Papa, viviamo una crisi ecologica, educativa, morale che riguarda il mondo intero

 

CAGLIARI – «Ogni epoca della storia porta in sè elementi critici, ma almeno negli ultimi quattro secoli non si sono viste così scosse le certezze fondamentali che costituiscono la vita degli esseri umani come nella nostra epoca».

È impietosa l’analisi di Papa Francesco nel discorso al mondo universitario, tenuto questo pomeriggio a Cagliari. «Penso – ha elencato il Papa – al deterioramento dell’ambiente, agli squilibri sociali, alla terribile potenza delle armi, al sistema economico-finanziario, allo sviluppo e al peso dei mezzi di informazione, di comunicazione, di trasporto».  Viviamo, ha osservato Bergoglio, «una crisi economico-finanziaria, ma anche ecologica, educativa, morale. È una crisi che riguarda il presente e il futuro storico, esistenziale dell’uomo in questa nostra civiltà occidentale, e che finisce poi per interessare il mondo intero». 

Per il Papa è in atto «un cambiamento che riguarda il modo stesso in cui l’umanità porta avanti la sua esistenza nel mondo». Un situazione che può spingere allo scoraggiamento, come accadde ai due discepoli di Emmaus, che portavano «nel cuore la sofferenza e il disorientamento per la morte di Gesù, delusi per come sono andate a finire le cose». «Un sentimento analogo lo ritroviamo anche nella nostra situazione attuale» dove regnano «la delusione, la disillusione, la rassegnazione».

 

Secondo Francesco, «di fronte alla crisi ci può essere la rassegnazione, il pessimismo verso ogni possibilità di efficace intervento». In un certo senso, ha rilevato, è un ‘chiamarsi fuori« dalla stessa dinamica dell’attuale tornante storico, denunciandone gli aspetti più negativi con una mentalità simile a quel movimento spirituale e teologico del II secolo dopo Cristo che viene chiamato ‘apocalittico». 

Papa Bergoglio ha definito però una «tentazione» il pensare «in chiave apocalittica», perchè «una concezione pessimistica della libertà umana e dei processi storici porta a una sorta di paralisi dell’intelligenza e della volontà». «La disillusione – ha detto – porta anche ad una sorta di fuga, a ricercare ‘isole» o momenti di tregua. È qualcosa di simile all’atteggiamento di Pilato, il ‘lavarsi le manì«. Un atteggiamento che appare »pragmatico«, ma che »di fatto ignora il grido di giustizia, di umanità e di responsabilità sociale e porta all’individualismo, all’ipocrisia, se non ad una sorta di cinismo«. »Questa – ha scandito Francesco – è la tentazione che noi abbiamo davanti se andiamo per questa strada della disillusione o della delusione«.  A questo punto il Papa si è chiesto: »c’è una via da percorrere in questa nostra situazione? Dobbiamo rassegnarci? Dobbiamo lasciarci oscurare la speranza? Dobbiamo fuggire dalla realtà? Dobbiamo ‘lavarci le manì e chiuderci in noi stessi? Penso non solo che ci sia una strada da percorrere, ma che il momento storico che viviamo ci spinga a cercare e trovare vie di speranza, che aprano orizzonti nuovi alla nostra societa«’. »E qui – ha concluso – è prezioso il ruolo dell’Università: l’Università come luogo di elaborazione e trasmissione del sapere, di formazione alla ‘sapienzà nel senso più profondo del termine, di educazione integrale della persona«. 

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