Elezioni. Bersani, titoli di stato per pagare i debiti. Monti tra birre e empy

ROMA – Ancora una giornata calda alla vigilia delle elezioni politiche che si svolgeranno il 24 e 25 febbraio. Oggi il leader del partito democratico ha bacchettato i suoi avversari politici, lanciando una nuova proposta per uscire da questo stato avanzato di crisi in una situazione in cui lo Stato ha enormi debiti con le piccole imprese che prima o poi dovrà pagare.

“La pubblica amministrazione non paga. Noi – ha aggiunto Bersani – pensiamo che sia opportuno emettere dei titoli di stato riservati per un valore di 10 miliardi all’anno per cinque anni, per dare un pò di ossigeno alle imprese. È una proposta ragionevole e sostenibile. I mercati non hanno le fette di prosciutto sugli occhi e sono preoccupati che noi siamo in recessione forte e non produciamo occupazione. Il mondo ci chiede stabilità nei conti ma anche rilancio dell’economia. Non possiamo assistere alla moria delle piccole imprese”. Per questo la proposta di Bersani, ovvero “dieci miliardi per cinque anni per pagare il debito arretrato della pubblica amministrazione verso le imprese, ha detto il segretario. “Se toccherà al Pd governare – precisano dalla direzione nazionale –  la liquidità sarà trovata emettendo titoli del Tesoro sul modello Btp Italia, vincolati esclusivamente a quel fine, cioè al pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese, soprattutto piccole e medie. Si tratta di vecchi debiti già noti agli investitori internazionali”.
Bersani ha direttamente replicato a Silvio Silvio Berlusconi che ha proposto  4 milioni di posti di lavoro. “Se aspettiamo ancora quella milionata là… 700mila persone sono rimaste a casa  quest’anno”. E poi: “Vogliamo bene all’Italia, non possiamo permettere che gli italiani vengano presi in giro, sono persone intelligenti e bisogna parlare alla loro testa, non alla loro pancia. Sono allibito da certe promesse, ma noi non risponderemo mai con demagogia a demagogia”.

Ma Bersani ce n’ha anche per Grillo  che oggi dal palco di Bologna ha parlato di Berlinguer: “A Bologna parla di Berlinguer, a Roma di CasaPound”, ha detto Bersani. “Berlinguer non glielo permetterebbe mai”.
E non finisce qui. Bersani risponde anche a Monti che aveva avanzato critiche su alleanze con Nichi Vendola: “La coalizione del centro sinistra è e rimane questa. Con Vendola restiamo uniti”. Parole che dovrebbero mettere a tacere le voci, spesso inventate, dei media che continuano a interpretare le frasi di apertura lanciate da bersani come accordi segreti giocati in chissà quali luoghi segreti. Niente di tutto questo, tant’è  che lo stesso Vendola ha voluto precisare che tra lui e Monti c’è totale incompatibilità.
Nel frattempo dopo l’apertura di Antonio Ingroia arriva quella di Antonio Di Pietro che si rivolge direttamente a Bersani: “Il Pd abbia una resipiscenza operosa. In Parlamento non si allei con la destra di Monti ma con noi.”
Insomma, in questo scorcio di campagna, ormai entrata nel vivo, le alleanze future trovano ampio spazio nel dibattito.
Monti, dal canto suo, cerca affannosamente di elargire consigli sulla scelta di possibili alleati. Ma, al momento, l’unica cosa che balza alle cronache è l’intervista che ieri sera ha rilasciato alla trasmissione di daria Bignardi, Le invasioni barbariche. Una performance, quella del premier uscente, con tanto birretta e di cagnolino, Empy, tanto che alcuni media lo hanno descritto come un Monti inedito.
A noi sinceramente è sembrato autentico. Empatia con il piccolo quadrupede e birra per annegare nei ricordi passati e nelle imprese future. Lui di certo non ha i pensieri su come arrivare alla seconda metà del mese. Peccato Empy non possa parlare, pardon, abbaiare.

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