Debito pubblico, mai così in alto. In 2 mesi chiusi 10mila negozi

ROMA – Mentre la nuova legislatura ha difficoltà ad iniziare la lunga strada che porterà alla formazione di un Governo la terra continua a girare, e le brutte notizie continuano a piovere sul Belpaese.

La Banca d’Italia ha infatti reso noto il nuovo record fatto segnare dal debito pubblico nello scorso mese di gennaio, a circa 2.022 miliardi di euro. La CGIA di Mestre propone di adottare il modello spagnolo per sbloccare gli enormi crediti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione e che continuando col passo attuale verrebbero azzerati in 1900 anni. Intanto Fitch taglia le stime di crescita in Usa ed eurolandia per il 2013, la Confesercenti lancia un preoccupante grido di dolore sui quasi 10.000 negozi che hanno chiuso i battenti in appena 2 mesi del 2013 a fronte di nuove aperture ridotte al lumicino e il Governatore della BCE sottolinea le solite mancanze in tema di competitività del sistema Paese.

Banca d’Italia. Un debito da 34 miliardi
E’ aumentato della spettacolosa somma di 34 miliardi di euro in appena un mese e non accenna quindi a fermarsi la corsa del debito pubblico italiano che, a gennaio, ha raggiunto un nuovo massimo storico arrivando a far segnare quota 2.022,7 miliardi di euro.
Il dato emerge dal supplemento al bollettino statistico della Banca d’Italia sulla finanza pubblica.
In particolare il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato a gennaio di 34,5 miliardi mentre quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,5 miliardi e quello degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato.
A dicembre 2012 il debito delle amministrazioni pubbliche si era infatti fermato a 1.988,65 miliardi. Solo a dicembre quindi, mese di sostanziose entrate per lo stato, il debito era tornato sotto la soglia psicologica dei 2.000 miliardi di euro. Tra  gli avvenimenti che hanno contribuito a sospingere il debito pubblico anche la partecipazione al sostegno dei paesi area euro, nel mese di gennaio la quota di competenza dell’Italia dei prestiti erogati dall’EFSF è stata pari a 0,4 miliardi portando il sostegno complessivo a circa  43 miliardi di euro.

Confesercenti. Nel 2013 chiusi 167 negozi al giorno
Agghiaccianti i dati diffusi dalla Confesercenti , secondo cui “Il 2013 si delinea come anno orribile, il peggiore: nel primo bimestre solo nel settore della distribuzione commerciale, sono spariti quasi 10.000 negozi, con un vistoso crollo (-50%) delle aperture di nuove attivita”’
Tra il primo gennaio 2013 e il 28 febbraio, afferma infatti l’associazione, hanno chiuso i battenti 13.755 negozi, mentre le aperture sono state 3.992, per un saldo negativo di 9.783 imprese: di fatto sono spariti oltre 167 negozi ogni 24 ore. Se il trend restasse invariato, a fine anno dovremmo registrare la scomparsa di quasi 60.000 imprese: ”una vera e propria ecatombe, con 200.000 addetti in meno”
L’emorragia di imprese del commercio sta inoltre causando una differente emergenza nel campo degli affitti commerciali. Secondo Anama- Confesercenti, i negozi sfitti per ‘assenza di imprese’ sono ormai 500mila con una conseguente perdita annua di 25 miliardi di euro in canoni non percepiti. Confesercenti si appresta a lanciare dopodomani l’iniziativa ‘’Liberaladomenica’’, mobilitazione e raccolta di firme per una proposta di legge contro le aperture domenicali e le ‘’eccessive’’ liberalizzazioni nel settore del commercio.

