Legge stabilità. Tagli insostenibili, domani incontro con Regioni e Comuni

ROMA – A Bruxelles, la bozza della legge di stabilità è stata presentata come uno “strumento di crescita” che, attraverso una riduzione della pressione fiscale mira a creare più investimenti e quindi più lavoro e consumi. Non sono dello stesso parere le Regioni ed i Comuni convocati domattina per un confronto con il Governo proprio sul testo della legge, appena inviato al Colle per l’approvazione.

Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni, ha infatti invitato questo pomeriggio i governatori a concordare le modifiche alla Finanziaria da presentare al premier. Le polemiche divampano: “Tagli insostenibili perché non lineari e rispettosi delle Regioni virtuose, che avranno pesantissime conseguenze-” “E’ tecnicamente impossibile prevedere questi tagli senza incidere sulla sanità ”. “Non tornano i conti: se proiettiamo questi dati nella mia regione si tratta di 400 mln, e se non si taglia la sanità bisogna azzerare gli altri servizi -” queste le voci dei presidenti delle Regioni Veneto, Umbria e Toscana preoccupati soprattutto per le riduzioni previste per gli enti locali e regionali, che dovranno coprire i costi della manovra. Se è vero infatti che la Finanziaria eliminerà spese inutili, non c’è però stata alcuna svolta nell’individuazione degli sprechi, quindi nessun esame della vera radice dei problemi.

Se da un lato il Governo si dimostra virtuoso impegnandosi per assicurare risorse per famiglia, scuola e ammortizzatori sociali attraverso ad esempio il bonus per le neomamme(un assegno di 900 euro che avranno le neomamme per 3 anni a partire dal 2015) e la riproposizione del bonus degli 80 euro, dall’altro fa discutere con l’aumento retroattivo delle aliquote Irap e dei fondi pensione, tanto che per Sabato è indetta una manifestazione di protesta contro “la politica dei tagli lineari  e del blocco dei contratti che non da lavoro e impoverisce le famiglie” così Susanna Camusso segretario generale CGIL che per l’occasione lancia l’ashtag #tutogliioincludo.

Ma la partita più importante si gioca a Bruxelles. A preoccupare è infatti la reazione della Commissione Ue, le cui perplessità sono legate più che al rispetto del margine del 3%, alla bassa credibilità di cui gode la politica italiana. Il premier ha infatti ancora molto da fare per guadagnare la fiducia delle istituzioni europee, necessaria per ottenere maggiore flessibilità dall’Europa ma soprattutto per garantire che le norme possano essere attuate affinchè l’economia prenda la direzione auspicata.

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