Caso Ruby: un segnale della corruzione politica. L’Italia perde la sua credibilità

ROMA – Arrivano ulteriori tasselli che compongono la vicenda Ruby-Berlusconi, nella quale traspare sempre più  l’ingerenza che il capo del governo avrebbe illegittimamente praticato per far rilasciare la giovane minorenne dalla Questura di Milano.

Oggi alcuni giornali pubblicano addirittura il testo della telefonata, così come l’ha ricostruito il funzionario Pietro Ostuni e il cui contenuto è già agli atti dell’inchiesta della magistratura che sta indagando per favoreggiamento alla prostituzione.

I fatti
Il 27 maggio del 2010  Karima Keyek, alias Ruby viene condotta alla Questura di Milano dopo essere stata denunciata da una ragazza che  l’accusa di averle sottratto 3mila euro.  Sono passate da poco le 18 e Ruby tenta di difendersi. Giura che quei soldi erano suoi e che si trova a Milano perchè ha dei problemi con i genitori che vivono a Messina.

Ma qualche ora più tardi, verso le 23, arriva una telefonata direttamente a Pietro Ostuni, capo di gabinetto della Questura. E’ il caposcorta di Silvio Berlusconi: “So che da voi c’è una ragazza che è stata fermata. È una persona che conosciamo e dunque volevamo sapere che cosa sta succedendo”. E poi: “Anche il presidente la conosce, anzi aspetta che adesso te lo passo”. Con grande meravifglia Ostuni stenta a credere che dall’altro capo del telefono ci sia proprio lui, il Capo del governo.

La telefonata

“Dottore – interviene Berlusconi, rivolgendosi al funzionario – volevo confermare che conosciamo questa ragazza, ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri”. Ostuni informa il presidente che la procedura d’identificazione è ancora in corso e successivamente informa gli agenti  dell’arrivo del consigliere regionale Nicole Minetti. Poco dopo la mezzanotte l’ex soubrette arriva e dopo aver atteso il via libera dal magistrato di turno al tribunale dei minori, la dottoressa Anna Maria Fiorilli, firma il decreto in cui accetta l’affidamento della minorenne Ruby. Così alle 2 di notte Ruby torna ad essere libera. Ma le loro strade sembrano dividersi.
Infatti il 5 giugno, quindi solo sette giorni dopo,  Ruby ha un alterco per strada con un’amica brasiliana e arrivano alle mani. Interviene una pattuglia della Polizia che conduce Ruby nuovamente in Questura poichè minorenne. Ma la sua affidataria, Nicole Minetti è irreperibile e così il magistrato provvede per il trasferimento in una casa famiglia a Genova.

 

Cenerentola e il politico miliardario

Insomma un caso davvero anomalo che oltre a presentare ancora molti punti oscuri  sembra essere uscito da un copione cinematografico. Lei,  la cenerentola minorenne, giovane e sensuale con una storia di miseria alle spalle e qualche piccolo problema con la giustizia, ma con tanta voglia di sfondare in quel mondo ovattato, conosciuto probabilmente dalla televisione trash, quella che ogni giorno, con minuziosa astuzia tenta di palsmare le menti, dettando le regole del gioco di una vita che di reale non ha più nulla. Lui, uomo non più giovane, ma ricchissimo, anzi tra i primi tre nella classifica italiana di Forbes, proprietario proprio di quel mondo patinato che i suoi strumenti mediatici regalano ogni giorno alle menti più indifese. E ciliegina sulla torta, presidente del Consiglio della Repubblica. Lei vuole svoltare a tutti i costi ma si caccia nei guai sempre,  mentre lui  ama divertirsi, adora le donne e non ha nessuna intenzione di cambiare il suo stile di vita. Ma quando si impietosisce scatta il fatidico “Ghe pense mi” e così subentra quello spirito altruistico nei confronti del bisognoso di turno. Cos’avrà fatto Ruby per meritare tutta questa benevolenza da parte del Capo del governo?

L’Italia non è più credibile

Il caso, al vaglio della Procura milanese, ha aperto l’ennesimo squarcio nella traballante maggioranza. Anche la presidente Marcegaglia oggi si è espressa sulla vicenda che definisce “Una nuova ondata di fango che lambisce la credibilità delle istituzioni e del governo. E poi il presidente di Confindustria ha aggiunto che questo Paese “deve tornare ad avere il senso delle Istituzioni dello Stato. Per noi che facciamo impresa è piuttosto squallido che molti deputati pensino al loro futuro, ad andare di qua e di là, piuttosto che all’oggi del Paese, al bene del Paese”.
Nel frattempo dall’opposizione sale l’indignazione e si invita il premier a dimettersi immediatamente. “La misura è colma” – ha detto Antonio Di Pietro. “Dobbiamo scendere in piazza per imporre a Berlusconi di liberare il Paese dai suoi conflitti d’interesse e dalle sue manie personali. Berlusconi si dimetta! E se non vuole farlo per gli italiani, lo faccia per se stesso perchè ha bisogno di curarsi prima che sia troppo tardi”.

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