Nuovo brutto fine settimana per il Premier Renzi

Sinistra Pd e Cgil di traverso sulle politiche del lavoro

ROMA – In una settimana che si profila come cruciale per il Governo Renzi, almeno per quanto attiene alle questioni al lavoro ed alla ripresa economica, non poteva esserci peggior fine settimana, con polemiche interne allo stesso Esecutivo, vedi la querelle tra il ministro Giannini e la sua collega Madia sul punto legato al ricambio generazionale. Ma ad aprire le danze di un attacco all’Esecutivo è stata Susanna Camusso, che ha approfittato del palco di Confindustria a Bari per dire la sua, in campo aperto e senza sconti, sui temi più generale del lavoro e di come potrebbero essere stimolati i volani che produrrebbero nuova occupazione. “La legislazione sul lavoro – fa sapere Camusso- non permette di dire ai giovani che hanno una prospettiva. Noi abbiamo creato questo mercato del lavoro e non abbiamo investito sul lavoro. Se ci sono molteplici forme di precarietà, il Paese non riparte” E, visto quanto accaduto nelle ultime ore, Camusso non ha evitato di dare una stoccata significativa al Presidente del Consiglio: “Tutti quelli che ci raccontano che dobbiamo cambiare verso (con un chiaro riferimento allo slogan che ha segnato la campagna delle Primarie di Renzi ndr) sono gli stessi che hanno contribuito a creare la legislazione sul lavoro che abbiamo adesso”. Ed ancora giù duro: “Il governo Renzi ha proposto le stesse cose fatte in questi anni. Non sento la novità della proposta. Non c’è nulla di nuovo, anche perché c’è un presidente del Consiglio diverso, ma con una maggioranza che è sempre la stessa Nel merito del decreto, poi, parte la provocazione: C’è bisogno di 3 anni per capire se un giovane lavoratore vale? I 36 mesi per i contratti a termine sono solo un modo per continuare ad avere la somministrazione a costi minori”. Ma non è solo la Camusso, sul fronte del centrosinistra a sancire una vera e propria spaccatura con l’attuale leadership. Sul Decreto per il Lavoro, la minoranza democratica che è tale nel partito ma non altrettanto nelle Aule Parlamentari, chiede di riscrivere il dl ed oltre ad Epifani, ed allo stesso Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, da registrare anche la presa di distanza di Pippo Civati, il terzo incomodo delle Primarie del Pd. Ma in prima fila, a far sentire forte la sua voce, Guglielmo Epifani, ex Segretario del Pd ed ex Segretario della Cgil che avverte: “Così com’è, il decreto lavoro non passa”. Epifani anticipa quello che potrebbe accadere sia nelle Aule Parlamentari che nelle Commissioni chiamate a deliberare sul Dl. A conti fatti Renzi ed i suoi, nella sostanza, sono minoranza.

Ma se nella sinistra del Pd si muove tutto questo, in Confindustria, che ieri ha ospitato proprio la leader del Sindacato maggiormente rappresentativo, la musica è altra, promuovendo, con l’imprimatur del leader industriale, Giorgio Squinzi, la tenalglia del Governo sulle politiche del lavoro: “Il governo e il ministro Giluiano Poletti hanno dato prova di rapidità e coraggio, segni chiari di volontà di cambiare. Ora occorre che il Parlamento confermi questa scelta in fase di conversione”. Tornando alla Camusso, nella giornata di ieri non si è fatta mancare l’occasione per dare un nuovo colpo al Governatore della Banca d’Italia, Visco: “In questa stagione va di moda prendersela con sindacati e imprese. Il Paese è totalmente cambiato, in trent’anni è successo di tutto e continuiamo a discutere se c’è rigidità nel mercato del lavoro. Abbiamo un livello di flessibilità assolutamente straordinario, quale rigidità?”. Per chiudere da registrare la polemica tutta interna al Governo sulle questioni legate al lavoro e che ha visto protagonista il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che sempre dal palco di Confindustria ha sbarrato la strada alla sua collega Marianna Madia frenandola sulla cosiddetta staffetta generazionale nella pubblica amministrazione. “Non amo il collegamento tra chi va a casa e chi entra. Un sistema sano non manda a casa gli anziani per far entrare i giovani. Il precariato – ha poi spiegato Giannini – è una deformazione patologica del principio della flessibilità che va restituito alla sua fisiologicità. Un governo che crede nella flessibilità e non nella sua patologicità, deve trovare gli strumenti e lo sta facendo”. E rivolgendosi alla platea degli imprenditori ha aggiunto: “Adottare un talento in formazione non è un gesto meno nobile, né un investimento meno sicuro del restauro di un importante monumento. Va benissimo favorire il restauro, la conservazione e la valorizzazione dei beni tangibili ma c’è un patrimonio intangibile di cui siamo ugualmente depositari, che è nostra responsabilità mantenere, custodire e valorizzare”. 

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