Libia. “Ma non lo sapevate che Gheddafi è un pazzo?”

NOUAKCHOTT – Mentre sul terreno il primo concreto cambiamento politico ha preso forma con la costituzione di un governo provvisorio dei rivoltosi, il fronte degli oppositori del intervento armato sui cieli libici ha acquisito un nuovo inaspettato alleato: il governo italiano. Roma ha sollevato la questione di comanda le forze aeree impegnate nel rispetto della no-fly zone, chiedendo a gran voce un coinvolgimento diretto della Nato.

A tutti gli esperti è apparsa una richiesta insensata per tre ordini di motivi.

Politico. La risoluzione 1973 parla chiaramente di coinvolgimento di organismi regionali nell’applicazione della risoluzione, qualora la situazione sul terreno fosse tale da disattendere le sue disposizioni. Poiché la Nato non è un organizzazione regionale non si vede a che titolo possa prendere il comando delle operazioni. Inoltre la Nato è un ‘organizzazione che vincola gli stati membri alla difesa reciproca in caso d’aggressione anche di uno solo dei suoi membri, ma la Libia non è membro della Nato ed in ogni caso non sta subendo alcun attacco esterno. Infine data l’astensione della Germania al Consiglio di Sicurezza è tecnicamente impossibile avere l’adesione di tutti i membri della Nato ad un eventuale azione d’intervento su eventuale mandato Onu (tutto da costruire perché oggi non esiste alcun documento a proposito). E’ utile ricordare che nella guerra in Kosovo del 1999, la Nato intervenne senza autorizzazione Onu (Cina e Russia imposero il veto al Consiglio di Sicurezza) e il mandato fu assunto su una base giuridica molto controversa fondata sul ruolo dell’OCSE (organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) nei negoziati falliti di Rambouillet, e solo successivamente, cioè ad eventi bellici conclusi, ebbe un indiretto placet attraverso la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, risoluzione storica poiché sancì il diritto dell’Onu d’interferenza attiva negli affari interni di uno stato Sovrano. L’intervento Nato fu dunque un atto unilaterale fuori dalle convenzioni internazionali, configurandosi come l’unica (e speriamo rimanga tale) guerra intrapresa direttamente dalla Nato. Chiedere un comando Nato trasformerebbe l’organizzazione nel braccio armato del Consiglio di sicurezza dell’Onu senza alcuna discussione in sede ONU e costringerebbe i suoi stati membri a dichiarare uno stato di belligeranza contro la Libia.

Diplomatico. La parziale marcia indietro della Lega Araba sull’applicazione armata della 1973 esclude che si possa ufficializzare un entrata in campo di un organizzazione militare occidentale nelle operazioni bellica. Inoltre la Turchia è membro autorevole (non meno dell’Italia) e mai Ankara darebbe il suo assenso a simile operazione. Inoltre sia Parigi che Washington comprendono l’importanza di tenere un profilo singolare, ossia fuori da un contesto concertativo, per evitare d’alimentare il sospetto di una guerra non dichiarata per occupare uno stato arabo-islamico. Emblematica é una foto che ha fatto il giro del mondo dove intorno ad un blindato dei rivoltosi con la folla esultante sventola all’aria il tricolore francese. Sarkozy ha ridato lustro all’immagine nel mondo arabo della Francia e non ha alcuna intenzione di rinunciare ad incassare i benefici. D’altro canto Washington, se fosse implicata la Nato, avrebbe una grande difficoltà a sganciarsi in pochi giorni (come continuano a ripetere gli uomini dell’amministrazione d’Obama) dalle operazioni belliche dato il preponderante ruolo nell’apparato militare e decisionale della Nato.

