Siria si prepara a un “Venerdì della collera”

DAMASCO – Ore drammatiche quelle che si stanno vivendo in Siria. La città è sottoassedio e secondo quanto riportato da alcune fonti le vittime sarebbero 500 dall’inizio della rivolta. Il regime di Bashar al-Assad ha schierato l’esercito e la città di Daraa è rimasta senza cibo. Manca acqua, elettricità e le principali comunicazioni sono state interrotte.

Mustafa Osso, attivista per i diritti umani in Siria, ha riferito di 200 esponenti del partito Baath dimessisi per protesta. Su facebook i principali gruppi di informazione della ‘rivoluzione siriana’ parlano di controlli serrati su mail e profili. Si suggerisce di cambiare l’estensione di file audio, video e di immagini per depistare eventuali sabotaggi. Su twitter testimoni riferiscono di centinaia di siriani in fuga nel nord del Libano dopo gli scontri nella città di Tall Kalakh. Carri armati sono entrati questa mattina nella città di Madaya, a 40 km a nord-ovest di Damasco. E posti di blocco sono stati piantonati a ogni ingresso.

Gli attivisti dei “Giovani della rivoluzione siriana” hanno lanciato un appello sulla propria bacheca a partecipare in massa alla protesta indetta per domani, venerdì 29 aprile, dopo i fatti accaduti a Daraa: “Venerdì della collera, il 29 aprile, in solidarietà con Daraa” e “Ai giovani della rivoluzione, domani saremo in tutte le piazze, in tutte le strade”. Si prepara una vera e propria battaglia che rischia di portare la Siria verso una guerra civile, dagli esiti incerti dato che anche l’esercito sta manifestando un certo malcontento. Secondo alcuni racconti, riportati da Daraa, diversi militari si sono rifiutati di obbedire all’ordine di sparare.

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non ha ancora preso una decisione unitaria. Al momento gli Stati Uniti e l’Europa condannano apertamente le violenze del regime. Russia e Cina sono contrarie a qualsiasi possibilità d’intervento. Secondo quanto dichiarato da Alexander Pankin, vice ambasciatore russo presso le Nazioni Unite: “Una vera minaccia per la sicurezza regionale, a nostro avviso, potrebbe derivare da interferenze esterne in un fatto interno della Siria inclusi i tentativi di spingere verso soluzioni già pronte o prendere posizione”. Per venerdì, lo stesso giorno della “collera” siriana, è stato convocato il Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Una sessione speciale, per discutere della situazione siriana, voluta dagli Stati Uniti e da altri 16 Paesi fra cui Gran Bretagna e Francia. La richiesta non è stata appoggiata da nessun stato arabo.

La Gran Bretagna intanto ritira l’invito all’ambasciatore siriano per le nozze reali del Principe William e Kate Middleton. Una decisione arrivata all’ultimo momento, dopo le proteste degli attivisti e le critiche dal partito di opposizione. “Alla luce degli attacchi di questa settimana contro i civili da parte delle forze di sicurezza siriane, che abbiamo condannato, il ministro degli Esteri ha deciso che la presenza dell’ambasciatore siriano presso il Royal Wedding sarebbe inaccettabile e che non dovrebbero partecipare” ha detto il portavoce in un comunicato. Siria sempre più isolata dunque.

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