Cuperlo a Renzi: “La Segreteria del Pd non può essere un secondo lavoro”

Fissate le percentuali arrivate dai Congressi del partito: il Sindaco di Firenze è al 45,34% e il Candidato della sinistra è al 39,44%

 

ROMA – La Convenzione nazionale del Pd, non poteva essere aperta che da una riflessione su quanto, nella giornata di sabato aveva detto il leader di un  centrodestra diviso in almeno tre anime, Silvio Berlusconi. Nel suo discorso in avvio dei lavori, il segretario del Pd Epifani ha voluto restituire all’ex Presidente del Consiglio, pan per focaccia, precisando, se ci fosse ancora il bisogno di farlo, la posizione del Pd, nel merito dell’incandidabilità dello stesso Berlusconi: “Il 27 novembre ci troveremo, secondo sentenza e secondo la legge, a fare una scelta a favore della decadenza di Silvio Berlusconi”. E’ stato “incomprensibile- ha detto ancora l’ex segretario generale della Cgil-  sulla questione della grazia, definendo le parole del Cavaliere “sgangherate e irricevibili. Io dico qui con la sobrietà e la misura che abbiamo tenuto, che Berlusconi non ha né la forza né la ragione in questa vicenda e che finirà per fare male a lui e al Paese. Noi non abbiamo mai pensato a colpire l’avversario politico ma che fosse difeso il principio secondo cui la legge è uguale per tutti”. 

 

E, naturalmente, Epifani, non poteva non entrare nel merito delle questioni tutte interne al Pd: “Abbiamo avuto dei problemi non tanto nella crescita del tesseramento quanto sui tempi ed i modi in cui è avvenuto: chiedo ai candidati segretari di assumere un impegno per il futuro, perché non basta solo notare quello che non va, ma bisogna proporsi di affrontare il tema”. Dunque ad ormai pochi giorni dalle Primarie, il dibattito si fa più che acceso nel partito. Va detto che nella Convezione Nazionale del Pd, tutti hanno avuto diritto di parola, anche l’ultimo della lista dei candidati (il quarto ndr), Gianni Pittella che non potrà neppure correre alle Primarie, visto che solo in tre su quattro potranno  confrontarsi nella consultazione popolare dell’8 di dicembre. Un esercizio di democrazia, che nulla ha a che vedere con le convention della rinata Forza Italia, dove l’unico ad aver diritto di parola e scelta è Silvio Berlusconi, che nell’assoluta ‘osservanza’ dei suoi discepoli chiama anche la piazza, in una logica decisamente poco democratica, visto che i suoi attacchi hanno avuto come obiettivi, oltre che il Pd, anche la magistratura e la Presidenza della Repubblica. 

 

Ad aprire i lavori un messaggio inviato dal Presidente del Consiglio Enrico Letta, atto ufficiale che ha dato il via alla kermesse democratica. Ma partiamo innanzitutto dalle parole del Candidato favorito alla segreteria, a meno di clamorose smentite. Per ribadire la sua attenzione al mondo delle nuove tecnologie di comunicazione, Renzi ha legato alla rete il primo passaggio del suo intervento, rivolto soprattutto a quello che è accaduto nei Congressi del partito: “Venendo qua -ha detto il Sindaco di Firenze- leggevo su Twitter i messaggi dei delegati e c’era anche un po’ di apprensione per questa riunione. Se noi vediamo i giornali, il Pd è lo zimbello della comunicazione, ci considerate come quelli con cui è facile prendersela. Addirittura si passano le settimane a dire che su 7200 circoli, in alcuni casi ci sono state vicende discutibili, ma si ignora un fatto che è politico, e cioè che nell’Italia del 2013 a restituire la dignità alla democrazia, siamo rimasti solo noi”. Poi, però Renzi si cosparge la testa di cenere: ”Ci siamo fatti dettare l’agenda dalla destra, ci siamo limitati a rincorrerli impauriti. Ora basta, ora tocca a noi”. Il Sindaco ha fatto poi un ragionamento su quanto è avvenuto nei Circoli del Pd, che tanto hanno dato, in termini di partecipazione, ma anche di polemiche e divisioni: “Questo giro è capitato a me di essere in testa e vedremo cosa succederà l’8 dicembre. Questo significa che questo partito è veramente libero e scalabile da chiunque. Se ce la faccio io, ce la può fare chiunque, in modo libero, anche un po’ arzigogolato come stiamo facendo noi”.  

 