Draghi. Poca competitività e gelo sul mercato del credito
Secondo quanto detto ieri dal Governatore della BCE Mario Draghi nel suo intervento al Vertice europeo la crescita della produttività in Italia è pressoché ferma da oltre dieci anni collocando il nostro paese all’ultimo posto tra le principali economie europee.
Vanno meglio di noi Portogallo e Spagna, Austria, Germania e Francia. Gli stipendi italiani crescono invece meno di quelli di Spagna, Portogallo e Francia, ma un po’ più di quelli austriaci e tedeschi.
Preoccupantissimo invece il mercato del credito, che con una contrazione di circa il 3% ci mette meglio solo della Spagna, che accusa un crollo di quasi l’8%.

Vertice UE. La Merkel dà ragione a Monti
La cancelliera tedesca Angela Merkel non si è lasciata sfuggire quella che potrebbe essere l’ultima occasione di apprezzare Monti e ha detto di trovare “assolutamente giusto” che i paesi Ue che hanno il deficit sotto la barra del 3% rispetto al Pil, come oggi l’Italia, possano avere “un margine maggiore per gli investimenti pubblici, come previsto dal braccio preventivo del Patto di stabilità”.
La Cancelliera lo ha dichiarato al termine del vertice Ue in cui il presidente del Consiglio Mario Monti aveva insistito sulla possibilità di operare a favore di investimenti produttivi e finalizzati alla crescita in quei paesi che hanno una discreta stabilità della loro situazione di bilancio.

CGIA. Modello spagnolo per lo sblocco dei pagamenti alle imprese.
E’ l’esempio del governo spagnolo quello da seguire per sbloccare “una buona parte dei 70 miliardi di euro che le aziende italiane avanzano dallo Stato”. A dichiararlo è la Cgia di Mestre, che citando gli obiettivi raggiunti da Madrid dopo un’intesa con l’Ue nel 2012 ed i 27 miliardi di euro di pagamenti arretrati che sono stati effettuati in soli 5 mesi, auspica l’inserimento della medesimo  “trattativa, a latere degli aiuti ricevuti da Bruxelles, all’interno del Piano di riforme che ogni Paese europeo deve presentare entro aprile. Anche se i tempi sono ormai ridotti al lumicino, auspichiamo che Monti faccia altrettanto nel prossimo documento governativo, consentendo di smobilizzare una quota importante dei crediti che le nostre aziende vantano dallo Stato senza che questi importi vadano a peggiorare irrimediabilmente il rapporto debito-Pil”.

CGIA. Col passo di oggi 1900 anni per estinguere i debiti
Il segretario della Cgia dopo aver sottolineato che a soffrire di più sono soprattutto le microimprese ha proposto una amara riflessione sul fatto che nell’estate dell’anno scorso il governo ”ha fatto 4 decreti per i pagamenti della P.A.: due per la certificazione, uno per la compensazione e uno per gli anticipi”. Ma ”su 70 miliardi, a quasi un anno di scadenza, mancano 2-3 mesi, hanno pagato 3 milioni e quindi ci vorrebbero 1900 anni per pagare i loro debiti”.

Fitch. Giù le stime su Pil in USA e eurolandia
L’agenzia di rating Fitch ha abbassato le stime di crescita in eurozona e negli Stati Uniti. Nel suo Global economic Outlook la previsione per l’eurozona è infatti passata ad un calo del Pil rispettivamente a -0,5 per cento dal precedente -0,1 per cento per il 2013 e al +1 per cento dal +1,2 per cento.
A condurre a questa decisione le prospettive “particolarmente incerte” come spesso succede “nei momenti di svolta ciclica”.
Stesso trattamento per gli USA per cui Fitch stima un Pil all’1,9 per cento dal 2,3 per cento della precedente rilevazione. Nel 2014 dovrebbe invece rimanere stabile al 2,8 per cento. A pesare oltreoceano l’impatto della debole crescita nell’ultimo trimestre 2012 (0,1 per cento) e quello dei tagli alla difesa per 85 miliardi in vigore dal 1 marzo scorso, con una disoccupazione che negli Usa dovrebbe mantenersi sopra il 6,5 per cento.

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