Primo maggio di cortei nell’Europa dei Pigs. Da Madrid, Atene e Lisbona tanta la rabbia

LISBONA – Festa dei lavoratori, c’è chi non festeggia perché il lavoro non ce l’ha. E’ quanto sta accadendo in Portogallo, ma anche in Grecia e Spagna, i tre Paesi allo stremo dalla misure di austerity imposte dalla Troika. 78 miliardi gli aiuti chiesti da Lisbona in cambio di privatizzazione e snellimento dell’apparato statale.

Nell’ordine dei 100 miliardi, invece, gli aiuti ad Atene. La cui economia ed autonomia sono oramai un miraggio nel deserto che sei anni di crisi stanno seminando nel futuro ellenico. Mentre la Spagna, che ha ricevuto dalla Bce poco meno di 40 miliardi per ricapitalizzare gli istituti di credito, ha fatto registrare il dopo le proteste della piattaforma “En Pie!” coordinata dalla piattaforma 25s, ha di nuovo fatto registrare proteste in piazza. Va meglio in Irlanda, dove le buone performance stanno facendo lentamente abbassare le preoccupazioni sul paese del trifoglio. Da cui non si registrano grossi malumori.

Atene, Lisbona e Madrid in agitazione, quindi. In 13 mila sono scesi in piazza tra Atene e Salonicco. Una maxi mobilitazione coincisa con scioperi dei trasporti pubblici di treni, autobus e traghetti. Ma anche degli operai del comparto pubblico. I prossimi ad esser sforbiciati nella spending review dei conti pubblici greci. Proteste anche per tagli dello stipendio e per l’aumento della pressione fiscale. Alla manifestazione ha partecipato anche Alexis Tsipras, leader di Syriza, uno dei partiti della sinistra in opposizione: “L’economia non sarà rianimata dall’impero bancario fallito o da un sistema politico corrotto”, dice il leader Alexis Tsipras. “I lavoratori la faranno rivivere grazie alle loro lotte”.
Stessa Trama a Madrid. “Più democrazia, meno austerità ” era scritto sugli striscioni di Madrid, una delle 82 città spagnole dove i cortei hanno avuto più partecipazione. Almeno 100 mila secondo la stampa iberica si sono riversati nella piazze di tutta la Spagna per gridare la rabbia contro la recessione e la mancanza di lavoro. Al centro delle proteste gli immancabili inni contro Mariano Rajoy, l’uomo della provvidenza eletto per riportare la situazione alla normalità ma che ha di fatto, fin ora, tradito le attese. Una rabbia cavalcata anche dagli esponenti socialisti, presenti a Plaza Neptuno, la piazza simbolo delle manifestazioni di Madrid. Ma i cortei sono stati ovunque.
La troika torna nelle scene delle proteste in Portogallo: in più di 40 migliaia le persone scese in piazza. A Lisbona, davanti al ministero della Pubblica istruzione, sono scesi in campo a suon di tamburo, persino gli insegnanti. “Basta tagli alla pubblica istruzione. E’ necessario riconsiderare la centralità della scuola pubblica”. Parole dure anche dei sindacati: “L’austerità ha fallito. C’è un’altra strada da perseguire: quella della sensibilità sociale” sono state le parole di Carlos Silva, segretario generale della Ugt.

Nello scenario in cui l’economia dei due PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) ossia di quei Paesi chiamati dai giornalisti anglosassoni con l’acronimo dispregiativo di “maiali”, tarda a ravvivarsi. Lo si evince dagli indicatori economici più canonici: il Pil e la disoccupazione. In Spagna il Pil registra una contrazione del 2% su base annua. Poco meglio del Portogallo: una contrazione del prodotto interno lordo del 2,3%. Mentre la Grecia vedrà un calo del -4,2%. Mentre l’Irlanda avrà una crescita peggiore delle attese: +1% a confronto di un +2,5% inizialmente previsto ma difficilmente concretizzabile. Certamente meglio di quello del nostro “Belpaese”: -1% nella migliore delle ipotesi. Cifre che rispecchiano anche i tassi di disoccupazione, che di certo non esulano dalle leggi economiche, rispecchiando l’andamento di decrescita della ricchezza che un Paese produce su base annua: in Grecia (26,4% a dicembre 2012), Spagna (26,3%) e Portogallo (17,5%). Mentre la “I”, l’Irlanda, rischia seriamente di venire riassegnata al nostro Paese. Soprattutto se si considerano i dati dell’occupazione. Tra le note positive infatti, troviamo sicuramente l’Irlanda, che, rispetto a febbraio 2012, è riuscita a diminuire il proprio tasso di disoccupazione dello 0,9% in un anno (passando dal 15,1% di febbraio 2012 al 14,2% di febbraio 2013). Il nostro Paese, tanto per dare la percezione della situazione è lievemente peggiorata assestandosi sul’11,7%. E la gente, anche a Roma, sta iniziando a dare segnali di innervosimento sociale.

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