Governo. Berlusconi sì a fiducia, ma senza Imu. Il Pd verso il congresso

ROMA – Continua il tira e molla sulla tassa dell’Imu.  Silvio Berlusconi non vuole proprio arrendersi alle promesse fatte durante la campagna elettorale e la tassa sulla casa è diventata l’oggetto del ricatto che peserà sul governo guidato da Enrico Letta. Il neo premier, dal canto suo, sta predisponendo un decreto per il congelamento dell’Imu, che però non è affatto sufficiente per Berlusconi. 

“La fiducia del Pdl al governo è legata all’abrogazione dell’Imu”, ha sottolineato  il Cavaliere al Tg4. “È così, ma non per puntiglio: è cosa buona e giusta non pagare l’Imu a giugno, perchè produce negatività nelle famiglie che hanno incertezza sul loro futuro e consumano meno”. Al cavaliere si aggiungono le parole di Renato Brunetta che rincara la dose: “L’Imu va eliminata come abbiamo fatto con l’Ici nel 2008. Va ripensata complessivamente la tassazione sugli immobili”.

Sulla questione risponde direttamente il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato: “L’impegno che ha preso Letta è che la rata di giugno non si paga”, precisa. “Sono 2 miliardi  – ricorda il ministro – c’è un lavoro per recuperarli. Non è molto, il bilancio dello Stato è 800 miliardi”.
Insomma il problema rimane quello sul come recuperare i soldi senza l’odiata tassa. Stefano Fassina, viceministro dell’Economia, non ha dubbi e si rivolge direttamente all’Europa: “L’austerità ha fallito“, tuona il deputato Pd in un’intervista rilasciata a Repubblica. “Quindi l’Europa deve allentare il rigore e consentire per altri due anni che il deficit possa restare oltre la soglia del 3%”. “Se vogliamo uscire dal dramma di una recessione che diventa depressione, dobbiamo chiedere all’Europa una radicale correzione di rotta nella politica economica. L’austerita’ ha fallito, ora e’ il tempo di puntare sulla crescita e di marciare tutti nella stessa direzione”. E poi: “”Ci sono tutte le condizioni perche’ il 29 maggio la procedura per deficit eccessivo venga chiusa dall’Europa. Dopodiche’ valutiamo la sostenibilita‘ degli obiettivi indicati dal Def di Monti e che rispecchiano i vincoli europei”, afferma Fassina, secondo cui ”l’Italia puo’ andare a Bruxelles con una convergenza parlamentare amplissima, comprensiva anche di Sel e M5S, e chiedere un cambio di rotta”.

 
Anche il Movimento 5 Stelle è intervenuto sulla scottante questione della casa. Vito Crimi, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, in un’intervista rilasciata a SkyTg24 si è detto “tendenzialmente” favorevole ad un congelamento dell’Imu a giugno, purchè “sia  non un sì orizzontale, altrimenti favoriremmo chi ha casa e redditi elevati. Deve essere garantito a soglie di reddito basse, con un limite”.
Per Crimi “l’abrogazione non può essere fatta così com’è, ma deve essere comunque garantito che chi ha dei redditi elevati paghi le tasse, anche sulla prima casa”.
Insomma, non sarà così facile trovare una soluzione comune per il nuovo governo, anche perchè c’è da pensare alla Cassa Integrazione in deroga, che come ha avvertito  il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, potrebbe riflettersi direttamente sulla tenuta sociale del Paese. E, infine, c’è l’aumento dell’Iva dietro l’angolo.

Bersani: “Il Pd ha mancato l’obiettivo”
Nel frattempo in casa Pd c’è sempre maretta. Oggi Pier Luigi Berssani ha rilasciato un’intervista all’Unità, uscendo allo scoperto dopo le sue dimissioni. Sono parole critiche quelle che Bersani rivolge al suo stesso partito quando parla di un vero e proprio fallimento.
“Messi di fronte alla prima vera responsabilità nazionale da quando siamo nati, abbiamo mancato la prova”.  Il leader del partito democratico ha ricordato le drammatiche giornate dell’elezione del Presidente della Repubblica. “Siamo venuti meno a delle decisioni formali e collettive. In quel passaggio, nell’ inconsapevolezza di tanti di noi, è tramontata la possibilità di un governo di cambiamento”, ha assicurato.
“In questa vicenda sono emersi problemi che dobbiamo assolutamente affrontare. Primo: un deficit di autonomia, una nostra incomprensibile permeabilità, una difficoltà ad esercitare un ruolo di rappresentanza, di orientamento, di direzione. Secondo: l’incapacità di distinguere tra funzioni istituzionali, come è quella del Presidente della Repubblica, e funzioni politiche e di governo”; ha enumerato, infine “‘irrompere di rivalse, ritorsioni, protagonismi spiccioli». Ora bisogna decidere se , «vogliamo essere un soggetto politico o uno spazio politico dove ognuno esercita il proprio protagonismo”.

Bersani infine auspica che sue dimissioni possano in qualche modo aiutare il partito a risollevarsi da questa burrasca. Intanto, ricorda Bersani, “serve  un congresso vero, che sia svincolato dalla scelta di un candidato premier, visto che per la prima volta da quando esiste il Pd un presidente del Consiglio lo abbiamo. L’apertura del nuovo percorso sarà l’assemblea di sabato a Roma, che  deve dare un mandato pieno a qualcuno che dovrà condurci nella fase congressuale e intanto rappresentare il Pd di fronte al Paese. Una figura che goda di un largo consenso e che sia di garanzia per tutti”.

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