Nave Costa. Una tragedia costellata dai misteri. Domande senza risposta

ROMA – Sale a 11 persone il bilancio delle vittime,  mentre 26 sarebbero i dispersi del naufragio della nave Costa Concordia avvenuto venerdì scorso vicino all’isola del Giglio.

Almeno questi sono i numeri che sono stati diffusi quest’oggi. Tuttavia i punti oscuri di questo drammatico episodio restano aperti. Sulle gravissime accuse di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono di nave alla quale dovrà rispondere il comandante Francesco Schettino ( oggi sospeso dalla Costa), sarà l’autorità giudiziaria a decidere, ma su chi veramente fosse a bordo della nave crociera la sera del drammatico incidente bisognerà fare chiarezza.
Eì spuntata anche la famosa bionda con la quale il comandante si sarebbe accompagnato a bordo della Concordia poco prima dei terribili momenti che hanno preceduto il naufragio.. Si tratta di una moldava di 25 anni Domnica Cemortan,  che in un’intervista rilasciata a una tv del suo Paese ha detto di essere un membro dell’equipaggio, o meglio  una dipendente della Costa in vacanza e per questo motivo aveva diritto a trovarsi con gli altri ufficiali sulla plancia di comando.
Una giustificazione poco plausibile. L’ex comandante della Costa, Mario Palombo, afferma che “nessuno porterebbe ospiti in plancia durante manovre impegnative se non autorizzato”. Insomma cosa ci faceva Domnica Cemortan in plancia in quei momenti concitati mentre era in corso una vera e propria emergenza?
Il suo nome  inizialmente non aveva trovato nessun riscontro, poi la Costa in un comunicato stampa ha precisato che la signora moldava “risulta senza dubbio persona regolarmente imbarcata il 13 gennaio stesso nel porto di Civitavecchia e regolarmente registrata”. E poi: “le leggi vigenti, le norme di sicurezza e i sistemi di controllo che l’azienda adotta con assoluto scrupolo, non consentono l’imbarco di persone non registrate”.

Nonostante le rassicurazioni la sensazione che prevale non è quella che ci sia la massima trasparenza. Ancora più inquietante è il giallo sui corpi ritrovati. Su undici vittime solo otto al momento hanno un nome e un cognome. Come mai nessuno ha denunciato la scomparsa di queste persone senza nome. Insomma se nessuno dei familiari o amici li ha riconosciuti chi erano queste persone? Indubbio che bisognerà attendere ancora un lasso di tempo non precisato, ma p le domande per ora non trovano risposta.

Gli incidenti, nostro malgrado, si sono sempre verificati. Che la causa sia riconducibile all’errore umano o a un’avaria delle strumentazioni è possibile. Ma nel caso della Concordia il dito punta dritto sulla gestione di questa emergenza. L’allarme lanciato in ritardo e di fatto l’incapacità di far fronte a una situazione limite, alla quale i membri dell’equipaggio avrebbero dovuto affrontare con un minimo di professionalità, lascia basiti.  
E c’è un’altra domanda. La Concordia è stata costruita dalla Fincantieri ed è stata battezzata il 7 luglio 2006. Quindi parliamo di un’imbarcazione di ultima generazione realizzata a compartimenti stagni. Possibile che non sia stato possibile isolare solo i ponti interessati all’allagamento, come dovrebbe prevedere l’ultima generazione di imbarcazioni di questa stazza?

C’è un ultimo punto oscuro che riguarda i giubbetti di salvataggio. Secondo le testimonianze si è verificato che  qualcuno non fosse entrato in possesso di questa dotazione estremamente importante. Altri hanno avuto l’impressione che quest’ultimi non potessero soddisfare il numero totale di tutti i passeggeri, ovvero 4.880 quan’è la capienza inclusi i 1.100 membri d’equipaggio.
La nave è grande: un palazzo di dieci piani galleggiante. Ma il fatto che presenti queste dimensioni non giustifica il tragico accadimento.

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