L’alternativa, se non ora quando?

ROMA – Sono passate ventiquattro ore dalla chiusura dei seggi ed ancora non c’erano i risultati definitivi delle elEzioni. Per avere un quadro definitivo bisognerà attendere ancora, forse nella giornata di mercoledì se tutto va bene, visto che in  Sicilia pare che tutte le percentuali attribuite ai candidati sindaci vadano corrette al ribasso.

Non è la prima volta che il Viminale non dà prova di efficienza. Ma in questa occasione  i ritardi vengono giustificati dal fatto che le liste in lizza erano moltissime e ciò avrebbe reso complicato il conteggio.  Senza dubbio  la moltiplicazione delle liste ha influito, ma non tanto da far trascorrere una intera giornata, prendi Palermo per esempio, per sapere come era andata. A prescindere ovviamente da sondaggi ed exit poll  i cui autori non hanno brillato.  Scorrendo le videate che  il Viminale con grande lentezza aggiornava,  emergeva uno dei dati politici più interessanti per capire  il comportamento degli elettori, “ responsabili” di quella che il responsabile enti locali del Pd, Zoggia. ha chiamato una “rivoluzione”.  

 

Tante liste civiche, un segno di disaffezione

 A giocarsi la partita nei comuni grandi e anche in quelli più piccoli non si è scherzato, sono state  decine le liste dei candidati, si è arrivati anche oltre la ventina.  Un segno della disaffezione degli elettori, della distanza fra il cittadino e chi  lo ha rappresentato. Certo alcune di queste liste non avevano niente di civico, si trattava di partiti mascherati. Il segno che non avevano il coraggio di presentarsi al giudizio degli elettori. Queste liste, a conti approssimati, hanno portato via alle forze politiche tradizionali, riducendo la loro platea circa il venti per cento dei voti. Il fatto è ancora più grave perché si tratta di elezioni amministrative dove il candidato dovrebbe essere più vicina agli elettori, si tratti di sindaci o di  consiglieri. Il fenomeno  delle liste civiche che è stato determinante nell’esito di questo primo turno si va ad aggiungere all’astensionismo  che è aumentato di circa sette punti rispetto alla precdenti amministrative e riduce ancor più la platea dei voti disponibili. In questo quadro si inserisce il risultato di “Cinque stelle”, con Grillo che minaccia sfracelli mentre  gli eletti del movimento nelle prime interviste parlano di programmi, progetti, proposte che riguardano i problemi reali  che la gente si trova ad affrontare nella vita delle città grandi e piccole.  

 

Grillo, con toni poco “eleganti”  attacca Napolitano

Si tratta di un “boom”, come anche noi abbiamo scritto? Il Presidente Napolitano, rispondendo ai giornalisti ha detto che di boom “ ricorda solo quello degli anni sessanta”. Grillo con una risposta certo non esempio di eleganza, ricorda a Napolitano che dopo le elezioni “potrà godersi il meritato riposo”. E poi: “Il boom del Movimento Cinque Stelle non si vede, ma si sente. Boom, boom, Napolitano!”  Quale la “colpa” del Presidente: quella di aver invitato i partiti ad una riflessione. Urgente, a parere nostro, sia nei tempi che nei contenuti.  Il chiacchiericcio televisivo che si è protratto per tutta la giornata di lunedì e poi è proseguito fino a tarda ora  per riprendere il giorno dopo  purtroppo ci fa  pensare che passata  la nottata, aspettando i ballottaggi, tutto prosegua  come se niente  sia avvenuto. Invece il quadro che emerge   dovrebbe essere ben più di un segnale di allarme. Vediamo in rapida sintesi: crolla il Pdl anche se Berlusconi se la prende con Alfano perché ha ammesso la sconfitta, la Lega, per bocca di Maroni, “sopravvive”, tradotto significa che il colpo è stato durissimo, i moderati del Terzo polo, lo dice  Casini, sono smarriti, non hanno decollato. E quando il Pd si è alleato con l’Udc non gli è andata bene. Di Pietro si gode il successo di Orlando, con il quale non è proprio in sintonia. Il Pd tiene. Ed è un fatto positivo. Il centrosinistra  porterà a casa molti sindaci.

 

Il risultato delle elezioni nello scenario europeo

Ma ciò non mette il Paese in sicurezza anche alla luce di quanto sta avvenendo in Europa con Hollande che si fa portatore di una linea  di rinnovamento, puntando decisamente alla crescita. Ci vorrebbe un Paese coeso che offre un futuro ai cittadini. Perché di questo si tratta: l’astensionismo, la proliferazione di liste civiche, il grillismo, trovano terreno di coltura la mancanza di prospettive certe, il futuro ha un volto ignoto: Il governo Monti viene avvertito come un “ corpo” distante, un momento necessario per  evitare la caduta nel baratro, ma non sufficiente. Equità e crescita  vengono richiesti dalle forze sociali, dai sindacati, con scioperi e manifestazioni. Bersani dice che il governo dovrebbe “ ascoltarci di più” e che il Pd si muoverà in questa direzione . Al voto ribadisce si andrà nel 2013, alla scadenza naturale.  Ma ciò non impedisce che   fin da ora il Pd molli gli ormeggi e ed operi  concretamente per l’alternativa, guardando appunto all’Europa, alla svolta impressa da Hollande, dalla vittoria dei socialisti francesi, dei laburisti inglesi che conquistano le città, salvo Londra. La foto di Vasto allora?  Bersani ha parlato  più volte di un centrosinistra aperto alle forze moderate.  I risultati delle elezioni ci dicono che non c’è tempo da perdere, che il Pd può essere il macchinista del treno targato centrosinistra. Il terno parta , per strada può agganciare altri vagoni, se ora non sono pronti a imboccare i binari. Se non ora quando?

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