L’allarme di Cgil, Cisl e Uil. Ma dov’è il governo? LE FOTO

ROMA – Son tornati. Eccome se son tornati, più numerosi che mai, i tre maggiori sindacati nazionali Cgil, Cisl e Uil sono scesi di nuovo insieme in piazza dopo anni vissuti tra contrasti e accordi separati. Una manifestazione riuscita, acclamata dagli stessi lavoratori, che dopo il lungo e colorato corteo sfilato tra le strade di Roma si sono trovati a Piazza San Giovanni per chiedere che lavoro e occupazione tornino al centro dell’agenda politica del governo.

Insomma un successo di partecipazione che “va oltre ogni previsione”, al di là dei numeri ottimistici diffusi sia da organizzatori, sia dalla Prefettura che tenta sempre di minimizzare sulle presenze.
Ad ogni modo il vero protagonista di questo evento storico è il lavoro. Chi ce l’ha e non riesce ad arrivare a fine mese, e soprattutto chi non ce l’ha e ha perso le speranze. In entrambi i casi l’incertezza gioca un ruolo drammaticamente presente.

Per questo Susanna Camusso, segretario della Cgil, ha tenuto precisare più volte rivolgendosi all’attuale Esecutivo che “bisogna cambiare passo”. Anzi, “quanto fatto in questi ultimi mesi non è affatto sufficiente”. “Inaudito – dice Camusso –  che gli esodati stiano ancora aspettando quello che è un loro diritto”. “Il Governo deve avere il  coraggio di decidere ora e non tra qualche mese”,ha tuonato Susanna Camusso,  stanca, come ieri aveva ribadito, dei tanti annunci del governo che non hanno portato finora da nessuna parte.

 Anche l leader della Uil, Luigi Angeletti è sulla stessa sintonia: “Ci prendono in giro, non basta un decretino per l’occupazione giovanile o una semplice aggiustatina alla riforma del mercato del lavoro. Servono invece interventi che rendano contratti a tempo indeterminato meno costosi di quelli flessibili”. E poi: “Chi staccherà la spina al Governo – ha ribadito – saranno i cortei dei cassintegrati di questo paese che rischia di tornare indietro di 50 anni per tornare un paese di emigranti senza futuro, senza lavoro. Siamo sulla stessa barca, ma non sulla stessa barca di quelli che si mettono la mano sul cuore e
portano i capitali all’estero”.
Senza troppi giri di parole anche l’intervento del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni che ha così esordito: “Il Paese perisce e la classe dirigente si perde in chiacchiere”. “Siamo qui in piazza – ha aggiunto Bonanni – per ricordare i propri doveri alla classe dirigente e non per contrapporre”. Non sono mancate le frecciatine al neo premier: “Letta deve avere coraggio e mettere all’ordine del giorno l’unica questione che a noi interessa, perchè da questa dipende l’occupazione e il benessere delle famiglie: troppe tasse, esorbitanti, per mantenere in piedi un presepe sempre uguale a se stesso. Il governo deve tagliare le tasse”.

Insomma di carne al fuoco ce n’è tanta ed è sempre la stessa che continua a bruciare sopra il fuoco dell’indifferenza, ormai da troppo tempo. “Inaudito che anche gli esodati stiano ancora aspettando quello che è un loro diritto”. ha detto sempre la Camusso, che rivolgendosi al ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha aggiunto di sperare si sia sbagliato quando ha detto che di esodati si discuterà a settembre”.
Insomma l’allarme dei sindacati che oggi dopo anni si sono ritrovati assieme legati da un comune denominatore frutto anche dell’esasperazione, è chiaro: non si può più aspettare. Il governo Monti ieri, che ha aggravato la condizione sociale del paese, e quello Letta di oggi che non va oltre agli annunci  hanno una grossa responsabilità su questa situazione di stallo in cui siamo precipitati. E, inutile nasconderlo, ne va del futuro del Paese in termini molto più drammatici di quello che possiamo immaginare o delle nere aspettative che l’Europa vuole farci credere.
Insomma, prima di giungere al cosiddetto punto di non ritorno dobbiamo dare quella svolta energica, ragione per cui i sindacati sono qui a lanciare un allarme che non deve essere sottovalutato e che deve influire su politiche attive per il lavoro e non agire con cure palliative dalla breve durata.
Equità, uguaglianza e redistribuzione del reddito. Insomma, stiamo ancora aspettando la tanto decantata giustizia sociale. E di certo con questo governo “minestrone” l’obiettivo è quasi impossibile.

LE FOTO DI LUCIANO DI MEO

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