ROMA – Da ieri è stata notificata la chiusura del filone d’inchiesta Rubygate da parte dei Pm della Procura di Milano e oggi sulla Repubblica appare l’intervista rilasciata da Silvio Berlusconi, proprio su quel quotidiano che lo stesso premier querelò per le famose dieci domande a cui non diede mai risposta in seguito alla sua partecipazione al diciottesimo compleanno di una ragazzina di Casoria: Noemi Letizia.
All’epoca erano solo i primi segnali degli scandali che avrebbero successivamente travolto il Palazzo del potere, delle frequentazioni del premier con giovani fanciulle compiacenti pronte a tutto pur di costruirsi una posizione agiata con la spintarella del “papi”.
E così l’indagine dei magistrati, durata mesi, ha portato a galla prove evidenti sul presunto “vizietto” del presidente Silvio Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile, reati a cui dovrà rispondere dal banco degli imputati al processo previsto per il prossimo 6 aprile.
Dalle telefonate fatte del premier alla Questura di Milano la notte tra il 27 e il 28 maggio per la liberazione di Karima El Mahorug, alias Ruby Rubacuori, ai festini, ai soldi facili dati alle provocanti ragazze, tanti soldi, alla casa dell’Olgettina, da questa vicenda è emerso quel mondo marcio, dove il potere , i soldi e il sesso hanno sotterrato i basilari principi della morale e dell’etica istituzionale. Insomma di carne al fuoco ce n’è davvero tanta, forse addirittura troppa, visto che dopo queste rivelazione l’opinione pubblica internazionale ha perso la storica fiducia che riponeva verso il nostro paese.
Eppure il Cavaliere non molla, si difende a denti stretti dalle accuse mosse contro di lui, che definisce “allucinanti”, anche di fronte all’evidenza dei fatti che emergono dagli stralci dell’inchiesta raccolti nel voluminoso fascicolo dei Pm milanesi. In questo frangente – bisogna ammetterlo – qualche somiglianza c’è con il suo amico, anzi ex, Muammar Gheddafi, il quale come si suol dire, prima lancia la pietra e poi nasconde la mano nella tasca.
“Non posso credere a un uso della giustizia così barbaro e così lontano dalla realtà – precisa Berlusconi al cronista di Repubblica dopo aver appreso della chiusura dell’inchiesta sul caso Ruby -. Andrò in tv a spiegare tutto e a difendermi e andrò a tutte le udienze”.
E poi sulle 33 ragazze che frequentarono i festini nelle residenze del premier scatta la difesa del Cavaliere. “Ho 75 anni e sebbene sia birichino sarebbero troppe anche per un ragazzo di 30 anni” dice, e poi loro malgrado “passeranno il resto della loro vita con il marchio della prostituta e invece erano ragazze che hanno avuto solo il torto di partecipare a cene spensierate ed eleganti”.
Ragazze, ribadisce sempre il premier, che proprio per questo motivo ora non trovano più lavoro. Strano a dirsi, ma per una di loro quest’inchiesta si è addirittura rivelata un trampolino di lancio. Lo è stato per Ruby, diventata la protagonista ambita nei locali del divertimento. Recentemente è stata lautamente retribuita per partecipare come ospite d’onore al Ballo dell’Opera di Vienna al fianco del magnate austriaco Richard Lugner. Sarà mica una coincidenza. Berlusconi affila ancora la sua personale difesa e tira in ballo anche la sua fidanzatina che fortunatamente avrebbe tenuto al riparo dell’inchiesta. Chi sia questa misteriosa donna non è dato a sapersi, però il Cavaliere puntualizza: “Se avessi fatto tutto quello che dicono, mi avrebbe cavato gli occhi. E assicuro che ha anche le unghie lunghe”.
Anche alla domanda sui bonifici riportati agli atti il patron di Mediaset nega: “Non ho mai pagato una donna in vita mia”. E per di più nessuno lo farebbe attraverso dei bonifici bancari, risponde il Presidente. “Io sono come una Caritas quotidiana – sottolinea – . Pago interventi chirurgici, il dentista, le tasse universitarie a tutti coloro che ne hanno bisogno.”
Forse dimentica di dire che per ottenere la sua caritatevole benevolenza bisogna avere dei requisiti ben precisi; essere di sesso femminile, avere un bel paio di tette e un fisico mozzafiato. Ma soprattutto essere giovani, molto giovani.