Renzi, tra rischio e prudenza. Cuperlo, il Pd cosa vuole fare?

ROMA – Sfuma l’ipotesi delle elezioni anticipate e di un governo assieme a Silvio Berlusconi. E’ questo il messaggio “inequivocabile” lanciato stamane via twitter dal segretario del PD Matteo Renzi. «Siamo a un passo da una riforma storica. Senato, province, legge elettorale, Titolo V. A me conviene votare, ma all’Italia no».

Insomma a poco più di 24 ore dal direttivo del partito Democratico Renzi tenta di fare un minimo di chiarezza, soprattutto sul presunto “legame” con il Cavaliere che preoccupa non poco gli elettori del centro sinistra. Ma non è sufficiente a chiarire tutte le diatribe interne al Pd, specie quella tra il sindaco di Firenze e il premier Enrico Letta. Nonchè gli obiettivi programmatici che, invece, avrebbero dovuto emergere ieri durante il direttivo nazionale. Un particolare importante su cui spinge l’accelleratore Gianni Cuperlo:   «Letta vuole essere la guida della ripartenza? Indichi gli obiettivi e noi lo seguiremo. C’è un’alternativa? Discutiamone apertamente, quello che non possiamo permetterci è un governo con i nostri ministri ma che non sosteniamo in maniera convinta. Mi aspettavo che ieri l’intervento del Presidente del consiglio prendesse di petto la situazione, indicasse gli obiettivi programmatici di questa fase e la strada per ridefinire il profilo e l’autorevolezza dell’esecutivo. Non è accaduto». Dunque ora «serve la responsabilità di dire quello che il Pd vuole fare». 

 

Il rischio di una staffetta

 

Ma non è tutti. Adesso tutti si chiedono se dopo il 20 febbraio siederà ancora Letta a palazzo Chigi o arriverà Renzi. Per un leader che si è fatto forte in questi mesi del consenso popolare raccolto alle primarie, arrivare al governo senza la legittimazione del voto potrebbe sortire delle conseguenze impreviste. E poi, sarebbe una staffetta pilotata  dai mille risvolti e dalle mille conseguenze.  Renzi, a detta dei suoi,  avrebbe  fatto sapere che non intende andare a palazzo Chigi senza prima passare da elezioni e che non intende allearsi con il centrodestra.  Ma non è detta l’ultima parola, tant’è che la sua frase “a me conviene votare, all’Italia no”, la dice lunga.

Tuttavia per avere una crisi di governo o si dimette il premier, cosa abbastanza improbabile, o un gruppo gli ritira la fiducia in Parlamento, e questo potrebbe spaccare ulteriormente il centro sinistra,  o gli ritira la fiducia politica.  Insomma bisognerà attendere la prossima direzione prevista per il 20 febbraio.   Renzi potrebbe essere combattuto su questa scelta delicata: rompere gli indugi oppure mantenere la prudenza. Certo è che questo stallo, come ha ben esposto Cuperlo, non può continuare. Il Pd ha bisogno di uno scossone.

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