Militare. La Nato è di fatto coinvolta fin dal principio con l’uso delle sue infrastrutture che costituiscono l’asse portante del sistema di difesa aerea italiano e dell’Europa occidentale. E tale ruolo è attivo e interessato come ha spiegato Robert Gates, ministro della difesa statunitense: “Questa non è una missione Nato. Questa è una missione ove l’apparato della  NATO può essere usato per comando e controllo”. Non può essere ignorato il fatto che nell’industria militare non esiste altra possibilità di testare i propri prodotti se non attraverso gli interventi bellici di tutti i generi. Ed in questo caso specifico l’importanza di capire l’efficacia dei sistemi d’arma aerei d’attacco al suolo è stata abbondantemente sfruttata da almeno due giorni. Infatti, se i primi due giorni hanno pressoché annientato la forza aerea libica e la difesa antiaerea fissa senza alcun scontro diretto (la Tv libica aveva parlato di un conflitto a fuoco ma è stata smentita da tutte le fonti indipendenti), diversa è la capacita mobile antiaerea libica SAM (Surface to Air Missile) o MANPADS (Man-portable air-defense systems) che difficilmente potrebbe abbattere un aviogetto (l’F15 caduto non è stato colpito ma avuto problemi tecnici) ma sicuramente disturbare efficacemente le operazioni d’attacco. Inoltre il battesimo del fuoco del Rafaels Dassault è sottoposto ad un continuo monitoraggio anche attraverso azioni non propriamente rivolte ad obiettivi di rilevanza bellica. In parole povere la Nato sta testando la sua potenza di fuoco aerea e la sua capacità di sfruttare le ultime tecnologie di rilevamento radar che fanno uso d’internet  come LiveATC.net e Flightradar24.com. Osservatori non neutrali sono ovviamente tutti i colossi dell’industria d’armamenti e di puntamento di sistemi d’arma. Non vi é quindi alcuna ragione bellica per modificare il ruolo della Nato.

In pratica il ruolo politico militare della Nato in questo caso non verrà mai ufficializzato perché non serve, è impraticabile e dannoso. Ma allora perché Roma sta facendo gran rumore? Il problema é il famoso accordo d’amicizia e partenariato con la Libia, ratificato dal Parlamento con ampio consenso di forze nel 2009: PD con due soli dissidenti più i radicali eletti nelle liste del PD, il PdL prima della scissione del gruppo di Fini e Lega Nord. Esso prevede che l’Italia mai avrebbe acconsentito all’uso delle sue basi militari per azioni ostili al regime di Gheddafi. E nonostante le dichiarazioni di La Russa e Frattini fintanto che non ci sarà un voto contrario del Parlamento il trattato è in vigore. Quindi il trattato é stato violato da una parte contraente e qualunque sarà il nuovo governo di Tripoli, è certo che un giorno ne chiederà conto al governo italiano. Questo significherà un risarcimento colossale dei danni provocati dalle azioni belliche passate presenti e future, perché la violazione è palese e volontaria. Diverso sarebbe se il comando politico divenisse Nato perché in quel caso per il principio di sussidiarietà il trattato decadrebbe a fronte di una richiesta Nato d’uso delle basi militari. Infatti il trattato Nato è vincolante rispetto a tutti i trattati bilaterali e quando la Nato come organismo politico richiede l’uso delle basi l’accordo tra Italia e Libia decade. Quindi Roma ha assolutamente necessità del sigillo Nato per cautelarsi rispetto ai futuri governanti di Tripoli. Una motivazione molto seria per le casse dello Stato e per il prestigio internazionale dell’Italia ma che non spiega perché il governo italiano non abbia immediatamente chiesto al Parlamento d’annullare la ratifica. La spiegazione é tutta interna: la clausola sui respingimenti d’immigrati è troppo importante per la Lega per rinunciarci, anche perché Bossi (che aveva implorato prudenza a Berlusconi, ma si sa che il nostro Presidente del Consiglio è un mite esecutore d’ordini del potente di turno, leggi Sarkozy in questo caso, e soprattutto poco avvezzo ai “cavilli giuridici internazionali”) sa bene che i futuri governanti libici difficilmente saranno così docili rispetto ad un accordo palesemente contro la carta delle Nazioni Unite, la dichiarazione dei diritti dell’uomo ed un’altra dozzina di trattati internazionali stipulati dall’Italia. Si può immaginare quanto Napolitano si stia facendo in quattro per trovare un escamotage che riesca per l’ennesima volta a far uscire dai guai in cui questo esecutivo d’incompetenti avventurieri ha messo l’Italia.

Eppure a leggere la stampa italiana ed ascoltare i telegiornali tutti la ragione sarebbe il presunto bottino di guerra! In confronto la Pravda erano dei veri dilettanti della disinformazione. L’intervento bellico in Libia non è una guerra contro la Libia (quindi nessun bottino bellico) perché non c’è dichiarazione di guerra, perché non ci sono azioni armate straniere su tutto il territorio libico, perché i bombardamenti sono mirati a postazioni militari ed infrastrutture di natura bellica e perché la maggioranza della popolazione libica ringrazia chi ha preso la decisione dei bombardamenti. Purtroppo i morti innocenti, facilitati dal cinismo bieco e sanguinario di Gheddafi che usa i civili come scudi umani, delle bombe degli aviogetti europei sono l’oscena conseguenza della non risposta alla domanda che fece Luciana Littizzetto in un suo recente intervento televisivo: “ma non lo sapevate che Gheddafi è un pazzo?”

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