Annozero. Quando ai pastori sardi viene tolta la parola

ROMA – E’ un vero peccato che ultimamente le puntate di Annozero finiscano sempre come si suol dire a “tarallucci e vino”, con i soliti personaggi di destra e di sinistra che invece di affrontare con serietà i problemi del paese finiscono per litigare  su tutto e dimenticarne persino la ragione, anche quando i fatti sono così evidenti da parlare da soli.

E ieri il buon Sandro Ruotolo con il suo servizio dalla Sardegna ha messo sul fuoco un bel po’ di problemi reali, non proprio di secondo ordine e sui quali con assoluta certezza matematica molti degli italiani si saranno riconosciuti. Un giovane tecnico della scuola  ha riaperto un’altra vertenza infinita, quella sulla scuola, sui tagli e sui pochi investimenti che pero’ finiscono alle scuole private a scapito di quelle pubbliche, mentre un Formigoni lo smentiva. Tuttavia in quello studio televisivo ormai non succede più niente, o quasi. Si parla, si discute e soprattutto si alza la voce per far valere la propria ragione e cosa strana a farlo sono quasi sempre i soliti personaggi. Fateci caso. Giornalisti del tipo “vi dico io come stanno le cose”, oppure noti esponenti del governo o dell’opposizione,  i quali sarebbe d’obbligo invitarli, ma non più di due volte.  La prima per affrontare un problema, la seconda per vedere se è stato risolto. Molto semplice. Invece ogni giovedì sera ci troviamo il noto ventaglio di opinionisti, che si schierano spesso sfacciatamente con la loro parte politica, mentre i pochi intenti risolutivi svaniscono come una bolla di sapone. Non vorremmo assistere nuovamente a qualche ministro con la lavagna che da la sua lezione o sentire uno scrosciante applauso strappato indebitamente al pubblico presente a un ministro che scalcia contro i cronisti scomodi. Insomma non è questo l’Annozero che i telespettatori attendono con ansia ogni giovedì sera, magari davanti ad un piatto di pasta riscaldata al microonde.

Sicuramente per chi è incollato davanti alla televisione non è un bel vedere e sentire. Come i pastori, gli operai e le famiglie, che ieri in collegamento dall’isola sarda hanno dovuto sorbirsi l’ennesima propaganda elettorale, nonostante la loro esasperazione si facesse sentire: “Faremo la rivoluzione con i forconi”, avevano detto lanciano  la sfida ai politici, al governo e alle istituzioni.  Proprio come facevano i contadini nei primi del ‘900 per liberarsi dai latifondisti speculatori. Insomma  storie di dignità  perdute, calpestate e poi abbandonate. Come si può restare indifferenti davanti a drammatiche realtà come quelle a cui abbiamo assistito ieri sera? Insomma sarà pur vero il detto che per fare politica bisogna avere il pelo sullo stomaco, ma quando è troppo è troppo. Per fortuna il telecomando non ha le batterie scariche.

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