ROMA – I risultati delle elezioni in Grecia e in Francia, hanno il valore di un referendum pro Europa in due paesi che hanno dimostrato finora nelle loro politiche governative una forte insofferenza verso l’Unione, la vittoria dei partiti europeisti greci e la larga affermazione del Psf di Hollande rappresentano un forte mandato popolare a procedere sulla strada dell’integrazione europea e a sostegno della moneta unica.
Il Consiglio europeo del 28 giugno non potrà non tenerne conto. Il parlamento europeo ha auspicato un governo ad Atene sostenuto dalla più larg a maggioranza possibile e che coinvolga quindi tutte le forze della sinistra riformista. Comunque vada, la fragilità degli equilibri politici che si stanno profilando richiedono un gesto a favore della Grecia e del suo popolo ossia rivedere il dettato del memorandum che sta mettendo in ginocchio
l’economia e lo stato sociale, alimentando la destra xenfoba e nazista. Un gioco pericoloso per un paese retto dai colonelli fino al 1974 e che furono estromessi dal potere proprio da ”Nuova democrazia’ guidato allora da Karamanlis. La Grecia e l’euro hanno fatto un passo indietro prima del baratro e abbiamo guadagnato tempo. Per quanto riguarda Hollande, il neo presidente francese si avvia all’appuntamento di Bruxelles con la forza della maggioranza assoluta degli elettori, che gli permetterà di mettere sul tavolo senza timidezze la sua proposta di un patto della crescita da 120 miliardi basato sulla Tobin tax, la realizzazione dell’agenda digitale e sulla green economy, ma anche di avviare trattative concrete con la Germania e l’Italia per procedere velocemente sulla strada dell’unita’ politica dell’Europa, non più procrastinabile.