Napolitano. Crisi legata a un filo, riunito Cdm

ROMA – Questa è, con tutta probabilità, la giornata più difficile per il premier Letta da quando ha giurato davanti a Napolitano. Una giornata fatta di voci, indiscrezioni e appuntamenti che si susseguono. Si fa di tutto per evitare una crisi che aleggia nell’aria, ma che per qualche strana ragione ancora non si concretizza.

Enrico Letta, appena sbarcato dagli Usa, incontra Dario Franceschini, il quale parlerà poi con i ministri Pd. Il messaggio passato a tutti i leader dal presidente del Consiglio è stato quello di un chiarimento rapido, “senza se e senza ma e senza alcuna reticenza”. Insomma si vuole andare al nocciolo della questione.

A pranzo con il vice Alfano il premier prova a decifrare le reali intenzioni di Silvio Berlusconi, ma anche il livello delle divisioni interne al Pdl. Poco dopo incontra anche il segretario del Pd Guglielmo Epifani il quale preme per una verifica della maggioranza e afferma “il Pdl ha tradito l’Italia”. Il colloquio col Capo dello Stato arriva alle 18, ma non filtra nulla. Al termine, alle 19.30, il Consiglio dei ministri per approvare il decreto per lo slittamento dell’Iva. Ma anche per avviare un primo confronto diretto con i ministri Pdl.

Un incontro breve, quello con il segretario Pd. Dopo un quarto d’ora, infatti, Epifani lascia Palazzo Chigi, in contemporanea con Alfano che, accompagnato dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, va a Palazzo Grazioli. Lì ci sono anche i capigruppo del Senato e della Camera, Renato Schifani e Renato Brunetta. La riunione del Pdl dura tre ore, Berlusconi deve ripartire per Milano alle 19.

Infine arriva anche la notizia che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomani ha annullato la visita a Bruxelles prevista per lunedì prossimo; avrebbe dovuto incontrare il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy e il commissario Ue responsabile per il mercato unico Michel Barnier.

La compattezza sulle dimissioni di massa dei parlamentari Pdl sembra scricchiolare. Giovanardi spiega di non condividere la scelta delle dimissioni e afferma: “Forza Italia non è il mio partito io voglio restare nel Pdl”. 

Ma la notizia più interessante per le sorti del governo la fornisce Fabrizio Cicchitto: “Nessun ministro del Pdl lascerà il governo”, afferma con perentoria certezza. Mentre Bondi nel pomeriggio aveva ammonito: “Prolungare l’agonia di questo governo e di questa legislatura non giova a nessuno tantomeno all’Italia. Questo Napolitano lo sa bene”. A questo punto comincia ad essere davvero incomprensibile la mossa delle minacciate dimissioni, non solo dal punto di vista istituzionale, ma soprattutto politico.

A questo punto viene davvero da chiedersi se Berlusconi voglia davvero staccare la spina al governo Letta e rinunciare alla sua “golden share” sull’esecutivo? Lo scopriremo molto presto. 

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