Crisi senza luci . Giù Pil, industria e costruzioni a picco

ROMA – L’economia italiana continua a soffrire, a trasformare in numeri la crisi ci hanno pensato la Banca d’Italia che annuncia una diminuzione del Pil nel 2013 dell’1 per cento e un ulteriore aumento della disoccupazione, e l’Istat che ha diffuso dati nerissimi su industria e costruzioni, con l’industria che continua a vedere fatturati ed ordinativi in netta diminuzione e l’edilizia che vede un vero e proprio crollo dei permessi di costruzione.

Diventa intanto sempre più complesso effettuare paragoni con il periodo di ‘crisi’ che ha attraversato la Cina, che ha fatto segnare il risultato peggiore dal 1999 con una crescita di ‘appena’ il 7,8 per cento nel 2012 ma con una accelerazione nell’ultimo trimestre che lascia sperare in una ripresa.

Bankitalia. Pil 2013 a meno 1 per cento
La Banca d’Italia nel suo Bollettino economico rivede al ribasso le previsioni dell’andamento del Pil per l’anno in corso (da -0,2 a -1%)
Nonostante ciò “la recessione potrebbe avere fine nella seconda parte” dell’anno “sia pure su ritmi modesti e con ampi margini di incertezza”.
Secondo Via Nazionale il ribasso è avvenuto “per effetto del peggioramento del contesto internazionale e del protrarsi della debolezza dell’attivita’ nei mesi piu’ recenti”.
Le condizioni sui mercati restano ancora “incerte” pur essendo “molto migliorate” mentre le tensioni finanziarie “sono in sostanziale allentamento”.
Inquietante l’avvertimento che si legge tra le righe nella riflessione sull’andamento dello spread, che se dovesse tornare a livelli elevati, e fiducia delle famiglie e delle imprese, che se dovesse calare ancora, comporterebbe che  “l’uscita dalla recessione sarebbe ritardata”.


Resta il lavoro il punto più dolente
Peggiorano le prospettive del mercato del lavoro, soprattutto per i giovani, con il tasso di disoccupazione che raggiungerebbe, sempre secondo le previsione di Via Nazionale, il 12% nel 2014.
”Il graduale recupero dell’attività produttiva consentirebbe una stabilizzazione del mercato del lavoro nel prossimo anno, ma non ancora un’inversione di tendenza, anche in considerazione dei consueti ritardi di trasmissione del ciclo economico alla domanda di lavoro. Si stima che l’occupazione si riduca quest’anno (in media di quasi l’1%) e ristagni nel successivo. Il tasso di disoccupazione aumenterebbe, riflettendo anche l’incremento delle persone in cerca di lavoro, e toccherebbe il 12% nel 2014″.
A pagare il conto più salato, come ormai sembra essere divenuta una consolidata abitudine in Italia, sarebbero i giovani.
Afferma infatti il Bollettino come l’aumento dei disoccupati si sia concentrato sulle fasce più giovani della popolazione e si è “confermato più marcato fra i giovani: l’incremento del tasso di disoccupazione nella fascia di età 15-24 (al 32,1% nel terzo trimestre del 2012 sulla base di dati non destagionalizzati, dal 26,5 di dodici mesi prima) e’ stato superiore a quello complessivo (al 9,8%).”

Istat. Continua il calo di ordini e fatturato dell’industria
L’Istat ha reso noto oggi che a novembre il fatturato dell’industria, al netto della stagionalità, registra una riduzione dello 0,2% rispetto ad ottobre, con una diminuzione dello 0,6% sul mercato interno ed un aumento dello 0,5% su quello estero.
L’indice grezzo del fatturato scende invece, in rapporto allo stesso mese dello scorso anno, di un preoccupante 5,4%, con il contributo più ampio a tale diminuzione che proviene dalla componente interna dei beni intermedi.
Medesima canzone viene suonata poi per quanto riguarda gli ordinativi totali, dove si registra una riduzione sul mese precedente dello 0,5%, sintesi di un calo dell’1,8% degli ordinativi interni e di un incremento dell’1,3% di quelli esteri. Nel confronto con il mese di novembre dell’anno precedente, il 2011, l’indice grezzo degli ordinativi segna una variazione negativa del 6,7%.

Istat. Crollo dei permessi per nuove costruzioni
Un altro numero che fa pensare è stato diffuso oggi dall’Istat.
Nel primo semestre del 2012, infatti, i permessi di costruire relativi all’edilizia residenziale hanno presentato una significativa contrazione rispetto allo stesso periodo del 2011, facendo segnare -21,8% per le nuove abitazioni e -20,6% per la superficie utile abitabile. Un po’ meno peggio è andato per quanto riguarda i permessi di costruire relativi all’edilizia non residenziale che hanno fatto registrare una diminuzione  del 10,0%.
Significativa sul punto la dichiarazione dell’Ance del Triveneto che descrive, a livello locale, un settore delle costruzioni “in piena recessione” dove “si registra la cessazione di migliaia d’imprese, dalle più grandi alle più piccole” a causa delle errate politiche economiche con il passato governo Monti che “ha compresso i consumi con una tassazione eccessiva, provocando più disoccupazione e maggiore ricorso agli ammortizzatori sociali, i quali assorbono la gran parte delle risorse ottenute con la maggiore tassazione”. Dal futuro governo, il presidente Triveneto dell’ Ance si attende ‘l’abolizione dell’Imu, imposta depressiva ad ogni livello, ma anche programmi concreti per fare ripartire l’economia, incentivare i consumi e ricreare occupazione’.
Infine, bisognerebbe rimettere lo Stato al centro e riprendere ‘gli investimenti in lavori pubblici che sono il principale volano per la ripresa’.
Una dichiarazione che pur arrivando da quella che viene definita la parte padronale è in aperto contrasto con i dettami del liberismo e dell’ultra rigorismo che tanto vanno per la maggiore di questi tempi.

 

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