Santoro fa infuriare Masi: chiede l’arbitrato e così salva “Annozero”

Andranno in onda le prossime puntate della popolare trasmissione dell’anchor man, la più seguita di tutta la televisione

ROMA – La bestia nera del direttore generale della Rai Mauro Masi, Michele Santoro, sembra azzeccare ogni sua mossa. Non solo, con un team di avvocati molto accorti, oramai riesce a contrastare efficacemente ogni mossa, anche la più impervia, del suo antagonista ma dimostra come le sanzioni e i tentativi di cacciarlo dalla Rai risultino sempre in contrasto con le più elementari regole giuridiche e giornalistiche.

È stato lo stesso popolare anchor-man ad annunciare, nell’ultima puntata della sua trasmissione, che, con i suoi legali, aveva realizzato come non ci fossero i tempi tecnici per un’opposizione alla sanzione disciplinare comminata ai suoi danni e che prevedeva la sospensione per dieci giorni non continuativi di “Annozero”, in modo tale da far saltare due puntate del programma. Ecco che allora si è deciso di ricorrere all’articolo 7 dello Statuto dei lavoratori, che prevede il ricorso all’arbitrato interno nel caso in cui il lavoratore abbia subito una sanzione di natura disciplinare. Nel frattempo, la norma richiamata prevede che gli effetti del provvedimento siano sospesi. In questo modo, “Annozero” andrebbe regolarmente in onda giovedì prossimo.

Il Santoro crocifisso

Masi ha reagito malissimo alla mossa del suo dipendente, dichiarando di rifiutare l’arbitrato ma la legge, come ha fatto notare Domenico D’Amati, il legale del conduttore, non prevede un rifiuto del capo dell’azienda in casi come questo. D’altronde, nel nostro sistema costituzionale è sancito il diritto di qualsiasi persona a chiedere la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. Quindi, a differenza di quanto pensa Masi, ad una sanzione disciplinare qualsiasi lavoratore può rispondere con la richiesta di un giudizio da parte di un organo interno all’azienda dopo aver esposto le sue ragioni in contraddittorio con la controparte.

Ma ciò che stupisce sempre di più sono le condizioni in cui Santoro continua ad essere costretto a lavorare. L’ultima puntata ha raccolto sei milioni di telespettatori (oltre il 23% di share), sbaragliando la concorrenza e perfino il programma di Bonolis. Il sondaggista Luigi Crespi sottolinea come  “Santoro che di questi scontri si nutre e dal contrasto riesce ad attingere sempre una forza decuplicata ha inoltre lanciato il suo appello a non chiudere Anno Zero, una specie di richiesta di plebiscito, una chiamata alle armi che ha seppellito la Rai”.

Il furore della destra e di Berlusconi

Santoro e “Annozero” stanno rafforzando le crepe che oramai si misurano in metri della destra berlusconiana e delle sue ansie nevrotiche di censura. Il Cavaliere vuole a tutti i costi il licenziamento del giornalista, in contrasto perfino con il suo avvocato Niccolò Ghedini e con la stampa di famiglia (“Il Giornale” si è schierato, a modo suo s’intende, contro la sospensione del programma). Il dg Masi sa bene che non può licenziare l’anchor-man perché l’Italia ancora non è diventata come lo Zimbabwe (ma se questa destra dovesse vincere le prossime elezioni lo diventerà in pochissimo tempo) e dunque ha cercato di sfruttare il pur innocuo “vaffa in bicchiere” pronunciato da Santoro per eliminare almeno due puntate del programma (meglio di niente).

Santoro, dal canto suo, ha lanciato presso i sei milioni di telespettatori che lo seguono il suo proclama, prima invitandoli ad una raccolta di adesioni per sostenere, “non la mia persona” ha precisato, ma “il vostro diritto a vedere questo programma”. Decine di migliaia di risposte stanno pervenendo su facebook. Poi ha concluso la trasmissione cantando, insieme ad un felice Roberto Formigoni, la “libertà” di Giorgio Gaber, mentre a Masi e a Berlusconi i livelli di bile raggiungevano pericolosi limiti di guardia.

Fulvio Lo Cicero

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