ROMA – Clima rovente sul versante politico, mentre i partiti affilano le armi e si preparano al voto elettorale del 24 e 25 febbraio.
Il premier dimissionario Mario Monti continua a pensare ad una lista unica con il suo nome, sia alla Camera che al Senato. Ma bisognerà attendere il vertice di domani con i centristi per verificare se esiste una soluzione che possa accontentare tutti, in primis Casini e Montezemolo. Molti partiti, infatti, non hanno espresso pieno entusiasmo sull’idea di Monti, si parla addirittura di un compromesso che veda la presenza di più liste federate. Sarà tutto da vedere in questa fase delicata per il Paese, ma di sicuro lo scudo crociato non sembra affatto intenzionato ad abbandonare il suo storico simbolo.
A dar man forte a Mario Monti scende in campo l’Osservatore Romano che fa ripiombare l’Italia in un periodo passato, quello degli anni ’50 in cui la democrazia incassava le sponsorizzazioni del Vaticano con Padre Lombardi, ovvero il cosiddetto “megafono di Dio” con tanto di pianto delle Madonne al seguito con le quali riusciva a catalizzare l’attenzione della massa. Insomma il fatto richiama il collaterismo della Dc al Vaticano, tant’è che L’Osservatore Romano titola l’articolo: ‘La salita in politica del senatore Monti’, si spinge sfacciatamente a favore della posizione del professore Monti. “È questa domanda di politica alta – scrive l’Osservatore – che probabilmente la figura di Mario Monti sta intercettando o sulla quale comunque il capo del Governo uscente intende legittimamente far leva e che interpella i partiti al di là dei contenuti del suo manifesto politico”.
Secondo l’organo d’informazione della Chiesa “il senatore a vita intende aprire la seconda fase di un programma riformatore che è stato solo abbozzato nel corso dell’ultimo anno sulla spinta della congiuntura finanziaria. Monti è stato chiamato dai partiti a prendere decisioni inderogabili, di cui nessuno intendeva però prendersi la responsabilità diretta, per il timore di pagare un prezzo elettorale troppo alto. Quelle stesse forze politiche si ritrovano ora a interrogarsi sull’impatto che puo’ avere la ‘salita in politica’ di chi doveva, quasi per mandato, diventare impopolare”. ”Una prospettiva – sottolinea ancora l’Osservatore – che fornisce da sola molto materiale alla riflessione dei partiti, così come il successo che anche i sondaggi sembrano ora attribuire a chi ha imposto agli italiani sacrifici pesanti”.
Insomma l’unica riflessione sarebbe invece quella dell’appoggio palese che la Chiesa sta offrendo in un piatto d’oro all’ex premier. Nel frattempo il procuratore nazionale anti mafia Piero Grasso, che oggi ha chiesto l’aspettativa al Csm, scioglie le riserve e annuncia la sua candidatura con il partito democratico. Domani la notizia sarà ufficializzata alla presenza di Pierluigi Bersani.
Anche nella destra il clima è in continuo fermento. Silvio Berlusconi continua con le sue comparsate televisive a non lesinare critiche ai suoi avversari. Prima di tutto a Mario Monti: “E chi afferma che non si può abolire l’Imu non capisce nulla di economia e di contabilità dello Stato”, dice il Cavaliere a Uno Mattina e aggiunge: ” Monti sale, giustamente, perché aveva un rango inferiore di quello di presidente del Consiglio”. E ancora: “Il governo Monti non ha prodotto nulla, è schiacciato dal diktat dell’Europa e specie dalla Germania”.
Dure critiche anche a Casini e Fini, mentre alla Lega promette la vicepresidenza in caso di vittoria.
Anche nel centro sinistra l’agenda Monti incontra critiche. “La collocazione super partes di Monti era un patto con gli italiani, prima ancora che con il Pd o il presidente Napolitano. Dopo quel che ha detto è venuta meno”. Lo afferma il responsabile economia del pd, Stefano Fassina che aggiunge: “Definenendo arcaica la sinistra, attaccando la cgil e Vendola, mi pare – sottolinea l’esponente del Pd – che la collocazione del presidente Monti sia stata chiaramente ridefinita. e che quella figura di garanzia oggi abbia lasciato il posto a qualcos’altro. Ad una filosofia politica a tratti integralista, per cui l’unica verità è la sua”.
Alle parole di Fassina gli fanno eco quelle di Vendola diffuse questo pomeriggio su Twitter: “Abbiamo deciso di portare al governo l’agenda Bersani. proseguiremo il cammino intrapreso con le primarie: discontinuità con agenda Monti. Non sarà un governo a corrente alternata. Cominceremo con Bersani, Sel e Pd un’esperienza importante di una legislatura di cambiamento”.