ROMA – Se ne va a testa alta, convinto che il tempo sarà galantuomo e, in un’aula di Montecitorio quasi deserta, dove si contano appena un centinaio di deputati, il ministro per le Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi fa il suo annuncio: “”A sole 72 ore dai fatti c’è la presa d’atto della necessità della mia scelta, mi dimetto.
A 72 ore dai fatti e non a 72 giorni””.Lupi rivendica il lavoro fatto “”in 22 mesi che non può essere cancellato dagli ultimi tre giorni””, sottolinea che “la legge obiettivo non è criminogena” e soprattutto non invoca “garantismo perché non ho ricevuto nessun avviso di garanzia”. Lupi affronta l’aula “per un gesto di estremo rispetto verso il Parlamento” e “per rivendicare il ruolo decisivo della politica nella guida del Paese, non per difendermi da accuse che non mi sono state rivolte”. Il suo gesto, le dimissioni, avrà un senso, spiega, se “”servirà a rafforzare l’azione di governo e a rilanciare il progetto del partito”, il Nuovo centrodestra. Renzi? Lupi ribadisce per l’ennesima volta che “al di là dei retroscena, e siamo troppo abituati in questo palazzo a vivere di retroscena, in un confronto franco, leale, sereno non mi ha mai chiesto di dimettermi”. Quello che è certo, ricorda, è che “dimettendomi da ministro non mi sono dimesso nè da padre nè da marito. Per me gli affetti vengono prima di tutto e di certo prima di una poltrona”. Poi risponde alle due principali accuse che gli sono state rivolte: la mancata rimozione di Ercole Incalza e la’raccomandazione’ del figlio per un posto di lavoro. Su Incalza Lupi spiega di non aver ritenuto di rimuoverlo perchè “dopo approfondita istruttoria ho potuto verificare che nei vari procedimenti penali che ha avuto non ha subito alcuna condanna” e questo “è un elemento oggettivo”. Infine il capitolo più doloroso per lui, il figlio: “Non ho mai fatto pressioni con chicchessiaper procurargli un lavoro”. La telefonata a Incalza per fargliincontrare il figlio? “L’intercettazione – aggiunge – documenta che ho proposto a mio figlio, come farebbe qualsiasi padre, la possibilità di fargli incontrare una persona di grande esperienza per consigliarlo sulla scelta da fare. La sua decisione di chiamare Perotti non può essermi addebitata. Conosco Perotti da anni, che bisogno avrei avuto di chiedere a Incalza di intercecedere per lui? Se avessi voluto, avrei potuto farlo io. E non l’ho mai fatto”. Quanto all’abito sartoriale ricevuto in dono: “Credo sia evidente e inverosimile che un amico di famiglia da 40 anni abbia pootuto accreditarsi a me con un vestito”.Infine qualche parola per le opposizioni, M5S in testa, che lo hanno attaccato, per “quei giovani deputati che urlando fuori dalla realtà e agitando demagogia a brandelli, mi hanno insultato: vi auguro dal profondo del cuore di non trovarvi mai dentro bolle mediatiche difficili da scoppiare”. Poi “stop”, come Lupi stesso dice, congedandosi dall’aula e dal governo.