Il governo approva la manovra lacrime e sangue. 45 miliardi in due anni

ROMA – Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge contenente ulteriori tagli per 45 miliardi fra 2012 e 2011 (ma alcuni risparmi si avranno già a partire da quest’anno). Il ministro Giulio Tremonti ha precisato che non sono stati toccati la scuola e la sanità.

I lavoratori statali

Il pagamento con due anni di ritardo dell’indennità di buonuscita dei lavoratori pubblici. E’ la misura prevista nella bozza di decreto – che secondo le anticipazioni  sarà esaminato dal Consiglio dei ministri stasera.

La tredicesima mensilità
I dipendenti del pubblico impiego che non rispetteranno gli obiettivi di riduzione della spesa previsti non avranno la tredicesima mensilita’. E’ una delle misure contenute nella bozza di manovra che entra al Cdm.

Addio ai ponti
Le feste infrasettimanali “non concordatarie”, cioe’ non religiose, saranno spostate alla domenica, per evitare i lunghi ponti. Su questo punto quindi c’è stato un cambiamento rispetto alla bozza originaria, che prevedeva lo spostamento al lunedì.

L’aumento dell’Irpef
Aumento della quota Irpef per gli autonomi per i redditi sopra i 55.000 euro. E’ una delle misure contenute nella bozza di manovra che entra al Cdm. La misura dovrebbe essere triennale. 

Il contributo di solidarietà
E’ previsto un “contributo di solidarieta”‘ dai redditi privati medio-alti, pari al 5% della
quota eccedente i 90.000 euro e del 10% della quota eccedente i 150.000 euro. E’ quanto prevede la bozza di manovra che sara’ discussa nel Consiglio dei ministri convocato per il varo del pacchetto anti-crisi. L’intervento ricalca quello gia’ previsto per i dipendenti pubblici.

Soppressione delle province
Dalle prossime elezioni è prevista la soppressione delle Provincie sotto i 300.000 abitanti, fusione dei Comuni sotto i mille abitanti, con sindaco anche assessore, e la riduzione dei componenti i Consigli regionali. Molise innanzitutto, ma anche Toscana, Liguria e Sardegna: sarebbero queste alcune tra le regioni più penalizzate dal taglio delle province, sempre nel caso che le nuove norme fossero applicate anche dalle Regioni a statuto speciale. Se per il Molise sarebbe una vera Caporetto, visto che sono sotto i 300mila abitanti tutte e due le sue province, a pagare un conto salato sarebbe pure la Sardegna,dove su 8 province 6 cadrebbero sotto la scure della riforma (Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Nuoro, Ogliastra, Olbia Tempio e Oristano). Va male anche alla Toscana, che vedrebbe dimezzate le sue 10 province, visto che 5 rischiano di scomparire (Grosseto, Massa Carrara, Pistoia, Prato e Siena). Stessa sorte per il Piemonte, che da 8 passerebbe a 4 province, con la soppressione di Asti, Biella, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli. Mentre uno scenario ancora peggiore si prospetterebbe per la Liguria, che da 4 scenderebbe a una sola provincia, visto che a esclusione di Genova, tutte le altre sono sotto i 300mila abitanti. Dimezzamento in vista anche per le province del Friuli Venezia Giulia, dove il rischio cancellazione riguarda Gorizia e Trieste. E una provincia sola resterebbe in Umbria, (dove rischia di essere spazzata via Terni) e in Basilicata, visto che la scure si abbatterebbe su Matera. Appena meglio la situazione in Calabria (su 5 province, sarebbero cancellate quelle di Vibo Valentia e Crotone) e nella Marche dove sparirebbero 2 delle 5 province, Ascoli Piceno e Fermo.

Le donne in pensione a 65 anni dal 1015
Viene anticipato dal 2020 al 2015 il progressivo innalzamento a 65 anni (entro il 2027) dell’eta’ pensionabile delle donne nel settore privato.

La tracciabilità delle transazioni sopra i 2.500 euro
Tra le anticipazioni nella bozza, anche la tracciabilita’ di tutte le transazioni superiori ai 2.500 euro con comunicazione all’Agenzia delle entrate delle operazioni per le quali e’ prevista l’applicazione dell’Iva. 

L’iva
Nella bozza di manovra entrata in Consiglio dei ministri non appare l’aumento dell’Iva. Anzi l’ipotesi sarebbe accantonata. Salterebbe anche qualunque intervento sugli immobili e i patrimoni mobiliari. Nella bozza della manovra anticrisi si prevedono maggiori sanzioni (fino alla sospensione dell’attività) per mancata emissione di fatture o scontrini fiscali.

Pd: “manovra iniqua”

«Da quanto emerge dal Consiglio dei Ministri, se dovessero essere confermate le indiscrezioni uscite fin qui, la cosiddetta ristrutturazione della Manovra approvata a metà luglio lascia il vuoto sulla parte relativa alla delega assistenziale e fiscale ma ne acuisce l’iniquità sociale. Il vuoto su una parte così rilevante che dovrebbe portare 4 miliardi già l’anno prossimo e 20 miliardi dal 2013, purtroppo verrà notato da chi compra i nostri titoli di debito». Lo afferma Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro della segreteria nazionale del Pd. Sul piano sociale, rileva, «vengono drammaticamente colpite le condizioni di vita dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie con i tagli ai servizi sociali e gli aumenti di tasse a cui sono costrette Regioni, Province e Comuni. Vengono anche colpite pesantemente le classi medie che fanno fino in fondo il loro dovere fiscale con il pesante inasprimento Irpef, mentre per l’evasione soltanto palliativi». Infine, prosegue Fassina, «mancano misure credibili ed efficaci per la crescita, il vero problema per l’affidabilità del nostro debito pubblico, mentre l’aggravamento dell’iniquità sociale causato dalla manovra produrrà effetti ancor più depressivi sull’economia reale. È evidente che il governo Berlusconi – se fossero confermate le indiscrezioni uscite fin qui – si dimostra non soltanto colpevole per il passato, ma inadeguato alle sfide di oggi». Secondo Pierluigi Bersani gli interventi previsti «non sono sopportabili e non prevedono nulla per la crescita. Tremonti ha parlato di una ristrutturazione della manovra, qui non c’è proprio nulla di questo ma si anticipa semplicemente una manovra che i mercati avevano giudicato già inadeguata. Si anticipa una fantomatica delega assistenziale, con una clausola che dice ‘se non riusciamo a completare la delega, tagliamo le detrazioni al 20%. Questo vuol dire caricare tutto sulle famiglie ed è insostenibile. Quando ieri dicevo al governo ‘non fatevi tremare i polsì, oggi devo prendere atto che gli sono tremate le gambe. Questi qui -ha detto ancora Bersani riferendosi ai componenti del governo e della maggioranza- vorranno prendere in giro il Paese».

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