MIANO – Arriveranno a Napoli tra qualche giorno, presumibilmente all’inizio della prossima settimana, gli ispettori incaricati dal Guardasigilli Francesco Nitto Palma di verificare eventuali illeciti disciplinari nell’inchiesta sulle escort portate da Tarantini dal premier Berlusconi. A Napoli però- secondo quanto si è appreso – non si recherà di persona il capo degli ispettori di Via Arenula, Arcibaldo Miller, in questi giorni infatti sarà messa a punto anche l’altra squadra di ispettori che Palma ha deciso di inviare a Bari.
La decisione su Miller emerge dalle notizie che vogliono il Csm intento a valutare l’ipotesi di revocare il collocamento fuori ruolo al capo dell’Ispettorato del ministero della Giustizia; un atto che se venisse effettivamente compiuto costringerebbe il capo degli ispettori di Palma a rinunciare al suo incarico. Il motivo nasce dal fatto che il nome di Miller compare nelle carte dell’inchiesta sulla P3.
«Le ispezioni disposte dal ministro della Giustizia Nitto Palma sono vere e proprie intimidazioni nei confronti dei magistrati di Napoli e Bari». Lo ha detto Antonio Di Pietro incontrando i giornalisti nella sede dell’Idv. L’ex pm ha chiesto al Csm di intervenire su «un’iniziativa avviata solo perché si sta indagando su Silvio Berlusconi e che sarebbe invece inconcepibile per un normale cittadino». Secondo il leader dell’Idv le ispezioni sono «inaccettabili, anche perché il codice di procedura penale garantisce tutti i diritti per gli imputati per una revisione di una decisione della magistratura. Si tratta – ha concluso Di Pietro – di un colpo aberrante allo Stato di diritto».
«Stiano subendo attacchi concentrici, ingiustamente anche perché non abbiamo più l’inchiesta madre. Vogliono depotenziare e delegittimare la procura di Napoli: forse qualcuno invidia i nostri risultati – ha detto il procuratore Giovandomenico Lepore – Dal ministero comunque potrebbe anche arrivare solo la richiesta di alcuni atti».
Nel frattempo si apprende che sarà la procura di Perugia ad occuparsi della lettera-denuncia fatta pervenire ieri ai giornalisti da Alfonso Papa in cui il parlamentare, detenuto nell’ambito dell’inchiesta sulla P4, denuncia presunte pressioni da parte dei magistrati di Napoli per indurlo ad accusare il premier Berlusconi con la promessa della scarcerazione. Lo ha precisato, rispondendo alle domande dei giornalisti, il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore il quale non ha escluso una eventuale querela per diffamazione nei confronti di Papa. Lepore ha spiegato che la procura di Perugia già ha aperto un fascicolo su un analogo esposto di Papa nei confronti del pm di Napoli Francesco Curcio: del caso è stata investita la magistratura umbra in quanto Curcio per un periodo è stato in servizio al tribunale di Roma. «Non è la prima volta che Papa accusa i miei sostituti – ha detto Lepore – di volerlo costringere a dire cose. Capisco il suo stato, stare in galera fa male, ma non deve dimenticare che chi ce l’ha mandato è stato il Parlamento, quelli che ora vanno a visitarlo. Io sto continuando a rispondere alle interrogazioni parlamentari» Il procuratore rispondendo alle domande dei cronisti sulla indagine aperta in seguito alle anticipazioni fatte dal settimanale Panorama che nell’agosto scorso aveva rivelato l’esistenza di una richiesta di misure cautelari per Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola ha sottolineato di non poter essere più preciso sulla vicenda, in quanto l’inchiesta è tuttora in corso. «Per quella fuga di notizie – ha commentato il procuratore – nessuno però si è indignato né ha chiesto ispezioni».