Ma Renzi, vista l’attuale situazione politica, non poteva dire la sua su come l’Italia dovrà recarsi al voto alle prossime elezioni: “Se diventerò segretario del Pd, chieder di portare alla Camera la legge elettorale. Basta con l’assurdo giochino del Senato”. E fissa tre paletti: “Chi vince, vince. Chi vince, governa. Perché in Germania sono due mesi che stanno lì a cercare di fare il governo. Poi, chi vince governa cinque anni e non è possibile che dal giorno dopo si lavori per mandarlo a casa”. Renzi, infine, non ha mancato l’occasione di ‘provocare’ il Governo: “E’ il momento di dire con forza che il governo” che finora ha usato la “nostra pazienza”, ora “usi le nostre idee, per essere finalmente efficace, altrimenti le larghe intese diventano un passatempo per superare il semestre europeo”. Ma se Renzi, in ordine di importanza, almeno nel risultato dei Congressi è da registrare al primo posto, ad aprire la Convention del Pd è stato il Candidato arrivato terzo, ovvero Pippo Civati: “A Renzi e Cuperlo io dico che ora bisogna passare all’azione. Che fatta la legge elettorale, si può tornare al voto. Di là sono spaccati, noi siamo invincibili. E non per votare le persone, ma per fare le cose”, dice Civati. Rivolgendosi poi a Prodi, dice: “La mattina del 9 dicembre la prima cosa che dobbiamo fare è andare da lui e chiedergli di iscriversi al Pd”. E se Renzi è ormai sembrato convinto, di aver in pugno la leadership del partito, Cuperlo non getta ancora la spugna ed il suo intervento lo ha aperto su temi che fanno certamente breccia nella pancia dei democratici, soprattutto quelli di sinistra: “Se tra noi c’è chi pensa che la via, dopo vent’anni, sia privatizzare le ferrovie e la Rai, prelevare 4 miliardi alle pensioni lorde sopra i 3.500 euro, avere un contratto unico e abolire l’articolo 18, tenersi la riforma Fornero al netto degli esodati, sposare la flessibilità e col sindaco d’Italia passare da un regime parlamentare a una Repubblica presidenziale, è giusto che lo dica. Ma è giusto dire, e io mi sento di dirlo qui, che quel disegno, quella visione, sono radicalmente sbagliati. 

 

Cambiare tutto sì: questa è la sfida. Ma devi dire dove lo vuoi portare questo Paese e questo partito. Serve un partito” ma un partito che “non sarà mai solamente un comitato elettorale.  Noi -aggiunge- siamo la sinistra, non il volto buono della destra”. Ma Renzi ha fiutato l’attacco, e non ha perso occasione per replicare: “Ha ragione Cuperlo a dire che non siamo il volto buono della destra, ma non dobbiamo essere più il volto peggiore della sinistra, come è accaduto in questi anni, quella che non ha fatto il conflitto d’interessi e che ha mandato a casa Prodi”. Cuperlo però ha replicato al vetriolo: “Quando ci si assume questa responsabilità (ovvero quella di guidare il Pd),  non lo puoi fare mentre ti candidi a qualcos’altro. Se ti proponi di cambiare tutto – continua Cuperlo – nel centrosinistra e nel tuo Paese, non lo fai come secondo lavoro. Non solo perché viene male, ma perché non è giusto”. Secondo Cuperlo, in questo momento che la destra si è spaccata, il “governo adesso non ha più alibi. E deve scuotere l’albero perché i frutti cadano a terra. Ora”. Ma l’attacco del candidato della componente di sinistra a Renzi non si arresta: “Chiedo: c’è una sola ragione per cui dovremmo aspettare il 9 di dicembre? Visto che il tempo è scaduto. E che a noi, tutti noi, tocca riprendere per i capelli quanti semplicemente non ce la fanno più e stanno precipitando”. Ed infine non poteva mancare una battuta al vetriolo anche sul tesseramento “Se a un partito togli gli iscritti è come levare le gambe al tavolo. Semplicemente non è più un partito. E nasce un’altra cosa, che non per forza sarà migliore. Il punto è che inventarsi un nome o un simbolo tutto sommato è più facile. Invece i militanti non li inventi. Si formano nel tempo. E sono con te, a dispetto di tutto, fino a quando ci credono” e come Renzi, Cuperlo non può fare a meno di affrontare lo spinoso tema della riforma elettorale: “Chi guiderà il Pd, dal giorno dopo, dovrà far decollare l’aereo. Costruire l’alternativa di contenuti e riforme senza le quali l’Italia non ce la farà. Le riforme, senza le quali noi non siamo. A partire da una legge elettorale che cancelli la vergogna di quella attuale. E poi battere illegalità, evasione, burocrazia. Riscrivere tempi e regole della giustizia”. Davanti alla platea Democratica, onore delle armi anche per il quarto candidato, Gianni Pittella, che non avrà spazio alle Primarie e che annuncia la sua partnership con il Sindaco di Firenze: “Abbiamo deciso di aprire a Renzi, a condizione che ci dia risposte politiche alle questioni che abbiamo avanzato con la nostra mozione, a partire da Sud, Pse e partito federale. Attendiamo risposte”, dice l’eurodeputato che commenta soddisfatto il suo risultato: “Io sono felicissimo perché ho smentito le previsioni di chi, a cominciare dai giornalisti, mi dava all’1 o al 2 per cento, visto che alla fine ho fatto quasi il sei…”  Infine i numeri dei Congressi del partito. I dati ufficiali che sono arrivati dai Circoli, parlano di settemila e duecento strutture che hanno preso parte con singoli Congressi e di 296.645 votanti, “pari al 55 per cento degli iscritti, un evento unico nel panorama politico italiano”. Quanto ai numeri finali si legge un Matteo Renzi al 45,34%, Gianni Cuperlo al 39,44, Pippo Civati al 9,43 e Gianni Pittella al 5,80. Ora, però, questi numeri che danno in testa in Sindaco di Firenze, dovranno essere confermati dalle Primarie dell’8 di dicembre.

 

 

 

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