Monti bacchetta sindacati e sinistra. Riforma del lavoro anche senza accordo. Esplode la Cig

ROMA – “‘Trovo un po’ insopportabile che ogni volta che si apre questa discussione il tema sia se la Cgil vuole o non vuole fare o non fare questo accordo.

Io ho un’altra domanda- sottolinea Camusso intervenendo  al Convegno biennale di Confindustria : “Il governo vuole fare un accordo? Perché se si vuole fare un accordo serve un po’ di mediazione.” La domanda è legittima. Sono passati  appena tre giorni da quando Monti ha incontrato i segretari del Pdl, del Pd, dell’Udc, una lunghissima che avrebbe visto un accordo  sulla riforma del lavoro, Articolo 18 compreso, sui provvedimenti anticorruzione, annuncio di delega per la riforma fiscale.. Bersani precisava che sulla riforma del mercato del lavoro  il governo si impegnava a trovare un accordo, il consenso delle parti sociali. Bene. Anzi no, vedendo il seguito. Già venerdì Monti aveva fatto capire che consenso o no delle parti sociali lui andava avanti per proprio conto. Del resto faceva sapere con i partiti che lo sostengono era stato chiaro: discussi tutti i problemi sul tappeti con i sindacati tratto io e solo io. Passano poche ore e nuova dichiarazione del presidente del Consiglio: si chiude comunque entro il 23 marzo. . Ai sindacati, a Confindustria, a Rete imprese,  le proposte filtrate da Palazzo Chigi  non trovano il consenso  di alcuna organizzazione che siede al tavolo del confronto.. Martedì nuovo incontro ma.sembra difficile che ci sia qualcosa di concreto.

Cassa integrazione  in aumento del 49,12%

. C’è un occasione per fare il punto della situazione: un convegno di Confindustria che si tiene a Milano. Arriva il premier, c’è gia Marcegaglia, invitati Camusso, e Bonanni,  Angeletti, Passera. Fornero in prima linea. Monti fa la voce dura. Ribadisce che la prossima settimana sarà conclusa la riforma del mercato del lavoro,poi sposta i termini a fine mese.Bacchetta le forze politiche, la sinistra in primo luogo, i sindacati: “ Ossificare il posto di lavoro è una concezione che nessuno ritiene più realistica”  Mentre Monti concionava dal palco del convegno di Confindustria sotto l’occhio  vigile di Barroso, presidente della Commissione europea, uno degli autori della disastrosa politica rigorista della Unione europea, arrivavano i dati sulla cassa integrazione. A febbraio una vera esplosione, un segnale di “una economia avvitata in una pericolosa  fase recessiva”, afferma l’Osservatorio Cig della Cgil: Le 81.988.268 ore registrate a febbraio segnano un incremento consistente sul mese precedente pari ad un +49,12%, così come il dato sui primi due mesi dell’anno (136.969.464) segna un +5,16% sullo stesso periodo del 2011. Numeri che tradotti vogliono dire 400 mila lavoratori coinvolti nei processi di cassa che hanno subito un taglio del reddito per oltre 525 milioni di euro, pari a circa 1.300 euro per ogni singolo lavoratore. Ma ciò non sfiora neppure per caso Monti, Fornero e gli altri ministri. Il premier mentre parla di “coesione sociale “  cui richiamerà le forze sociali e chiederà loro, leggi sindacati, “ di cedere qualcosa rispetto al legittimi interesse di parte”.

Niente articolo 18 per i nuovi assunti

Poi annuncia che Fornero ha pronta una “riforma incisiva”, che può subito entrare in funzione per i nuovi assunti per i quali l’articolo18 non esisterebbe. Insomma abbnìandonato il “ modello tedesco” si passa dalla manutenzione dell’articolo 18 alla manomissione.Poi rivolto al ministro Fornero un incitamento che suona minaccia per i sindacati. Dice Monti: “Se pressioni delle corporazioni o di colleghi ministri dovessero chiederle un passo indietro Elsa Fornero dovrebbe, con lo stile e la determinazione che la caratterizzano, abbandonarli al loro destino”. Il disprezzo di Monti per i sindacati non è nuovo. Ma c’è di più.  L’articolo 18 diventa l’ombelico del mondo. Il presidente del Consiglio afferma: “ Su questa norma si gioca il futuro del Paese”. La Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Monti la cambia, diventa fondata sui licenziamenti. C’ è da chiedersi: cosa si sono detti i partiti e Monti quando si sono incontrati. Ben sei ore, non pensiamo siano state tutte dedicate alla cena. Sarebbe bene che lo dicessero con chiarezza.

Bersani: Pazzesco toccare i pilastri dello Statuto dei lavoratori

Bersani  il segretario del Pd, da Parigi, fa sapere: “E pazzesco pensare di attaccare i pilastri delle tutele dell’articolo 18. E’ assurdo, non serve a niente. Si può organizzare invece una manutenzione di quell’ articolo, ispirandosi a qualche altra esperienza”. Le risposte delle forze sociali non lasciano adito a dubbi. Marcegaglia afferma che  “se la riforma sarà un compromesso al ribasso, meglio non farla, o quanto meno non avrà la firma di Confindustria”. Più che sull’articolo 18 Confindustria mette l’accento sui costi che dovrebbero sopportare le imprese, quelle medie e piccole in particolare. Il no di Rete imprese Italia viene confermato.

Camusso. Siamo belli lontano dall’accordo

Per Camusso “ siamo belli lontano dall’accordo. Tutte le soluzioni” sul tavolo del confronto con il governo appaiono lontane da ogni possibile ipotesi di un accordo. Fondare tutto sul tema dell’articolo 18 significa  far passare l’idea che l’unico problema sia quello di licenziare”. Luigi Angeletti, leader della Uil, Luigi Angeletti  sottolinea che “sugli elementi che riguardano le motivazioni di carattere economico siamo disposti a fare un passo avanti, non lo siamo per nulla a modificare l’articolo 18 per quanto riguarda gli aspetti disciplinari: non c’è ragione di spostare il rapporto di potere a vantaggio delle imprese. Non ci sono allo stato attuale soluzioni condivise”. Una situazione  di stallo, Raffaele Bonanni della Cisl. Parla di “ estremismi” sia da parte del governo che della Cgil,  anche senza nominarla, che rinvia al mittente. Senza accordo “il governo farà da solo e sarà una riforma più dura”.

/i.

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