La manovra dell’ingiustizia sociale. Ecco cosa provocherà

ROMA – La manovra che esce dall’aula del Senato approvata in prima lettura, ha un impatto ancora più pesante e punta al miraggio del pareggio di bilancio già nel 2013 grazie a una correzione dei conti che allo stato attuale delle previsione ammonta a circa 54 miliardi di euro rispetto ai 49,8 della prima versione di manovra contenuta nel decreto di Ferragosto.

Con questa cifra il saldo complessivo arriva a sfiorare i 70 miliardi di euro nel 2014.

Il maxi-emendamento del governo sottoposto a fiducia prevede, tra le novità più pesanti come entrate, il ritocco dell’Iva con il passaggio al 21 per cento dei prodotti attualmente soggetti al 20.

Il ritocco dell’Iva non è però neutro, ovvero non colpisce tutti nello stesso modo, come qualcuno erroneamente pensa, ma penalizza maggiormente i nuclei familiari titolari di redditi medio bassi che hanno una propensione al risparmio nulla o negativa mentre colpisce meno i titolari di redditi elevati con una elevata propensione al risparmio.

Questo perché una famiglia titolare di un reddito basso, e che quindi è costretta a spenderlo integralmente per campare, verrà colpita dall’aumento dell’Iva su tutto il proprio reddito mentre una famiglia che dispone di un reddito molto elevato, e che quindi ha la possibilità di avere una quota di risparmio verrà colpita solo su una parte del proprio reddito, quella che spende. Un altro effetto perverso dell’aumento dell’Iva è che tende riflettersi in una contrazione ed in uno spostamento dei consumi, le famiglie che già oggi arrivano con difficoltà alla fine del mese saranno stimolate a ridurre i propri consumi ed a spostarli, sia spostandoli verso beni più economici e sia  spostandoli nel tempo, ciò si potrebbe riflettere in un introito minore dei 4 miliardi previsti e sperati ed in una ulteriore spinta depressiva all’economia. Per un confronto con le altre grandi economie europee la Germania ha l’Iva al 19,6% come la Francia, la Spagna al 18% e la Gran Bretagna al 20%.
L’equiparazione dell’età di pensionamento delle donne nel settore privato e pubblico comincerà due anni prima, con l’innalzamento di un mese nel 2014 e l’arrivo a 65 anni nel 2026 invece che nel 2028.
Ciò porterebbe un risparmio nel 2026, tra 15 anni, pari a 3,9 miliardi di euro.

L’inserimento della supertassa, altrimenti detta contributo di solidarietà, adesso riguarda una platea ristrettissima ed accuratamente selezionata di circa 34 mila contribuenti che dichiarano oltre 300.000 euro annui di reddito e che saranno assoggettati ad una imposizione aggiuntiva del 3% e porterà nelle casse dello Stato un po’ di spiccioli, meno di una novantina di milioni di euro. In Italia infatti, nonostante il nostro paese sia il secondo mercato al mondo per vendite di Lamborghini e Ferrari, il terzo di esportazione per Mercedes e Bmw e il quarto per le Porsche ha pochissimi contribuenti che dichiarano redditi elevati ed è il terzo in europa per evasione fiscale, alle spalle solo di Grecia e Spagna.

E nella formulazione corrente suona quasi offensiva la previsione del taglio delle indennità ai parlamentari, che ben lungi dal rispecchiare i focosi annunzi dei giorni scorsi si limita ad una ritoccatina del 20 per cento della quota oltre i 90 mila euro e 40 per cento di quella oltre i 150 mila per gli eletti che hanno altri redditi; ma contestualmente si preoccupa di allargare, e di molto, le maglie della originale previsione di incompatibilità consentendo a senatori e deputati di svolgere il ruolo di sindaco in comuni medio piccoli e di consiglieri ed assessori in tutte le città.

Per quanto riguarda la fuffologia racchiusa negli annunciatissimi tagli del 50 % del numero dei parlamentari e dell’abolizione delle province sono rimandate, ovviamente, ad una futura legge costituzionale ma pochi scommettono sul futuro di questi tagli.

Una manovra quindi che nel suo complesso si accanisce contro quel che resta del ceto medio, gruppo sociale che seppur in via di estinzione è ormai additato come un nemico da combattere.
Mentre dalla stessa manovra escono vincitori e a testa ben alta i titolari delle auto sportive da centinaia di migliaia di euro parcheggiate in centro, i proprietari delle barche da milioni di euro intestate a prestanomi ed ormeggiate nelle più rinomate località turistiche, i possessori di patrimoni milionari, tutti graziati dalla manovra più pesante che l’Italia abbia mai visto ed impegnati a farci marameo con la manina.

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