Giappone. Terremoto di magnitudo 8,9 sconvolge il Giappone. Allarme nucleare a Fukushima

22.45: ALLARME A FUKUSHIMA – La centrale nucleare di Fukushima, dove il sisma ha provocato gravi problemi al sistema di raffreddamento dei reattori, potrebbe rilasciare dei vapori radioattivi. È quanto riporta l’agenzia Kyodo. Nelle ore scorse il governo giapponese ha ordinato l’evacuazione di 3mila persone che vivono nella zona prossima alla centrale. Con la pressione all’interno del reattore dell’impianto numero uno della centrale di Fukushima aumentata 1,5 volte i livelli considerati normali, secondo quanto reso noto dall’agenzia per la sicurezza nucleare giapponese, è necessario, per far diminuire appunto la pressione, rilasciare leggermente dei vapori. Secondo l’agenzia gli elementi radioattivi presenti nei vapori non avranno effetti sull’ambiente o sulla salute delle persone. Domani il premier Naoto Kan visiterà l’impianto nucleare durante il suo tour nelle zone più colpite dal sisma. Intanto le misurazioni di energia nucleare nei dintorni di Fukushima risultano otto volte superiori alla normalità

19.20: RISCHIO NUCLEARE – Oltre a causare almeno decine di morti e uno tsunami con onde alte fino a dieci metri, il terremoto di magnitudo 8,9 che stamattina ha colpito il Giappone sta creando apprensione per gli effetti sulle centrali nucleari del paese. Intanto una nave con a bordo 100 persone è stata travolta dallo tsunami che ha colpito il nord est del Paese. L’agenzia atomica internazionale dell’Onu, Aiea, ha annunciato che le quattro centrali nucleari giapponesi più vicine all’epicentro sono state bloccate con successo e si stanno ora raccogliendo informazioni su quali Paesi e strutture nucleari possano essere a rischio per lo tsunami scatenato dal sisma. Ma il governo giapponese ha dichiarato lo stato di emergenza per la centrale nucleare di Onagawa nella prefettura di Miyagi e ha fatto anche sapere che il processo di raffreddamento di uno dei reattori non sta procedendo come previsto, dopo che un inizio di incendio era stato segnalato in un edificio che ospita una turbina nella stessa centrale.

19.15: Sono stati invitati ad evacuare la zona intorno ad una centrale nucleare, nella prefettura di Fukushima (nord-est), circa 2000 abitanti, poco dopo il forte terremoto che ha colpito il Giappone oggi. Lo hanno riferito le autorità locali. Dovranno lasciare d’urgenza le loro abitazioni nel raggio di due chilometri dalla centrale nucleare alle porte delle città di Okuba e Futaba, a causa dei problemi di raffreddamento a un reattore. In altri termini, riferisce la tv nipponica, il livello dell’acqua è in forte calo e potrebbe causa la fuga di gas radioattivi.

18.45: Dopo il terremoto in Giappone, il Messico è in attesa di onde alte tra mezzo metro e un metro negli Stati che si affacciano sul Pacifico: lo affermano le autorità, precisando che l’impatto del maremoto nel paese dovrebbe essere «moderato». Il ministero della Marina di Città del Messico ritiene che i problemi per la navigazione nelle acque del Pacifico davanti alle coste del paese non dovrebbero essere eccessivi. Contrariamente a quanto detto dalla Marina, diversi esperti ritengono che le onde provenienti dal Giappone saranno invece ben più alte, pari cioè fino ai due metri in alcuni punti della costa. Media locali hanno d’altro lato reso noto che diversi porti del paese, per esempio quelli di Sinaloa (nord) e del Chiapas (sud), hanno fermato del tutto le loro attività, in attesa della mareggiata.

