Renziani e destre uniti contro Epifani e Bersani. Guai parlare di governo del cambiamento

Non c’è pace nel Pd. Neppure godersi il successo delle elezioni per i sindaci, che tutto passa in secondo piano e si acutizza lo scontro fra le correnti, le aree, gli spifferi in vista del Congresso.

Ancora  devono essere scritte le regole ed già c’è chi prepara le barricate, avanza sospetti, costruisce come stanno facendo i “ renziani” comitati nei territori. Per far che? Intanto vengono  costituiti, poi si vedrà come Matteo Renzi  in ogni intervista ripete, come un disco rotto, “ Questa volta non mi fregano.”  Passa in secondo piano la drammatica situazione in cui si trova il nostro Paese. Ora non sono solo le piccole e medie imprese a pagare un prezzo molto alto alla crisi, ad una recessione sempre più incalzante.  Sono anche grandi aziende che minacciano chiusure, trasferimenti all’estero della produzione, richieste di cassa integrazione. Sul versante del governo si va avanti a fatica. Imu e Iva sono due problemi sui quali potrebbe infrangersi la fragile barca di cui è al timone Enrico Letta. Il Consiglio dei ministri sta discutendo il decreto “ del fare”. Una riunione  lunghissima con all’prdine del giorno le “ semplificazioni”.

“ Dire, fare, semplificare” lo slogan di Palazzo Chigi

“ Dire, fare, semplificare” e lo slogan lanciato da Palazzo  Chigi mentre dal Pdl arrivano segnali sempre più minacciosi. Berlusconi attende sentenze  che potrebbero provocare qualcosa di più di una fibrillazione. Anche se afferma che non ci sarà alcun riflesso sul governo, i suoi  i i nsuoi capoi truppa lasciano intendere scintille. Anche perché il cavaliere ha annunciato che li vuole far fuori tutti per sostituirli con mananger. Tutta una balla ma è un avvertimento: o siamo come un suol uomo quando arriveranno le sentenze oppure tutti a casa e si riparte da zero. E’ in questo quadro che chi ha ancora un minimo di senso della ragione  e non la mente obnubilata da personalismi che portano a vedere ovunque manovre, giochi oscuri si deve porre una domanda: se il Pdl stacca la spina o se pretende che sia Berlusconi a dettare le iniziative del governo , se vi fosse una crisi della “ larghe intese” che si dovrebbe fare? Andare a nuove elezioni, magari con il porcellum, oppure il Capo dello Stato.come nelle sue prerogative, dovrebbe aprire una consultazione per verificare se esiste la possibilità  di dar vita ad un nuovo governo.

In caso di crisi di governo  non è obbligatorio tornare a votare

Una persona normale non avrebbe dubbi:  verificare la possibilità di formare un nuovo governo. Invece no. Accade così che Pier Luigi Bersani, in una intervista al Corriere della Sera afferma:”Io appoggio Letta, ma la mia idea resta realistica. Stavolta, se Berlusconi stacca la spina, non si va automaticamente a votare”.  E la sua idea guarda caso è quella che al Paese serve un “ governo del cambiamento”. Arriva anche Guglielmo Epifani. Il segretario del Pd, intervistato nel corso del Forum dei progressisti che si svolge a Parigi con la presenza dei partirti socialisti e socialdemocratici afferma: “ Non è detto  che alla fine di un governo corrisponda la fine della legislatura”. Ha sottolineato – riferiscono le agenzie di stampa-che non si tratta di “una minaccia”, ma di “una constatazione rispetto a quello che resta l’obiettivo di continuare a fare le cose bene per il paese”. .Apriti cielo, chiuditi terra . Parlare di “ governo del cambiamento”  diventa quasi un delitto. E quasi un delitto sono anche le parole sempre di Bersani: “ Non saremo noi  a staccare la spina al governo Letta”. Si scatenano i renziani  in sintonia con un gruppo di esponenti di primo oiano del Pdl.  L’accusa che viene fatta  riguarda la crisi del movimento Cinque Stelle. Con la possibilità, tutta ipotetica, di formare  eventualmente,una maggioranza con il gruppo che potrebbe nascere. Da una eventuale scissione di M5S “Balenare nuovamente un governo del cambiamento con i transfughi 5 stelle è una ipotesi dell’irrealtà”, dicono Andrea Marcucci, Isabella De Monte, Mauro Del Barba, Nadia Ginetti e Laura Cantini, tutti vicini al sindaco di Firenze. “E comunque – continuano – è una bordata strumentale contro chi a parole si vuole difendere, ovvero Enrico Letta”.  E poi passano di nuovo all’attacco sulle regole del Congresso e chiedono  primarie aperte – come vuole Renzi e non  dei soli iscritti. “Il Pd che serve al Paese- dicono- non cambia le regole per contrastare Matteo Renzi”.  E trovano l’alleanza  di 80 esponenti vicini a Fioroni , vecchia Dc guarda caso,che scrivono a Epifani: “Vogliamo un congresso di due giorni, sabato e domenica, con i gazebo aperti anche di notte”. . Forse per discutere di politica ci vogliono più di due giorni. Ma a loro interessa solo la candidatura a presidente e a segretario.

I prodiani. Se puoi fare un altro topo di governo è bene pensarci 

Da destra arrivano Cicchitto, Gasparri, Carfagna i quali scoprono che il Pd ha sempre pensato al “governo del cambiamento”, qualcuno parla di  “ governo rosso”. Positiva invece la reazione dei “prodiani”. Afferma  Sandra Zampa: “Nel caso in cui  avvenisse che al Senato abbiamo i voti per fare un governo diverso, bisogna che il Pd si fermi e si interroghi. Se hai la possibilità di fare un altro tipo di governo, senza trovarti continuamente ricattato con l’Imu, devi pensarci”.

 

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