ROMA – Pressing sui ventidue senatori del Pd, primo firmatario Vannino Chiti, “rei“ di aver presentato un disegno di legge sulla riforma del Senato diverso da quello che è il risultato dell’accordo fra Renzi e Berlusconi sul quale si sta discutendo, diciamo animatamente in questi giorni, con scambio di accuse fra il premier e Brunetta in particolare. Il problema è chi non rispetta il famoso patto di cui, a dire di Brunetta, esiste un testo scritto che, sarebbe l’ora venisse reso noto.
Sempre Brunetta si dice pronto a far saltare tutto ma Berlusconi, a seconda dell’umore, in attesa delle decisioni sul modo in cui scontare la pena, pratica lo stop and go, un giorno butta tutto all’aria, il giorno seguente emana latte e miele. Comunque da Forza Italia si fa presente che al Senato sono necessari i loro voti. La ministra Boschi, che con Verdini, ha “curato” la pratica sbotta: “noi andiamo avanti lo stesso” e fa capire che si potrebbe pensare al Senato a una maggioranza che vede coinvolti Sel e M5S. E, stando a indiscrezioni di stampa, ci sarebbe un lavorio in questa direzione. Difficile, anzi impossibile, che Sel e M5S possano fari convogliare i loro voti sul testo del governo.
La sortita di espone grillini scatena la bagarre. L’ira dei renziani
Sembrava che le acque si fossero calmate in attesa della decisione dei tribunale di Milano sulla sorte del pregiudicato quando una sortita di esponenti grillini ha scatenato un vera e propria bufera con al centro il Pd. Già perché anche se resta da verificare, come loro abitudine in rete ci sarebbe una chiara disponibilità a far convergere i voti dei pentastellati sul disegno di legge presentato da Vannino Chiti. Lo dicono Vincenzo Santangelo, al suo penultimo giorno da capogruppo, domani cambia il turno, il quale afferma che “ non possiamo non essere d’accordo visto che ricalca la nostra proposta” e il senatore Morra, componente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama che sottolinea: “Ci stiamo ragionando, ma sì, credo proprio di sì”. E si scatena l’inferno, si fa per dire. Ora che quanto indicato dalla ultra renziana Boschi e cioè l’appoggio dei grillini si fa più concreto, scatta la caccia al “dissidente”, cosi vengono definiti di ventidue senatori. Il più solerte a muoversi è proprio il presidente dei senatori democratici il quale durante la riunione del gruppo annuncia che ammette interventi solo sul testo della riforma del Senato ma e indennità, nostro i paletti fissati da Renzi: no ad elegibilità dei senatori, non al voto di bilancio e sulla fiducia.
Mineo: Il testo Chiti resta sul tavolo. Non vogliamo spaccare il Pd
Come si fosse il vangelo, neppure si possono discutere proposte alternative. Si scatenano i renziani che prima minacciavano di far maggioranza con i grillini. La maggioranza del gruppo Pd, a detta del senatore La Torre, renziano dell’ultima ora, chiede ai “dissidenti” di ritirare il testo. Replica immediato di Corradino Mineo, fra i firmatari del disegno di legge: “Sul testo Chiti al Senato si sta coalizzando una maggioranza alternativa . Il disegno di legge resta sul tavolo Su questo dobbiamo lavorare Ma non vogliamo spaccare il partito. Stiamo solo cercando di dare il nostro contributo”. Identica posizione di Felice Casson.
Chiti, ribadisce le proposte, un contributo per approvare una buona riforma
Poi da Bruxelles, dove si trova per impegni istituzionali, arriva la risposta di Vannino Chit che ribadisce il valore delle proposte alternative presentate. ”L’intenzione mia – e di quanti hanno sottoscritto il Ddl costituzionale per la riforma del Senato e il superamento del bicameralismo paritario – afferma – non è quella di creare ostacoli al cammino delle riforme né di farci strumentalizzare per battaglie contro il governo. La nostra volontà e il nostro impegno saranno quelli di dare un contributo per approvare una buona riforma”.
”Lo faremo – prosegue Chiti – in primo luogo nel confronto nella commissione Affari Costituzionali. Per noi una buona riforma vuol dire: ridurre il numero dei parlamentari; attribuire alla sola Camera il rapporto fiduciario con il governo e la parola finale sulla gran parte delle leggi. Siamo convinti che un ruolo di garanzia e rappresentanza anche dei territori del nuovo Senato sia meglio realizzabile con l’elezione diretta da parte dei cittadini, in concomitanza con le elezioni regionali. Questo perché, tanto più in una crisi di fiducia tra cittadini e istituzioni, bisogna ribadire e possibilmente rafforzare la scelta da parte degli elettori dei loro rappresentanti. Ci confronteremo con responsabilità e lealtà con tutti quelli che hanno a cuore l’approvazione di riforme fondamentali per l’Italia”.
Romani, capogruppo Forza Italia. Il dibattito è aperto
Lo stesso capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani, afferma che “la proposta Chiti per certi versi corrisponde anche alla nostra, il dibattito è aperto”. Dibattito che i renziani vedono come il fumo negli occhi e fanno barricate. Dicono che il testo si può migliorare ma chiedono, come fa il senatore Marcucci , un renziano ultra, che Chiti reciti un mea culpa e ritiri il disegno di legge. Dibattito sì ma la questione della non eleggibilità è io paletto fondamentale. Guai a chi vuole rimetterlo in discussione. Avviene così che la riunione dei senatori del Pd viene sospesa, rinviata al prossimo martedì. Fra l’altro il testo del governo ancora non è stato recapitato alla Commissione affari costituzionali presieduta da Anna Finocchiaro in quanto era all’esame del Presidente della Repubblica che solo oggi ha firmato il testo.
Bersani. Servono modifiche anche all’Italicum
Insieme a Zanda tenterà di ricompattare il gruppo dei democratici presentando una serie di emendamenti al testo governativo. Una linea che sembra trovare il consenso nell’area dei senatori lettiani e cuperliani. Interviene anche Bersani che parla di modifiche allo schema Renzi in termini di emendamenti non alternative allo stesso. Con un sistema monocamerale. afferma, “servono modifiche anche all’Italicum per trovare dei “contrappesi”.