18.42: Un rumore «fortissimo» e poi la terra che trema «per un tempo infinitamente lungo». Umberto Donati, direttore dell’Istituto italiano di cultura a Tokio descrive così «gli attimi di tanta paura» provati durante la scossa di terremoto. Donati, anche direttore della fondazione Italia-Giappone, vive a Tokyo da quattro anni. «Di scosse di terremoto ne ho vissute tante – racconta all’ANSA – ma questa è stata molto più brutta, abbiamo avuto molta più paura». Al momento, le strade della città «sono intasate». Anche i giapponesi, dice Donati, «questa volta hanno avuto paura anche se non ho visto situazioni di panico». «Le esercitazioni che qui fanno fin da quando sono piccoli servono davvero – aggiunge – ho visto bambini che sapevano perfettamente cosa fare». Questa notte la sede dell’Istituto italiano di cultura ospiterà dipendenti e docenti che non possono raggiungere le loro case, visto che la situazione trasporti sta subendo pesanti disagi. «Per fortuna non ho visto strutture danneggiate, solo in un palazzo dei primi del Novecento il tetto è parzialmente crollato – conclude -; ora sembra essere ritornata la calma e noi per primi proviamo ad essere fiduciosi. Per domani avevamo in programma un concerto in prima assoluta, lo Stabat mater. Abbiamo intenzione di rispettare l’appuntamento e, così, di andare avanti, nonostante tutto».

18.40: – «Le strade di Tokyo che normalmente brulicano di persone hanno oggi un aspetto spettrale. Chi ha potuto, nonostante i mezzi di trasporto bloccati, è tornato a casa, gli altri hanno raggiunto i punti di raccolta e assistenza». «Il terremoto – racconta Rosa Caroli, docente di letteratura Giapponese a Cà Foscari(Venezia), a Tokyo per ricerca, raggiunta al telefono dall’ANSA – ha colto la popolazione alle tre del pomeriggio, quando tutti sono fuori casa. I palazzi hanno vacillato e le onde del terremoto si sono susseguite incalzanti». «Il sisma, anche in città, è stato di una violenza inaudita – dice – tanto da sconvolgere anche la tradizionale calma giapponese: in strada dopo la prima scossa, la più forte, i fumatori si sono tutti accesi una sigaretta violando il divieto di fumo che vige in città». «Si sono sentite urla, la gente è fuggita, ed anche questo – sottolinea Rosa Caroli – qui non è normale». «L’università di Tokyo, Waseda – aggiunge – ha allestito nell’aula magna, l’Okuma Hall, un edificio gigantesco al centro delle facoltà, un punto di raccolta, per studenti e non, dove in molti passeranno la notte. Sono subito comparsi banchetti con coperte e cibo per dare assistenza ai tanti che non hanno potuto tornare nei quartieri periferici, troppo lontani da raggiungere a piedi». «Anche gli alberghi del centro hanno offerto ospitalità ai cittadini in difficoltà- prosegue – anche perchè subito dopo il terremoto la giornata soleggiata è diventata grigia e gelida».

17.21: Lo tsunami generato dal terremoto del Giappone viaggerà inesorabile per ore attraverso l’Oceano Pacifico, fino a raggiungere in nottata le coste del Sud America, dal Cile alla Colombia. L’Agenzia americana per gli Oceani e l’Atmosfera (Noaa), che continua a controllare minuto per minuto l’andamento dello tsunami, ha immediatamente avvertito che era stato generato uno tsunami «in grado di causare danni esteri». L’allarme che viene lanciato a mano a mano che la gigantesca onda procede si basa sulla stima della velocità e della direzione dello tsunami, ma non è in grado fare stime sull’altezza che l’onda potrebbe raggiungere. Questa, spiega il Noaa, «può variare in modo significativo a seconda delle caratteristiche della costa». Fra un’onda e l’altra può trascorrere un periodo variabile, compreso fra 5 minuti e un’ora e la minaccia si può protrarre per molte ore. Secondo le stime del Noaa, dopo la Nuova Caledonia e le Tonga l’arrivo dello tsunami è atteso nel giro di due ore in Polinesia e Nuova Zelanda, fino a raggiungere le coste dell’Antartide intorno alla 23,00 (ora italiana). Lo tsunami punterà anche verso il Sud America, dove fra le 20,00 e le 22,00 potrebbe raggiungere Messico, Guatemala, El Salvador, Honduras, Panama e Costa Rica. Dalle 23,00 e fino alle prime ore del mattino l’onda dovrebbe raggiungere Cile, Peru, Ecuador e Colombia.

