di lavoratori e circa 300 per una coppia di pensionati) anche superando l’aumento dell’aliquota del 10% dell’Iva. Rimane aperta la questione dell’aumento dell’aliquota “ordinaria” dell’Iva (già portata dal Governo al 21% con effetti molto negativi) prevista per luglio 2013, che dovrà assolutamente essere evitata nella prossima legislatura.”
Inoltre, continua la nota, “non si può che rimarcare criticamente il fatto che l’unico intervento, alla fine, di sostegno fiscale sia relativo al carico familiare, sia pure in relazione al reddito, e non alla condizione dei lavoratori e dei pensionati in generale su cui pesa, oggi, la stragrande maggioranza dell’imposizione sul reddito”.
Nel merito poi delle modifiche introdotte dal Parlamento, la CGIL osserva che “è stato ridotto l’impatto previsto per la finanza locale sia riducendo il taglio dei trasferimenti che alleggerendo il Patto di Stabilità. Viceversa non c’è stata alcuna limitazione degli ulteriori tagli al Fondo sanitario nazionale e questo determinerà che, per la prima volta, non verrà sottoscritto il “Patto per la salute”, e cioè l’accordo di gestione interistituzionale, fra Conferenza delle Regioni e Governo. Va segnalata anche la ricostituzione di alcuni Fondi sociali nazionali, a partire da quello per la non autosufficienza, anche se in misura del tutto inadeguata. Mentre continua la politica dei tagli per l’istruzione, l’università e la ricerca pubblica”.

Gravi le soluzione sul piano sanitario

Il Parlamento ha, inoltre, “migliorato la proposta di introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, che il Governo aveva dovuto avanzare in quanto, ormai, assunta dal concerto europeo. Quest’introduzione è sicuramente un fatto politico significativo e testimonia come, anche a livello europeo, la semplice riproposizione della politica dell’austerità sia ormai in grave difficoltà”.
Da ultimo, “grazie all’iniziativa della CGIL, sono stati realizzati parziali ma significativi risultati sulle ricongiunzioni onerose, sulla proroga per gli sfratti e per i precari della pubblica amministrazione (con l’obiettivo di salvaguardare occupazione e qualità dei servizi), circa gli interventi per le popolazioni terremotate in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. In particolare è dovuto alla nostra ostinata azione il rifinanziamento fino a 1,7 miliardi per gli ammortizzatori in deroga nel 2013”.
Il sindacato, infine, “ribadisce la necessità di una nuova politica economica che affronti la più grande emergenza del Paese: l’aumento della disoccupazione oltreché della precarietà. Sia nei termini del ritorno di quella di lungo periodo (in particolare ma non solo nel Sud), sia nell’esplosione di quella giovanile, sia nel consolidarsi di un basso livello dell’occupazione femminile”. In tal senso la CGIL convoca l’Assemblea nazionale di Programma per il 30 e 31 gennaio a Roma, nel cui ambito verrà presentata al Paese la proposta di un secondo Piano del Lavoro della CGIL.

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