Fabbriche chiuse, operai a casa, governo assente

ROMA – L’esito della vicenda delle acciaierie AST di Terni non poteva che essere quello che si sta prefigurando in queste ore, dato il silenzio del Governo italiano: l’avvio dello smantellamento dell’attività fusoria da parte della proprietà Thyssen Krupp con conseguente e progressiva riduzione di almeno 500 dipendenti diretti e altrettanti nell’indotto.

Esito condito dalla beffa, giustamente evidenziata dalla Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che con la legge di stabilità in approvazione la Thyssen Krupp beneficerà dal Governo italiano di 7 milioni di euro grazie all’abbattimento dell’IRAP, previsto per tutte le aziende indipendentemente dal loro comportamento economico e sociale.

La beffa, in realtà, l’ha già avuta il governo italiano dal Commissario europeo uscente per la concorrenza, Almunia, che solo un mese fa ha fatto sapere quanto concordato con la Thyssen Krupp al momento della riacquisizione di AST: il semplice mantenimento dei volumi di lavorazione a freddo, con conseguente trasferimento delle lavorazioni a caldo in siti tedeschi, di cui era stata preventivata la chiusura già due anni fa, per il loro basso grado di efficienza.

Questo “accordo”, reso pubblico solo ora, smentisce l’impegno che, appunto due anni fa, lo stesso Almunia aveva assunto rispetto al mantenimento dell’integrità del sito di Terni, unico impianto integrato per la produzione di inox in Italia. La perdita dell’attività fusoria renderebbe il nostro paese, che è il secondo consumatore di inox in Europa, completamente dipendente dalle importazioni.

Di fronte a questa vera e propria emergenza industriale, su cui da mesi i lavoratori dell’AST sollecitano attenzione e iniziative, il Governo ha scelto di porsi in una posizione di “mediatore”, quasi che il Governo italiano potesse considerare come equivalenti gli interessi dell’Italia e quelli di una multinazionale tedesca, in gravi difficoltà finanziarie per investimenti sbagliati oltreoceano. Il Governo ha scelto di non intraprendere nessuna iniziativa, neanche nei confronti della Commissione Europea, quanto meno per chiedere conto della parzialità delle sue insindacate decisioni, nonostante il corrente semestre di Presidenza europea in capo all’Italia.

Preoccupato per il depauperamento del sistema produttivo nazionale, come per le sorti dei lavoratori, entrati in sciopero a oltranza, e di un’area territoriale, quella di Terni, che resta la più importante dell’Italia centrale, mi unisco alle sollecitazioni per un intervento politico del Governo in sede europea, fondato su un orientamento strategico chiaramente espresso in materia di politica industriale.

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