ROMA – A tre giorni dal Consiglio dei Ministri che ha approvato il decreto legge “l’istruzione riparte”, in questi giorni riparte veramente l’anno scolastico. Gli studenti tornano nelle scuole, le stesse che hanno lasciato a Giugno: pericolanti e chiuse al pomeriggio, senza fondi e con difficoltà strutturali che ogni anno peggiorano.
Il decreto approvato lunedì è il primo provvedimento dopo anni che investe e non taglia risorse. Anche se aspettiamo di vedere da dove verranno presi i soldi, di questo segnale bisogna prendere atto. Certo è che nella situazione disastrosa in cui la scuola si trova non può essere uno scoglio ad arginare il mare. Questo decreto, purtroppo, rappresenta poco se confrontato ad anni di tagli e con i problemi che affliggono l’istruzione italiana.
Per il primo giorno di scuola, eravamo davanti alle nostre scuole, per raccogliere sulle nostre lavagnette proposte ed idee, per distribuire la carta dei nostri diritti (lo statuto degli studenti e delle studentesse) perché crediamo che da questo debba ripartire la scuola: idee e diritti. Il nostro slogan è “scrivi scuola, leggi futuro” perché siamo convinti che solo investendo sulla scuola si possa immaginare un futuro migliore. Quello che ci aspettiamo è che questo sia solo un punto di partenza. Se c’è la volontà di investire nel diritto allo studio, chiediamo che lo si faccia a partire da una legge nazionale per garantire finalmente a tutti gli studenti, di tutte le regioni, dei livelli essenziali di diritto allo studio.
Abbiamo già presentato al Ministero una proposta su questo, purtroppo abbandonata in qualche cassetto. Se c’è la volontà di migliorare la scuola e la didattica lo si faccia ripensando la struttura dei cicli, nella direzione di un biennio unitario e di maggiore flessibilità dei corsi di studio. Si ripensi la valutazione, immaginando un sistema inclusivo, che recuperi le carenze e non che punisca le difficoltà, magari partendo dall’abolizione delle rimandature a settembre, inutili e costose, figlie di un’ idea di scuola degli anni ’50. Se questo provvedimento resta senza seguito sarà una goccia nell’oceano, e i problemi resteranno sostanzialmente intatti. Apprezziamo il segnale, dopo tanti anni di silenzio, ma non ci basta. Adesso si abbia il coraggio di mettere davvero la scuola al centro delle politiche statali, investendo e ascoltando le idee degli studenti, senza paura. Noi stiamo scrivendo la nostra idea di scuola. Vogliamo poter leggere futuro. L’11 Ottobre saremo in piazza proprio per questo.