Amministrative 2011. Scende l’esercito degli arrapati succhiavoti

ROMA – Siamo quasi in dirittura d’arrivo per le prossime elezioni amministrative che si terranno il 15 e il 16 maggio in 1.344 comuni italiani. Quale sia l’ambito traguardo politico tanto agognato dalle truppe dei candidati scesi in campo, da destra a sinistra e viceversa, non è sempre dato a sapere, ma l’importante per alcuni di loro è esserci, a prescindere. Chi per dar man forte allo zio, al cugino, al cognato che gareggia per la prima poltrona, chi per conquistare un  posticino perchè non si sa mai con questi tempi, e chi semplicemente per forza dell’abitudine.

“Mi candido da quattro legislature a consigliere comunale. Ormai non posso più farne a meno”, ci ha confidato un arzillo cittadino non più tanto giovane. Insomma il nuovo che avanza.

E così giunta l’ora X dell’attesa campagna elettorale, i soldatini della politica, ognuno rigorosamente nelle fila del suo schieramento,  scendono in campo per combattere la dura battaglia mediatica, perchè prima di tutto bisogna farsi notare costi quel che costi. Alcuni di loro forse ci credono davvero, magari con qualche tornaconto personale si può fare, altri vogliono esserci e basta, ad altri ancora è stato sfacciatamente chiesto di crederci, almeno fino al fatidico 16 maggio. Questa è  politica gente, mica barzellette!
Ed è sempre più facile imbattersi  nei candidati di questa o di quella fazione, che spesso non conoscono neppure il loro programma politico, oppure non sono mai entrati in un circolo di partito. Magari la loro fortuna o sfortuna è solo quella di essere conosciuti e allora perchè non candidarli? Tizio fa il farmacista, ci potrebbe portare 300 voti, Caio fa il commercialista e sono altri 150 voti, e Sempronio fa l’insegnante, ancora 230 voti. Bingo! Eppure  l’unica politica che masticano alcuni candidati – per fortuna non tutti – è quella praticata nelle fredde domeniche invernali al bar con gli amici, magari davanti ad un buon caffè ristretto, macchiato però schiumato e non bollente. Si sa, gli italiani devono sempre complicarsi la vita.

D’altra parte è luogo comune affermare che le amministrative sono cosa ben diversa dalle elezioni politiche. Perchè il cittadino non  guarda più di tanto la corrente di provenienza, ma pone fiducia direttamente sul candidato prescelto. Ma, attenzione a volte può  succedere anche l’esatto contrario, nel caso in cui la politica nazionale sia riuscita ad incidere a livello locale in maniera determinante.

La cosa inquietante è che questo esercito di arrapati succhiavoti è incontenibile. E questa la dice lunga su quanto si sia ridotto lo spessore politico e la dialettica come strumento di persuasione. Li trovi al mercato, anzi sono loro a trovarti mentre ignaro ti aggiri per le bancarelle. Grandi sorrisi a 32 denti a volte accompagnati da  pacche sulle spalle: sono loro i potenziali consiglieri, assessori, sindaci, che magari vedi tutti i giorni  e ai quali difficilmente riesci a strappare un semplice saluto.  
Mi voti? Ci conto, votami. Non sprecare il tuo voto. Vedrai che con me sarà tutto diverso. Insomma il carosello ripetitivo è iniziato e siamo solo all’inizio. Come agenti della Cia o dell’ex KGB li puoi trovare nei posti più disparati. Nei supermercati,  nascosti tra gli scaffali, mimetizzati come leonesse nella savana che attendono  il momento opportuno per azzannarti  con una semplice scusa e lasciarti il cosiddetto “santino”, ovvero una sorta di biglietto da visita che riporta foto nome e simbolo del partito in modo che tu non possa sbagliare preferenza, manco fossi menomato mentale. A volte puoi trovarci anche uno slogan, magari rubato a qualche film epico o a qualche personaggio storico, tanto per non passare come lo sfigato di turno. Oppure ti si fiondano addosso nella sala d’attesa del medico, o dal barbiere dove le chiacchiere si sprecano, o mentre stai facendo il pieno alla macchina o addirittura  mentre stai passeggiando per i fatti tuoi.

Insomma siamo circondati da succhiavoti. E poi ci sono quelli svegli, i più sfacciati, quelli che una tattica se la sono pianificata per benino, con tanto di mappa di quartieri e orari di visita. E come testimoni di Geova o  venditori del Folletto allenano le dita sui campanelli dei palazzi per annunciare la buona novella della loro candidatura. Una pratica davvero deprimente, sfruttabile soprattutto nei casi di diffusa ignoranza politica. L’unico particolare degno di nota è che a differenza dell’aspirapolvere tedesco qui non ti viene rilasciata nessuna garanzia. E così una volta messa la crocetta nella cabina elettorale non potrai più tornare indietro e dire mi sono sbagliato. Ed è così che gli elettori spesso si ritrovano improvvisamente a svolgere il ruolo di sempre: quello di invisibili cittadini.

 

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