Tanti paletti sulla strada di Renzi

Alfano: “Vendola non c’è, primo scoglio superato”. Cuperlo e il programma della sinistra Pd per il futuro governo

 

ROMA – Con ogni probabilità il Governo Renzi giurerà al Quirinale tra la giornata di sabato e quella di domenica, per poi affrontare le Camere lunedì della prossima settimana. Procedono spedite le consultazioni del Presidente del Consiglio incaricato, anche se l’ancora Sindaco di Firenze, non ha bruciato le tappe come avrebbe voluto. Chiaro è stato Graziano Del Rio, che in queste ore ha assunto una vera e propria funzione di coordinamento. “Entro fine settimana – ha sentenziato Del Rio sul futuro Governo – il lavoro procede bene, siamo tranquilli”. Quanto agli incontri con le delegazioni dei partiti, Renzi ha aperto il giro di danze con Centro Democratico, seguito poi da Maie-Api, minoranze linguistiche, Psi, Fratelli d’Italia e Gal. Nel pomeriggio ha visto anche i gruppi di Per l’Italia, Svp-Pat, Lega nord. A seguire, gli incontri con le delegazioni di Scelta civica, Sel per chiudere con il Nuovo centrodestra. Nella giornata di mercoledì sarà la volta di Forza Italia e Pd. Ma nella giornata appena conclusa, ci sono state aperture di credito, timidi accenni a possibili appoggi esterni e chiusure totali.

Il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano mette i paletti al presidente del Consiglio incaricato di formare un nuovo esecutivo: sì al governo ‘Renzi 1’ con la stessa maggioranza di Letta, no a un governo di centrosinistra. Ma siccome la Sel di Nichi Vendola non c’è, allora “il primo scoglio è superato”. E poi no a un governo ‘Renzi 1’ se nel programma del premier incaricato ci sarà la patrimoniale. Queste le parole pronunciate dal vicepremier e ministro dell’Interno al termine del colloquio con Matteo Renzi.

Poi il leader di Ncd ha spiegato che mercoledì ci sarà una riunione della maggioranza sul programma. “Abbiamo già pronti disegni di legge a favore delle famiglie – ha detto Alfano – Per noi la famiglia è il punto principale, il capito fisco è il punto principale”. Sul lavoro Alfano ha detto che “più si smonta la Fornero più si creano posti di lavoro” e ha insistito sulla difesa del “ceto medio”. La riunione di maggioranza – ha sottolineato Alfano – servirà a verificare “la compatibilità sui programmi” delle forze che sosterranno il governo. Vogliamo un garantista alla Giustizia e all’Economia uno che non sia in contrasto con le nostre idee.  Ma se Alfano pone i suoi paletti, e tira un sospiro di sollievo sulla possibilità di un contributo di Sel e Vendola, da registrare anche la posizione, non secondaria, della sinistra del Pd. Gianni Cuperlo parla di un “sentimento di preoccupazione per come si è arrivati al passaggio di questi giorni”. “La decisione della Direzione del Pd, anche al di là di quanto avessimo immaginato, ha sollevato dubbi sui modi che hanno accompagnato la fine del governo Letta, una scelta oggettivamente traumatica, e l’annuncio di una svolta radicale”. E ora chiede a Matteo Renzi una discussione sui “contenuti e sull’impianto del nuovo governo”. Già nelle prossime ore, probabilmente nella stessa giornata di domani, che dovrebbero chiudere il primo giro di colloqui, Cuperlo vedrà Renzi e gli consegnerà un documento – elaborato con Stefano Fassina, Guglielmo Epifani e Cesare Damiano – che mette in chiaro i punti di programma della minoranza per dare contenuti a quel “cambiamento profondo che è l’unica giustificazione per le decisioni assunte negli ultimi giorni”.  Cuperlo si legge sull’edizione on line de l’Unità, mette in fila i temi e il rapporto con l’Europa, la politica economica e industriale, la redistribuzione di risorse verso le fasce sociali più colpite, un investimento convinto sul capitolo dei diritti civili, della cultura e della scuola, una crescita sostenibile». Non manca un riferimento alla legge elettorale, su cui i cuperliani continuano a chiedere modifiche, dal superamento delle liste bloccate alla parità di genere. Fassina spiega: “Occorre rinegoziare gli obiettivi di finanza pubblica con l’Ue, per sostenere lavoro e imprese”.  E ancora, un “servizio civile per il lavoro” gestito col Rerzo settore: sei-otto mesi di stipendio pari all’indennità di disoccupazione per gli under 32. Senza dimenticare la soluzione strutturale del problema degli esodati.

