ROMA – L’Istat conferma i pessimi dati sul Pil, con il -2,4 per cento del 2012 che brilla in negativo.
In dato talmente negativo da proiettare ombre sinistre anche sul 2013, con una variazione acquisita per l’anno in corso al meno 1 per cento. Una crisi talmente profonda, quella che ha colpito il nostro Paese, da trasformare in buone notizie anche quelle che arrivano dall’Ocse con l’organizzazione parigina che afferma che “non ci sono ulteriori peggioramenti della crescita”, poiché aver raggiunto il fondo può essere l’inizio della ripresa.
E a questo punto non stupisce neanche il dato sulla fiducia che emerge dal rapporto congiunto di Cnel e Istat che vede gli italiani nutrire scarsa fiducia gli uni negli altri e riporre una fiducia pressoché nulla nella politica ed in alcune istituzioni.
Il 2013 ancora un anno di passione
L’Istat fa sapere oggi che nel quarto trimestre del 2012 il prodotto interno lordo (PIL), corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,8% nei confronti del quarto trimestre del 2011.
Il dato diffuso è peggiorato da quello relativo alla variazione acquisita per il 2013, che è pari a -1,0%.
La variazione acquisita è il dato che si otterrebbe in presenza di variazioni nulle per tutti i trimestri restanti dell’anno. Con questo fardello sulle spalle il 2013 si avvia quindi a diventare un ulteriore anno di passione per l’Italia e gli italiani.
Ocse. Crescono i Paesi del BRIC
L’Ocse ha diffuso il superindice economico. Secondo i calcoli di Parigi si è registrato un aumento di 0,10 punti a 100,4 a gennaio, perdurando tuttavia “performance divergenti nelle principali economie”.
Negli Stati Uniti e in Giappone infatti l’indice continua a puntare a un “rafforzamento” della crescita, crescita che già c’è. E la crescita c’è anche per i paesi cosiddetti BRIC, Brasile, Russia, India e Cina, oltre che per la Gran Bretagna.
A chiazze invece la mappa della Zona Euro con la Germania dove lo scenario è quello di una “ripresa della crescita” mentre per Italia e Francia emerge l’indicazione che “non ci sono ulteriori peggioramenti della crescita”.
Cnel e Istat. Aumentano le disuguaglianze
Secondo il rapporto sul Benessere economico e sociale le famiglie italiane “hanno tamponato la progressiva erosione del potere d’acquisto intaccando il patrimonio, risparmiando meno e, in alcuni casi, indebitandosi: la quota di persone in famiglie che hanno ricevuto aiuti in denaro o in natura da parenti non coabitanti, amici, istituzioni o altri è passata dal 15,3% del 2010 al 18,8% del 2011, mentre nei primi nove mesi del 2012 la quota delle famiglie indebitate è passata dal 2,3% al 6,5%.
Con il perdurare della crisi, nel 2011 si segnala un deciso deterioramento della situazione, testimoniato dall’impennata degli indicatori di deprivazione materiale, l’assenza di beni essenziali: la grave deprivazione aumenta di 4,2 punti percentuali, passando dal 6,9% all’11,1%, arrivando quindi a quasi 7 milioni di persone in difficoltà economiche, con una crescita di oltre 2 milioni in un anno, mentre il rischio di povertà calcolato sul reddito 2010 cresce dal 13,6% al 15,1% nel Centro e dal 31% al 34,5% nel Mezzogiorno.”
Il BES segnala inoltre come “aumenta anche la disuguaglianza del reddito: infatti, il rapporto tra il reddito posseduto dal 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero sale da 5,1 del 2008 a 5,6 del 2011.”
Particolarmente basso il grado di fiducia fra le persone
A dirlo è il primo “Rapporto sul benessere equo e sostenibile” di Cnel e Istat che sottolinea come gli italiani siano diffidenti.
Nel nostro Paese il livello di fiducia negli altri, ovvero il grado di fiducia che le persone sono disposte ad accordare ai loro concittadini, è particolarmente basso.
Nel 2012 solo il 20% degli italiani di 14 anni e più ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia. Il dato è in calo rispetto al 2010, quando si dichiarava fiducioso il 21,7% ed e’ di oltre dieci punti percentuali inferiore alla media Ocse (33%).
Gli italiani mostrano una fiducia di gran lunga inferiore rispetto a danesi e finlandesi, che fanno segnare livelli intorno al 60%, ma anche rispetto a Germania e Gran Bretagna, dove superano il 31%.
Notevoli le differenze territoriali, coni meridionali più diffidenti.In Sicilia, Basilicata, Puglia e Campania meno del 15% della popolazione ritiene che gli altri siano degni di fiducia, mentre in Trentino Alto Adige la quota supera il 30%.
Partiti e istituzioni poco credibili
A marzo del 2012, il dato peggiore sul fronte della fiducia dei cittadini verso le istituzioni riguarda i partiti politici: la fiducia media dei cittadini verso i partiti politici, su una scala da zero a dieci, è pari ad appena 2,3; seguono il Parlamento (3,6), le Amministrazioni locali (4) e la Giustizia (4,4). Le sole “istituzioni” verso le quali i cittadini esprimono fiducia sono i Vigili del fuoco (8,1) e le Forze dell’ordine (6,5).