Delitto dell’Olgiata. Manuel Winston confessa: “Sono stato io ad uccidere Alberica”

ROMA – Dopo 20 anni trascorsi senza conoscere il vero colpevole, uno dei tanti casi insoluti della Roma violenta è stato oggi risolto. Manuel Winston Reves, il domestico filippino che aveva lavorato per Alberica Filo della Torre, ha confessato nel corso di un interrogatorio svolto col pm Francesca Loy che lo stesso filippino ha sollecitato. Winston si era avvalso stamani della facoltà di non rispondere durante l’udienza di convalida davanti al Gip. Alla luce di questa confessione è stato emesso un nuovo provvedimento di custodia cautelare per omicidio volontario. “Mi volevo togliere un peso che portavo dentro di me da 20 anni: sono stato io ad uccidere la contessa Alberica”, ha detto l’uomo fra le lacrime davanti al pm e al tenente colonnello Bruno Bellini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Roma. Winston nel corso della confessione ha chiesto “scusa per quanto fatto agli italiani e ai figli della contessa Alberica”. “Ogni volta che sentivo parlare della contessa mi prendeva l’angoscia”, ha aggiunto il filippino spiegando le ragioni della sua confessione. In relazione al movente Winston ha detto di non ricordare bene il motivo che lo ha spinto ad uccidere la donna. “Ricordo solo che ero andato da lei a chiedere di poter lavorare nuovamente presso la villa perché avevo bisogno di soldi”, ha detto al pm. Probabilmente si è trattato di un delitto di impeto, dettato all’uomo dalle sue condizioni economiche di quel momento e dal rifiuto della contessa di accettarlo di nuovo presso di lei.

Alberica Filo della Torre era stata trovata morta nella sua stanza la mattina del 10 luglio 1991. La donna, sposata con un costruttore Pietro Mattei e madre di due figli, era stata uccisa con numerosi colpi contundenti alla testa. Il corpo fu trovato con la testa avvolta in un lenzuolo completamente zuppo di sangue. A fare la scoperta fu una delle domestiche che lavorava nell’abitazione verso le 9.15, dopo che la donna era scesa al piano di sotto per fare colazione. Secondo le indagini, la donna era stata uccisa per strangolamento, dopo essere stata ferita al capo. Il filippino Manuel Winston era stato sospettato, soprattutto perché avrebbe avuto un movente, il rancore provato per la nobildonna che lo aveva licenziato a causa delle sue continue richieste di denaro. Ma le indagini – come nel caso del delitto di Simonetta Cesaroni – furono condotte male e il domestico se la cavò, uscendo definitivamente dalle indagini, insieme ad un giovane insegnante di inglese con qualche problema psichico, sospettato all’inizio anche lui.

La vicenda è stata tenuta negli archivi dei “cold case” dalla polizia e dai magistrati, che proprio qualche settimana fa hanno compiuto l’esame decisivo per risolvere il caso. Grazie alle nuove tecniche di prelevamento del Dna, è stato scoperta una traccia biologica attribuita senza ombra di dubbio proprio a Manuel Winston. Lui non doveva stare lì quella mattina e proprio nella camera da letto della contesssa, perché era stato licenziato. L’uomo, oggi cinquantenne e in servizio presso un’altra famiglia che nulla sospettava del suo passato, è stato prelevato ieri dai carabinieri di Roma e, messo alle strette, ha confessato, confermando in pieno il movente del delitto da subito ipotizzato dagli inquirenti.

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