Fornero continua imperterrita l’avanzata. Sale la preoccupazione di chi vuol difendere i diritti acquisiti

ROMA – Mentre dall’Estero anche la stampa, vedi Financial Times, non manca di alimentare il fuoco sotto la cenere, la ministro Elsa Fornero continua la sua marcia forzata e ostinata sulla via della riforma del lavoro. 

E assicura, attraverso le agenzie di stampa, che dovrebbe essere già pronta per domani.  Intanto prosegue una vera e propria propaganda sull’argomento che già da febbraio scorso era arrivata a dipingere questa riforma come il toccasana persino per offrire più vantaggi alle donne.  Ci chiediamo dove, in che modo, e attraverso quali provvedimenti possa avvenire questo.  Sicuramente non attraverso l’abolizione dell’articolo 18 che semmai indebolisce maggiormente il ruolo delle stesse donne nell’ambito del lavoro. Forse il ministro Fornero non ha ben compreso  quali siano i risultati della precarietà e su quali “figure” sociali si è abbattuta maggiormente questa crisi. Sale ancora, alla “borsa del dubbio”, l’incertezza e lo scetticismo dello stesso Bersani.

Il segretario del Partito Democratico non stacca la mano dal freno a mano: “In questi giorni ho cercato di lanciare messaggi di ragionevolezza, ma per ora non c’è nessuna concreta novità sulla riforma del mercato del lavoro e in particolare sull’articolo 18”. Lo stesso Bersani aveva proposto misure alternative con il chiaro scopo di “tamponare le falle” contenute nella riforma proprio sul capitolo del trattamento di fine rapporto. In pratica la vecchia frase “niente di nuovo sul fronte… della riforma”, è ancora in vigore. A quanto sembra le intenzioni del governo, Fornero e Monti, sono le stesse.

Susanna Camusso, segretaria della Cgil, rilancia ovviamente la sua linea in contrapposizione con quella del progetto governativo. Si continua a parlare di scioperi e di proteste diffuse. Più ottimista sembra essere Enrico Letta, vicesegretario dello stesso PD. Il buon Letta sogna ancora la possibilità di correggere alcuni punti del testo che verrà presentato in Parlamento. In realtà non si tratta di “roba di poco conto”, né di punti sporadici, quanto semmai di una concezione conservatrice che aprirebbe le porte ad una deregolamentazione del mondo del lavoro che priverebbe gli stessi lavoratori dei diritti fondamentali finora acquisiti. L’esempio più eclatante viene dall’episodio della “controversia” Marchionne. Tre sindacalisti licenziati e poi riassunti dopo la decisione del giudice del la oro. Ma in che modo?  Il Sig. Marchionne si è permesso di imporre a questi lavoratori l’ottenimento del loro solito  stipendio a patto che non mettessero più piede in fabbrica.

Immaginiamo dunque se l’articolo 18 fosse stato abolito, quale potrebbe essere il destino di queste persone?  Eppure lo stesso premier, ben coadiuvato dal Presidente della Repubblica Napolitano, ha sempre minimizzato sulla questione dei licenziamenti facili, promettendo una vigilanza attenta ed escludendo episodi come quello citato. Come possiamo constatare la credibilità viene rapidamente a mancare.  Contemporaneamente le crepe non tardano a far capolino neppure in Parlamento. Lo stesso Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, forse non proprio attento al vero significato delle sue dichiarazioni, ha comunque sollevato alcune ipotesi che fanno riflettere: “Sono pronto a scommettere che una gran parte dei licenziamenti economici si ribalteranno in quelli discriminatori ma i giudici del lavoro saranno bravissimi ad aggirare l’ostacolo”.  Fiducia a priori sulla funzione dei giudici quindi, ma anche indicazione della veridicità di un possibile percorso che è facilmente ipotizzabile. L’esponente del PDL continua, e sempre sull’articolo 18 afferma che “sara’ il caso di riesaminare qualche altro aspetto riguardante i licenziamenti disciplinari, dove la scelta del giudice e’ molto vincolata ma non sarà’ difficile trovare una soluzione”.  L’ottimismo viene invece sostituito dal buonsenso di chi si chiede ancora quali benefici portino questi nuovi paventati provvedimenti in funzione di un miglioramento dell’ingresso nel mondo del lavoro.   Non si capisce cosa lega l’articolo 18 allo sviluppo di opportunità nuove in “ingresso”.   

Il “panzer” guidato da Lady Fornero continua dunque la sua avanzata senza lasciare intravedere spiragli diversi da quelli finora proposti. Parlare del vissuto delle persone, sia pure che si tratti di un Ministro, è sempre difficile, ma certamente in molti continuano a chiedersi il perché di tante lacrime sparse, quando poi a queste hanno fatto seguito atteggiamenti intrisi di una decisione ed una determinazione raramente riscontrabili. Sono solo i fatti, come ben si vede, che possono parlare.

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