Chiara invece la volontà di Scelta Civica che con il suo segretario Stefania Giannini annuncia una “partecipazione convinta” e con un ruolo “in prima linea”. L’esponente montiana auspica che la legislatura abbia “un lungo respiro” e che sia “una legislatura costituente: accanto alle riforme strutturali devono essere realizzate le riforme istituzionali”. Dalla Lega è invece arrivato un no secco: “Non siamo pagati per dire no a priori, vorremmo tanto dire dei sì. Ma se su Europa, federalismo, immigrazione la nave va in senso contrario, non ci resta che la battaglia paese per paese”, ha detto il segretario del Carroccio Matteo Salvini dopo avere incontrato Renzi. Sulle riforme “non staremo a vedere ma proporremo”, in particolare sulla riforma del titolo V e sul completamento del federalismo fiscale, ha assicurato Salvini. “Sfidiamo la maggioranza a completare il percorso”, ha aggiunto. “Temiamo ci sia voglia di riaccentrare competenze e soldi: se Renzi è per riportare a Roma competenze e soldi non ci siamo, la guerra sarà totale”, ha avvisato ancora il leader del Carroccio. “Su cosa ci siamo trovati d’accordo? Sostanzialmente su nulla”, è stata la sua sintesi.  Il governo Renzi è “l’ultima carta per il Paese”, ha detto il leader di Centro Democratico Bruno Tabacci al termine del faccia a faccia con Renzi. Secondo Tabacci, quello di Renzi è un governo “utile per la dimensione dell’impatto di speranza che ha creato nel Paese e per il respiro di legislatura che dà”. Per il leader di Centro Democratico poi è un bene che non si vada a votare, viste le condizioni di crisi del Paese e della politica. “Dal 1994 in poi i Parlamenti che si sono succeduti sono stati uno peggiore dell’altro – ha osservato -, e allora tanto vale non rischiare e dire la messa con i frati che sono in campo oggi: la politica è arrivata al limite massimo della sua credibilità. Dobbiamo fare una cosa seria, perché il paese non può aspettare: la politica ha raggiunto il limite massimo della sua credibilità. Abbiamo augurato al presidente di avere successo perché è l’ultima carta”. Tabacci ha sottolineato anche il ‘peso’ del suo piccolo partito nell’accesso al premio di maggioranza e il risultato alle elezioni regionali in Sardegna. “Senza il nostro 0,5% – ha rimarcato – il Pd non avrebbe preso il premio di maggioranza. Questi sono i conti giusti e quindi se volete pensare a una coalizione vincente dimenticatevi le gioiose macchine da guerra, noi potremo dare un contributo da distinti. E lo daremo con grande soddisfazione”.  “Renzi ha mostrato sensibilità vera nei confronti degli italiani all’estero, che rappresentano gli ambasciatori del made in Italy”, ha fatto sapere il deputato Maie-Api (gruppo Misto) Franco Bruno. “Ci sono differenze su alcuni temi come la legge elettorale e l’impostazione delle prossime europee – ha aggiunto -. Continueranno i contatti con la squadra che sta lavorando al programma e contiamo che ci siano le premesse per fare un lavoro insieme”. Le Minoranze linguistiche hanno annunciato che aspetteranno “il passaggio in Aula per valutare se dare la fiducia a questo governo” mentre i socialisti di Riccardo Nencini si aspettano “un cronoprogramma preciso, come da tradizione nordica e anglosassone e una maggioranza certa”. E Fratelli d’Italia ha chiarito: “Valuteremo nel merito i provvedimenti. Alcune questioni hanno la nostra netta opposizione, su altre si può discutere”. La mattinata di consultazioni si è conclusa con i Popolari per l’Italia, la cui delegazione era formata da Pierferdinando Casini, Lorenzo Dellai e il ministro uscente della Difesa Mario Mauro. “Abbiamo presentato al presidente incaricato la nostra disponibilità a concorrere alla formazione del governo a precise condizioni – ha spiegato Mauro -. Per prima cosa abbiamo chiesto che l’esecutivo abbia un orizzonte di legislatura e che sia concentrato sulle priorità del lavoro, delle famiglie e delle imprese. In secondo luogo che la legge elettorale sia logicamente e temporalmente connessa alla riforma costituzionale che superi il bicameralismo”. Una timida apertura è arrivata anche dal gruppo Grandi Autonomie e Libertà di Palazzo Madama. “Il gruppo – ha spiegato il senatore Mario Ferrara  – ha al suo interno una certa dialettica e sarà sviluppata con attenzione nei prossimi giorni, una volta letto il programma e sentita l’illustrazione che il governo farà nelle Aule del Parlamento”.  Intanto il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, “lancia” Enrico Letta al ministero dell’Economia: “È molto bravo, ha capacità politica, è conosciuto e apprezzato”.

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