Trattativa Stato mafia. Ciancimino jr. tira in ballo De Gennaro che lo querela

ROMA – Massimo Ciancimino, figlio di Vito l’ex sindaco mafioso di Palermo ha tirato in ballo nella famosa trattativa tra Stato e mafia l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro.

Lo aveva raccontato agli a ufficiali di polizia giudiziaria che indagano sul caso, dicendo che l’attuale responsabile del Dipartimento delle Informazioni per la sicurezza sarebbe stato molto vicino al misterioso “signor Franco”, l’agente dei servizi segreti che avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella mediazione  tra le cosche mafiose e gli esponenti delle istituzioni. Tuttavia, oggi davanti ai magistrati di Caltanisetta avrebbe preso le distanze da tali  affermazioni attribuendole al padre morto nel 2002, il quale però nutriva forti risentimenti nei confronti dell’investigatore che lavorò a lungo a fianco di Giovanni Falcone. Nonostante il figlio di don Vito abbia sostenuto di essere stato equivocato e abbia precisato di avere saputo dal padre soltanto che De Gennaro sarebbe stato vicino al più anziano 007, i sostituti che lo interrogavano lo hanno incalzato sulla identità del signor Franco, a lungo da lui taciuta. Le risposte non sarebbero apparse convincenti e potrebbero ora costare a Ciancimino un’indagine per calunnia e l’iscrizione nel registro degli indagati. Un provvedimento che ha lasciato sorpresi anche i magistrati di Palermo, i quali sostengono che Massimo Ciancimino si sia limitato a riferire le parole del padre.

Tuttavia nome di De Gennaro venne in qualche modo accostato a quello dello 007 già in un bigliettino manoscritto dell’ex sindaco di Palermo. A luglio, infatti, Massimo Ciancimino ha consegnato ai magistrati del capoluogo un documento del padre, che risalirebbe ai primi anni ’90, con 12 nomi di investigatori e politici, come l’ex ministro Franco Restivo, l’ex questore Arnaldo La Barbera, il funzionario del Sisde Bruno Contrada, il generale dell’Arma Delfino e il funzionario dell’Aisi Lorenzo Narracci. Nella lista c’era anche un tale Gross e, accanto, le iniziali  F/C, che, a detta del figlio dell’ex sindaco, avrebbero indicato i due nomi con cui lo 007 era noto: Franco e Carlo.

Una freccia collegava poi Gross a un altro cognome: “De Gennaro”. Il riferimento a Gross indusse la Procura di Palermo a fare accertamenti su un ex console onorario israeliano, Moshe Gross, ora ultraottantenne. Ma la pista si sarebbe rivelata un buco nell’acqua. Tra vari colpi di scena, la caccia al signor Franco vede impegnate le due Procure siciliane da mesi.
A maggio sembrava che il volto del misterioso 007 apparisse a un evento mondano in un periodico romano dell’epoca. Ma di foto non c’è nessuna traccia. Massimo, dal canto suo, e questo lo racconta anche nel libro scritto con il giornalista Francesco La Licata, avrebbe visto più volte il Signor Franco, ha  fornito un identikit, recentemente ha fatto dei sopralluoghi dove lo avrebbe visto e addirittura ha fatto avere ai magistrati il suo contatto di telefono, risultato poi essere un numero inesistente. Ma l’oscuro personaggio ancora non si sa chi sia. Siamo in una zona d’ombra. Per questo i magistrati contestano a Massimo Ciancimino di rateizzare le sue rivelazioni.

Nel frattempo De Gennaro, replica alle accuse: “Le affermazioni del signor Ciancimino mi lasciano del tutto indifferente, tanto evidente è la loro falsità. Non mi lascerò intimidire da quest’ennesimo attacco mafioso, così come non mi hanno mai fermato e intimidito i ripetuti attentati alla mia vita”. E poi aggiunge: “Ho dato incarico ai miei legali di sporgere formale denuncia di calunnia contro il Ciancimino e chiunque altro, per qualsiasi motivo ed a qualsiasi titolo, abbia concorso nel reato o ne abbia favorito la commissione”.

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