17.20: Le prime onde anomale provocate dal terremoto e dallo tsunami in Giappone hanno raggiunto le coste dell’Oregon: lo indicano i media locali. Nelle Hawaii, investite nelle scorse ore dalle onde provocate dallo tsunami giapponese, non sono stati registrati danni particolari, almeno secondo un primo bilancio.

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TOKIO – Una serie di violente scosse sismiche si sono sviluppate in Giappone, la prima delle quali di magnitudo 8,9 secondo la scala Richter. Un’altra forte scossa di 7.8 si è registrata alle 15.15 locali (le 7,15 in Italia) al largo delle acque della prefettura di Ibaraki, alla profondità di 80 km. È stato interrotto il traffico aereo all’aeroporto Nerita di Tokyo, in seguito al violento terremoto vche ha colpito il nord-est del Giappone e ha provocato un’allerta tsunami. Lo rende noto l’agenzia Kyodo. Dopo nemmeno un’ora una violentissima onda prodotta dallo tsunami ha colpito le coste del Sol Levante.   Lo tsunami ha colpito la costa del Pacifico del Giappone dopo il sisma di magnitudo 8,9 ed un’onda ha inondato l’enorme parcheggio del parco divertimenti di Disneayland, nella regione di Tokyo.  Uno tsunami di 10 metri ha raggiunto la città di Sendai, mentre nella prefettura di Aomori, più a nord sempre nell’isola di Honshu, si sarebbero avuto onde addirittura più alte. Lo riferisce Fuji Television.  Le fornitura di energia elettrica è saltata in un’ampia parte della piana del Kanto, la grande area di Tokyo: la Nhk ha riferito che circa 4 milioni di abitazioni sono rimaste senza luce a causa delle violentissime scosse. Secondo le ultime stime, sarebbero oltre 400 i morti, anche se non si hanno certezze sui numeri di dispersi. Di una trentina di italiani, avverte la nostra ambasciata, non si hanno notizie. La perfetta organizzazione nipponica ha consentito ai giapponesi di evacuare palazzi e case con ordine, senza scene di panico, come riferiscono nostri connazionali presenti in loco. «Abbiamo lanciato un comitato operativo d’emergenza e chiediamo a tutti di prestare la massima attenzione a tutte le indicazioni che saranno fornite. Bisogna mantenere la calma» ha detto il premier giapponese, Naoto Kan, nella breve dichiarazione seguita alla riunione di gabinetto straordinaria, indossando la tuta celeste usata per le situazioni di emergenza.

Sono ancora fermi e lo saranno per un tempo non ancora definito i trasporti su rotaia nell’intera area di Tokyo. Lo ha detto il segretario del governo nipponico, Yukio Edano, che ha invitato i cittadini a non tentare di fare subito ritorno a casa per evitare situazioni di panico. Le scosse di terremoto odierne hanno colpito la capitale giapponese nel pieno della giornata lavorativa, quando la popolazione di circa 13 milioni di persone raddoppia con l’arrivo dei pendolari, che adesso stanno cercando di tornare a casa a piedi.

Le quattro centrali nucleari giapponesi più vicine alla zona del Paese colpita oggi dal violento terremoto sono state chiuse con successo. Lo ha comunicato l’agenzia atomica internazionale dell’Onu, Aiea. L’agenzia ha inoltre comunicato che sta raccogliendo maggiori informazioni su quali Paesi e strutture nucleari possano essere a rischio per lo tsunami scatenato dal sisma.

Trentacinque squadre della rete dell’Onu per le operazioni di ricerca e soccorso in caso di catastrofe sono pronte a intervenire se il governo giapponese ne farà richiesta, dopo il sisma che ha colpito l’intera costa orientale del Paese. Lo ha affermato oggi a Ginevra la portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) Elisabeth Byrs. Gli esperti dell’Onu a Ginevra sono in contatto costante con il Giappone ha aggiunto.

