Monti si lamenta perchè non può seguire i nipoti. Povero nonno, poveri noi

ROMA – L’Italia è preoccupata e commossa dalle parole del povero Mario Monti che oggi ha lamentato il fatto di non poter seguire i nipoti.

Lo ha detto dal palco del “Kilometro Rosso” di Bergamo dove il professore ha presentato i candidati della sua lista “Scelta Civica”. I giornalisti, testimoni del drammatico episodio, hanno scritto di una “voce piegata dall’emozione”. Il professore, dal canto suo, dice che non aveva scelta, “perché altrimenti avrebbe fatto un torto a tutti gli altri nipoti d’Italia”. Poveri nipoti, a questo punto.
Anche perchè il professore torna a dire che l’Italia sta andando verso l’uscita da questa grave crisi finanziaria. “Ora dobbiamo associare per prossimi tempi una continuazione della disciplina di bilancio, che non è una cosa contabile, ma una serietà di rapporto con le generazioni future. Non possiamo imbrogliare i nostri figli e nipoti gravando sempre più di debito il loro percorso di vita. Dobbiamo invertire questa situazione in cui i giovani si aspettano una prospettiva di vita di benessere più negativa dei loro genitori e nonni”.
E come?
Non c’è da preoccuparsi perchè sulla riforma del mercato del lavoro qualcosa si sta muovendo. Il trio Bombassei, Ichino e Cazzola, nonostante “le angolature diverse e complementari”, come puntualizza Monti, stanno lavorando per tutti noi, nipoti abbandonati compresi.
D’altra parte il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei non ha mai nascosto le sue mire, ovvero quelle di  eliminare  quella che lui stesso chiama un’anomalia: l’articolo 18. Il giuslavorista Pietro Ichino, dal canto suo, assicura di non voler toccare l’articolo 18, di fatto già modificato dalla legge Fornero, ma di voler sperimentare un nuovo modello basato sugli accordi regionali che coniughi “flessibilità e sicurezza”. Due parole che ci fanno venire i brividi lungo la schiena, visto i precedenti.
E poi c’è il vicepresidente della Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera, Giuliano Cazzola, che qualche proposta l’ha fatta in passato, cioè tentando di eliminare in parte l’obbligo di reintegro da parte delle aziende per i licenziati senza giusta causa.
Insomma, verrebbe da dire, siamo in ottime mani. Anzi più che ottime.
D’altra parte si sa Monti è l'”unico” riformista italiano, almeno così lui pensa,  e quindi non gli basta il segno che ha già lasciato in eredità agli italiani. Poi, sempre il professore, parla di una graduale riduzione delle tasse come quella dell’Imu, sulla quale ipotizza un abbassamento,  ma “con responsabilità e senza promesse”.  D’altra parte, sottolinea Monti la tassa è opera del governo Berlusconi e “non è contraddittorio che chi ha fatto parte di un governo che ha dovuto essere rigido in materia di tassazione, tra l’altro col consenso dei due componenti della maggioranza, proponga una graduale riduzione delle imposte”.
Insomma, Monti lo dice senza riserve, “in politica non temo nulla”. E aggiunge: “Credo che se non avessi accettato di salire in politica avrei fatto torto al loro futuro (quello dei nipoti ndr) e a quello di tanti altri”.  Chissà, forse anche loro un giorno, capiranno di essere stati abbandonati proprio dal loro nonno.

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