ROMA – In Germania è partito l’ambizioso progetto che realizzerà la più lunga autostrada del mondo per biciclette. Una pista ciclabile di 60 chilometri, larga 5 metri che addirittura collegherà la cittadina di Dortmund con Duisburg. A Copenhagen, luogo in cui la bicicletta è il mezzo più usato, stanno addirittura costruendo una sopraelevata, ma solo per le due ruote. Una ciclabile che parte dal centro città e arriva fino al mare. Utopia? Nient’affatto. I Paesi evoluti hanno capito l’importanza del mezzo, specie in un momento in cui uno dei temi centrali è proprio la sostenibilità ambientale.
E l’Italia? Stando alla classifica mondiale stilata proprio dall’Università di Copenhagen la nostra penisola neppure compare, ovvero non è neppure presa in considerazione. Ai primi posti la capitale danese e Amsterdam che si sono aggiudicate recentemente il premio European Green Capital 2014. Ma la bicicletta non è solo una prerogativa del Nord Europa, che ricordiamo adottò l’uso della due ruote non certo per moda, ma per contrastare negli anni ’70 l’avanzare dell’inquinamento veicolare.
Troviamo perfino Siviglia che in pochissimo tempo ha realizzato 80 chilometri di piste e si piazza al quarto posto della graduatoria preceduta dalla cittadina olandese di Utrecht. Perfino la francese Bordeaux, terra di vigneti, si è perfettamente adattata alle circostanze costruendo ben 200 chilometri di piste ciclabili. Città che hanno fortemente voluto e incentivato economicamente l’uso delle biciclette. Intanto nelle maggiori città italiane, proprio per la mancanza di politiche ambientali, si muore. La statistica Aci-Istat del 2013 lanciava un segnale allarmante: 10 ciclisti morti al giorno e 723 rimasti feriti.
Insomma, l’Italia non brilla affatto, anche perchè non c’è bisgono di piste ciclabili che hanno la durata della stagione estiva, bensì tutto l’anno. Perfino il tanto decantatio bike sharing, per il quale il comune di Roma investì 1 milione e 600 mila euro, è stato un vero e proprio fallimento. Soldi sprecati e tante bici rubate con stazioni apposite abbandonate a se stesse. Questo è stato il vergognoso risultato. Eppure il comune avrebbe dovuto sapere che prima di fare progetti in tal senso, si sarebbe dovuto investire sulla realizzazione di piste ciclabili, e magari come fanno all’estero, incentivando economicamente l’acquisto delle due ruote.
Invece succede che salire in sella alla bicicletta in città come Roma può diventare una vera e propria odissea, perfino nel centro storico. Viene da chiedersi cosa stia aspettando il governo italiano a promuovere iniziative in tal senso, specie in un momento di crisi epocale come quello che stiamo attraversando. Sarebbe utile soprattutto per creare una maggiore consapevolezza sulle problematiche ambientali, che va ricordato, non appartengono nè alla destra e tantomeno alla sinistra.
I buchi sulle montagne per l’Alta velocità non servono a nulla se non a gettare al vento altri soldi che potrebbero essere spesi in cose ben più importanti. Ma la ragionevolezza non è di queste parti.