C’ è apprensione tra gli studenti giapponesi che frequentano l’Università per stranieri di Perugia dopo il forte terremoto che stamani ha colpito il Paese asiatico. Tre di loro provengono proprio dalla zona di Sendai, quella più colpita dal sisma. «Tutti hanno provato a mettersi in contatto con le famiglie, ma è difficile perchè le linee telefoniche sono bloccate» ha detto Takeshi Tojo, che all’ateneo di Palazzo Gallenga insegna italiano. «Cercano comunque di tenersi informati – ha aggiunto – attraverso Internet o con le mail». Lo stesso professor Tojo ha avuto difficoltà a contattare i genitori, a nord di Tokyo. «Lì sono caduti oggetti dall’alto – ha detto – ma non c’ è panico. Casomai apprensione per quello che può accadere nelle prossime ore».

Ora il panico si estende all’America Latina

A un anno dal devastante tsunami dell’anno scorso, il Cile si è oggi svegliato in preda all’incubo maremoto. Ma a seguito del mega-sisma di oggi del Giappone, di fatto tutti i paesi della costa del Pacifico dell’America del Sud e Centrale sono in queste ore in allerta per il rischio tsunami, che potrebbe però arrivare smorzato dal lontano paese asiatico. L’annuncio della forte scossa in Giappone è rimbalzato lungo il continente americano, dagli Stati Uniti e il Messico, fino all’estremo sud del Cile. Un pò in tutti i paesi latinoamericani la speranza è che il maremoto arrivi sulle coste del Pacifico indebolito, come è già successo per esempio nelle Filippine e in Indonesia. Lo tsunami proveniente dal Giappone raggiungerà la regione nelle prossime ore: prima il Messico, quindi le Isole delle Galapagos (Ecuador), poi via via diversi punti dei paesi latinoamericani. Le autorità sia delle Galapagos sia dell’isola di Pasqua (Rapa Nui) – entrambe in pieno Pacifico molto lontante dalle coste – stanno provvedendo all’evacuazione della popolazione, circa 16 mila nelle isole ecuatoriane, 2 mila persone nell’isolotto cileno. Una caratteristica comune di tante località del continente americano sulla costa del Pacifico è il fatto che molti tratti che si affacciano sul mare sono montagnosi, facilitando quindi il fatto che gli abitanti possono raggiungere le alture molto velocemente. In molte città le misure anti-tsunami sono state fissate al livello dell’ «allerta», evitando per ora quello successivo, previsto sull’ «allarme». È per esempio quanto successo in Mesico, dove «tutti gli stati del Pacifico sono in allerta», ha precisato la protezione civile di Città del Messico. In Cile, il presidente Sebastian Pinera ha invitato la popolazione a mantenere la calma e a svolgere le proprie attività con normalità Pinera ha chiesto in particolare «le scuole a operare come ogni giorno». Tuttavia, le autorità di alcuni comuni sulla costa, per esempio quelli della regione del BioBio (sud del paese,), hanno sospeso le lezioni a causa dell’allerta diffuso dalla protezione civile di Santiago. Il 27 febbraio dell’anno scorso le coste centro-meridionale del Cile sono state colpite da un violento terremoto di magnitudo 8.8, seguito da uno tsunami: il bilancio è stato di 555 vittime, e il ricordo della tragedia è ancora molto presente tra i cileni. Situazione diversa invece in Colombia, dove una parte importante della costa sul Pacifico è poco abitata, ad eccezione dell’area del porto di Buenaventura e di Tumaco, nel sudovest del paese. In Ecuador, il presidente Rafael Correa ha decretato lo stato d’eccezione e ordinato l’evacuazione sulla costa. Ma a dare informazione sui rischi tsunami sono stati anche altri presidenti della regione, tra i quali il capo dello Stato del Guatemala, Alvaro Colom. Rischi che sono presenti in queste ore anche negli altri stati centroamericani, e cioè in El Salvador, Honduras, Costa Rica e Nicaragua.

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