Ucraina. La tregua non regge. Kiev, un bagno di sangue

Tregua di una sola notte poi di nuovo sangue nelle strade di Kiev

KIEV – E’ durata pochissimo la fragilissima tregua a Kiev. Appena una notte e poi di nuovo il caos totale, di nuovo morti nelle strade. Al momento sembrano essere 50 le persone uccise negli scontri, ma in realtà ci sono notizie anche di altre vittime.  Centinaia sono inoltre le persone ricoverate negli ospedali.

Questo quanto affermato dal commissario per i diritti umani della Rada, il parlamento ucraino, Valeria Lutkovska, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Interfax. Alcuni siti di notizie pubblicano le prime liste con nomi e cognomi delle vittime.  Il ministero dell’Interno invece aggiorna a sua volta il numero dei morti nelle forze dell’ordine.

Evacuati palazzi del Parlamento e del governo

E’ stato durissimo dunque il confronto tra manifestanti, armati di bastoni, sassi, bottiglie molotov, e le forze di polizia, che hanno ammesso, poi, di aver utilizzato armi da fuoco contro i manifestanti per “legittima difesa”. Secondo i dimostranti il regime di Viktor Yanukovich avrebbe messo in campo addirittura dei cecchini. Secondo I tre leader dell’opposizione il presidente filo-russo Viktor Yanukovich avrebbe “pianificato provocazioni” per innescare gli scontri.

Gli spari provenienti dalle strade sono stati ben uditi anche dai tre ministri degli Esteri europei – il tedesco Frank-Walter Steinmeier, il francese Laurent Fabius e il polacco Radoslaw Sikorski – che si sono recati oggi a Kiev per cercare di convincere le parti a una tregua.  Inutile dunque sottolineare quanto  la situazione continui ad essere totalmente fuori controllo.  

Il governo di Kiev infatti nel frattempo ha deciso di evacuare la sede dell’esecutivo e del parlamento e l’amministrazione presidenziale,  ha chiesto poi ai suoi dipendenti di non andare al lavoro. I cittadini sono stati invitati dalla polizia a restare in casa e non avventurarsi per le strade. Yanukovich ieri sera ha rimpiazzato il capo di stato maggiore delle forze armate con un ammiraglio più propenso a usare l’esercito per reprimere le proteste accanto alle forze di polizia anti-sommossa Berkut. Intanto è anche arrivato un nuovo ultimatum del governo che ha invitato i ribelli a consegnare “volontariamente le armi” e i leader dell’opposizione a “non sostenere le azioni dei radicali”.

Il sindaco di Kiev si dimette 

Il sindaco di Kiev, uno dei ‘fedelissimi’ del presidente, Viktor Yanukovich, si è dimesso dal suo partito per protestare contro il bagno di sangue che si sta consumando in queste ore. “Gli eventi in corso a Kiev – ha affermato Volodymyr Makeyenko – sono una tragedia. Ho deciso di dimettermi dal partito e mi assumo personalmente la responsabilità per assicurare i mezzi di sostentamento per la città”.

Il ruolo dell’Europa

L’Europa dall’inizio di questa crisi ha dunque un ruolo fondamentale e imprescindibile. I tre ministri degli Esteri oggi hanno incontrato tre dei principali leader dell’opposizione – Arseny Yatsenyuk della formazione Batkivshchina, Vitali Klitschko di Udar e il nazionalista Oleh Tyagnibok – e il presidente Yanukovich. Il capo dello stato ucraino, inoltre, è stato raggiunto anche da una telefonata del cancelliere tedesco Angela Merkel, la quale gli ha chiesto d’accettare l’aiuto dell’Unione europea nel dialogo con l’opposizione. Non è escluso tuttavia che l’Ue possa decidere anche delle sanzioni ‘mirate’,  attualmente al vaglio dei ministri degli Esteri riuniti a Bruxelles. Secondo il ministro degli Esteri belga Didier Reynders, l’Unione deve agire su due fronti: da un lato sottolineando con le sanzioni che “non ci può essere impunità per chi commette violazioni tanto gravi dei diritti umanitari”, e quindi “i responsabili del regime e delle forze dell’ordine”, dall’altro “andare avanti per ricostruire il dialogo”, la sola strada possibile per una soluzione politica, attraverso una mediazione che non deve escludere partenariati con terzi, come la Russia. 

Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha invece insistito sulla necessità per l’Europa di  agire in Ucraina “in modo molto deciso, ma anche graduale” perché, “ho come l’impressione che la crisi sarà piuttosto lunga” e ha sottolineato l’opportunità di valutare  oltre alle sanzioni, interventi umanitari e di sostegno ai feriti.

Gli Stati Uniti vietano viaggi negli Usa per le personalità del governo di Kiev

Nel frattempo gli Stati uniti hanno già deciso il divieto di viaggio negli Usa per una ventina di alte personalità del governo di Kiev. “Noi ci apprestiamo questo pomeriggio a imporre delle sanzioni contro coloro che sono responsabili della violenza”, ha spiegato Fabius alla radio privata francese Europe 1 prima di partire alla volta di Kiev.

Mosca invia un emissario

Dal canto suo Mosca, ha puntato di nuovo il dito contro gli ‘estremisti’ che vogliono provocare una ‘guerra civile’ nel Paese, e  ha reagito inviando a Kiev un emissario incaricato di partecipare ai tentativi di mediazione, su richiesta del presidente ucraino Viktor Yanukovic. “Putin ha deciso di inviare il commissario per i diritti umani Vladimir Lukin, dopo un colloquio telefonico Yanukovich”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. “È noto che Vladimir Petrovich (Lukin) ha una ricca esperienza nel servizio diplomatico e una notevole autorità tra gli attivisti per i diritti umani”, ha aggiunto.

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