Beppe Grillo, golpettino istituzionale. Marini, Pd allo sbando

ROMA –  Beppe Grillo è a Roma per partecipare alla manifestazione organizzata contro la rielezione di Giorgio Napolitano. Prima era stato presente alla conferenza stampa organizzata all’Altra Economia nello storico quartiere romano del Testaccio, assieme ai due presidenti Vito Crimi e Roberta Lombardi per spiegare le ragioni della protesta rispetto al risultato raggiunto ieri durante l’elezione del “nuovo” presidente della Repubblica, che lui stesso aveva definito un golpe.

Protesta, partecipata, tanto che la piazza è diventata incontenibile e Grillo è rimasto solo alcuni minuti. Sempre da S.S. Apostoli è poi partito un corte  degli attivisti del Movimento 5 Stelle diretto al Colosseo (IL VIDEO). Una “passeggiata” l’hanno definita i   i deputati e i senatori cinque stelle schierati in prima fila al coro di “Tutti a casa, tutti a casa”.

Comunque oggi i toni sono più cauti, tanto che il comico ha leggermente corretto la frase di ieri precisando che  intendeva golpettino istituzionale. Grillo risponde anche ai giornalisti alla conferenza, nessuno escluso questa volta, curiosi di mettere a fuoco le intenzioni politiche del Movimento 5 Stelle, e ribadisce il senso di responsabilità che lo ha spinto ieri sera a non presentarsi a Piazza Montecitorio, dove il clima era teso come la corda di un violino.
“Avevo paura che la mia presenza potesse favorire la violenza”, ha sottolineato. E poi: “Sono d’accordo con Rodotà, non faccio calate a Roma. Andiamo a Roma per incontrarci alla manifestazione, non siamo a Roma per parate o cose violente”.
Tuttavia, la delusione per ieri è palpabile: “Hanno rubato un anno di tempo”, dice Grillo e poi aggiunge: ” Siamo in una guerra con delle macerie più grandi di quelle del dopoguerra”. E ancora: “Siamo seduti su una polveriera: senza crescita ci sarà una sollevazione popolare. Sto calmando gli animi, dovreste ringraziarci tutti. Stiamo tenendo la calma. La gente ci parla dei fucili e noi stiamo calmando gli animi. In francia c’è Le Pen, in Grecia c’è Alba Dorata. Qui ci siamo noi, i grillini”.

Non mancano affondi su Pier Luigi  Bersani che Grillo ritiene essere uno dei responsabili dello sfacelo di questo paese: ” Bersani è venuto da noi solo per chiederci voti, per fare scouting, ci avesse chiesto di governare insieme ci avremmo pensato – ha aggiunto l’ex comico – potevamo cambiare insieme la legge elettorale, in mezza giornata, o eliminare i rimborsi elettorali. Il Parlamento deve operare, sono anni che non lo fa. Lo hanno ridotto ad un guscio vuoto – , ha aggiunto Grillo, invitando i parlamentari a lavorare nelle Commissioni e nelle Aule di Camera e Senato.  –  La forma di politica attraverso i partiti è finita. Noi la delega ce la prendiamo, la prima delega ce l’hai tu, come cittadino”. E poi Roberta Lombardi puntualizza che in caso ci fosse, come ipotizzano i media, un governo Amato Letta  “non ci sarà nessuno spazio per collaborare”. “Ed è sicuro anche che  se ci metteranno in un angolo, resteremo in un angolo – gli fa eco Grillo – ci metteremo all’opposizione e voteremo le cose giuste se sono nel nostro programma”.

Caos nel partito democratico

Ma la giornata di oggi è caratterizzata anche da un altro episodio che la dice lunga sulla situazione in cui verte il centro sinistra. Franco Marini lascia intendere il clima rovente in cui versa il Pd durante l’intervista a Lucia Annunziata su Raitre: “Sono ancora nel Pd. Adesso c’è il passaggio più difficile. Il Pd deve recuperare credibilità,
l’ha persa tutta. Non so come ci si possa sedere al fianco degli altri partiti e chiedersi  se si è in grado di mantenere gli impegni presi”. E ancora: “Sono stato vittima del mio partito allo sbando.  Ora – afferma l’ex presidente del Senato – serve un governo.  Un governo politico, del presidente di scopo ma un governo bisogna farlo e il Movimento 5 stelle oggi non ha una forza costruttiva”.

Parole forti che fanno capire quale terremoto si sta abbattendo sul più numeroso partito del centro sinistra dopo il tradimento dei 101 tiratori.
E già qualcuno ventila l’ipotesi di scissione. “Per il Pd  auspico una gestione unitaria – dice Rosy Bindi, la presidente dimissionaria – , possiamo evitare la scissione se ci sarà collegialità”. Intanto “si apre il confronto congressuale che deve essere gestito con collegialità. Nessuna corrente deve essere esclusa. Dobbiamo essere tutti intorno al tavolo. Il Pd deve fare sintesi delle sue culture”. E infine, sempre la Bindi: “A Bersani non rimprovero di aver interloquito con il Movimento 5 stelle, ma di aver insistito troppo”.
Ma non è tutto. Anche su un possibile governo capitanato da Enrico Letta la Bindi pone un veto: “Ho grande stima di Enrico Letta e credo che sarebbe molto capace, ma non è certo questo il momento. Non ci possiamo allontanare troppo da un governo del presidente, di scopo, che parta dal programma dei saggi, in cui i partiti facciano un passo indietro. Noi non abbiamo scelto la linea delle larghe intese e credo che sia una strada da non perseguire neanche adesso”.
E infine non mancano critiche sul recente tradimento: “Quei 101 franchi tiratori, giustamente definiti da Bersani “traditori”, non hanno la consapevolezza di cosa voglia dire fare i parlamentari – dice la Bindi -. Una delle responsabilità della segreteria è stata proprio questa: rinnovare una classe dirigente significa formarla, non fare solo un’operazione di immagine”.

 

Pd. Subito un congresso
Nel frattempo si moltiplicano le voci all’interno del Pd, che chiedono un congresso in tempi brevissimi. Inutile dire che molti credono che questa sia l’unica strada percorribile. E,  Matteo Orfini, renziao doc, pone l’accento sul nodo della questione: “Prima delle consultazioni dobbiamo fare subito una Direzione, già martedì, per decidere che cosa andare a dire a Napolitano sul futuro governo e chi dovrà andare a dirlo. Ci troviamo in una situazione imbarazzante: l’intera segreteria è dimissionaria, dobbiamo dare un mandato pieno a qualcuno per l’incontro con il capo dello Stato, altrimenti non saremo in grado di garantire il rispetto di quello che andremo a dire al Colle. Bisogna individuare – precisa Orfini- chi affiancherà i capigruppo al Quirinale e cercare qualcosa che ci porti fino al Congresso”.

 


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