Il governo colpisce l’essenza stessa dell’articolo 18. La Cgil non ci sta

ROMA – Monti usa il tono duro. La vicenda è chiusa. Non si discute più. L’articolo 18: sono tutti d’accordo salvo la Cgil.

Poi precisa ancora: giovedì sarà la giornata conclusiva ma non si rimette in discussione ciò che è stato approvato . Senza fare nomi  il presidente del Consiglio si rivolge chiaramente sia alla Cisl che alla Uil. Bonanni  infatti ha dato il suo sì   all’articolo 18  in una formulazione che, di fatto lo elimina. La possibilità di reintegro resta solo per licenziamenti discriminatore. E ci mancherebbe che uno venisse cacciato  perché ha la pelle di n colore diverso dal bianco o  perché è gay e via dicendo. Niente reintegro per i licenziamenti individuali  oggettivi , che non si capisce bene cosa vuol dire, e per motivi di natura economica. Per i licenziamenti dovuti a motivi disciplinari deciderà il giudice se, nel caso abbia ragione il lavoratore, ci sarà reintegro o meno.

Ancor più precisamente il reintegro si può avere solo nei “casi più gravi”. Come dice Susanna Camusso, segretario generale della Cgil che domani vedrà riunito il Direttivo, in questo modo si colpisce la “ essenza stessa dell’articolo 18”, si priva del suo ruolo di “ deterrente”  a tutela dei   diritti dei lavoratori.  Camusso sottolinea che ancora una volta, come per le pensioni, pagano i lavoratori, rileva che anche le misure per le liberalizzazioni sono state talmente annacquate da non avere  più particolare efficacia. Ribadisce quanto già affermato dalla segreteria della Confederazione: il vero obiettivo della riforma sono i licenziamenti facili.  La proposta del governo è fortemente “squilibrata.”Si arrampica sugli specchi il segretario generale della Cisl che dipinge il complesso delle misure come una specie di paradiso per i lavoratori, in giovani, le donne, i precari , disoccupati. Aveva dichiarato che  fino a giovedì si sarebbe lavorato per migliorare la riforma ma Monti lo sconfessa: questa è la riforma che ci chiedevano i mercati,l’’Europa,l’Ocse ,questa rimane, solo qualche dettaglio, qualche norma si può perfezionare . Servito anche il segretario generale della Uil il quale dice che per “ dare un giudizio positivo si deve  attendere la conclusione e che servono modifiche”. Monti lo bacchetta:  Angeletti viene annoverato fra coloro che si sono espressi positivamente in trattativa, quindi  si taccia, non ci saranno modifiche di alcun genere. Ancora una smentita a Bonanni il quale aveva  rivendicato alla sua organizzazione il fatto che il “ tavolo” non si concluda con un documento che avrebbe visto i sindacati divisi. Monti lo sbugiarda. E’ lui che ha deciso di non far siglare alcun accordo perché, spiega, è sempre stato contrario ad un rapporto paritario con i sindacati, si chiami concertazione o in altro modo. E’ lui che deciderà con quale proposta si presenterà al Parlamento di cui conferma il ruolo determinante. Ma sia il premier che Fornero dicono chiaramente che  se ci saranno modifiche dovranno essere di poco significativo, tali da non  interferire nella struttura complessiva della riforma e non intaccando il vero obiettivo, quello di eliminare la “ blindatura” data dall’articolo 18 ai diritti dei lavoratori.

Sia Monti che Fornero non escludono la presentazione di un decreto oppure avere una delega per definire la legge. Ma non c’è solo l’articolo 18 che  da un segno negativo alle misure decise dal governo. Fornero ha sì detto che bisogna mettere ordine nei  contratti, che ci deve essere un “contratto dominante”, quello a tempo determinato. Ma ha poi confermato che nessuna delle forme contrattuali che costituiscono una vera e propria giungla, salvo  il lavoro a chiamata. Insomma dalla giugla verrà eliminato solo un alberello, o meglio una piantina. E anche per gli ammortizzatori sociali prendiamo l’indennità di disoccupazione, pomposamente chiamata Aspi assegno sociale o  qualcosa di simile per l’impiego che durerà solo un anno. E poi? Dice Fornero ,troverà un altro posto. Il ministro  non ha ben presente il quadro drammatico della situazione economica e sociale, la disoccupazione è dilagante, il Pil è sotto zero,il fatturato dell’industria cala, la cassa integrazione esplode. Sì ma Fornero guarda lontano.  Guarda a dopo il 2013 quando, dice, si spera che la situazione cambi. E fino ad allora? Si arrangino. Nella giornata di mercoledì la Cgil discuterà e deciderà come dar  vita ad una mobilitazione che duri, che accompagni, intanto, il dibattito parlamentare, se ci sarà perché in caso di decreto, anche di legge delega, Montecitorio e Palazzo Madama non avranno alcun ruolo. Così le forze politiche, a partire da quelle che sostengono il governo. Monti non ha dato ascolto all’appello che gli era stato rivolto dal segretario del Pd, Bersani. Cerca la prova  di forza, trova il plauso dei berlusconiani in primo luogo, soddisfatti perché quello che loro volevano fare, colpire i diritti dei lavoratori, le libertà sindacali lo fa qualcun altro. Si chiude così una  giornata in cui si sono viste le capriole di Cisl e Uil, Monti e Fornero, impegnati soltanto a rispondere all’Europa, a dare un segnale che le politiche conservatrici possono essere portate avanti anche in Italia, magari anche con il consenso delle forze riformiste.  Si è giunti a questa conclusione dopo una girandola di riunioni

 

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