ROMA – Dopo una gelida dichiarazione di Bersani, “ non ho notizie di novità per quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro” leggi articolo 18, la giornata ha preso un ritmo frenetico.
Monti ha deciso di prendere nelle mani la patata bollente, lasciando sola Elsa Fornero a fare le barricate per non apportare alcuna modifica alla “bozza” da lei predisposta e approvata dal consiglio dei ministri salvo “ intese” come era scritto nella delibera . Il premier che, in una delle sue tante dichiarazioni rilasciate nel lungo tour in Asia, aveva negato la convocazione di un vertice con i tre partiti che lo sostengono, ha rotto gli ormeggi. Sostenuto anche dal parere di diversi ministri che non concordavano con la “ linea” Fornero che portava ad uno scontro diretto non solo con i sindacati decisi a dar vita ad iniziative unitarie non solo per quanto riguarda la riforma delle pensioni e gli esodati,ma anche con il Pd ha rotto gli ormeggi. Prima un lungo incontro con il segretario del Pd, durato più di due ore. Poi tutto un intreccio di incontri,colloqui, con il telefono sempre aperto con il Quirinale che ha seguito, da lontano, ma molto vicino al premier,al riparo di giornalisti che hanno seguito le varie mosse di Monti il quale è anche riuscito a far perdere le tracce. Da Palazzo Chigi a Palazzo Giustiniani , arriva il ministro Fornero di cui il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, annunciava che Fornero il ministro che ha tenuto nelle mani la vicenda dell’articolo 18 e quella degli “esodati” ,avrebbe dovuto essere licenziata. Il leader della Uil annunciava la decisione della sua organizzazione di dar vita ad una mobilitazione, leggi sciopero,, tesa a modifiche importanti alla “ bozza” Fornero. Così il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, fino ad oggi il più tepido per quanto riguarda azioni di lotta, diceva che era pronto a mobilitare ll sindacato. Già Camusso aveva ribadito che in assenza di modifiche significative nel testo governativo, via la norma “licenziamenti facili,” sarebbe scattato il programma di scioperi approvato dal Direttivo della Confederazione: 16 ore di astensione dal lavoro, otto delle quali per uno sciopero generale con manifestazioni in tante città.
Incontri fra il premier e i leader della maggioranza
Monti, presente questo quadro, in vista anche della manifestazione Cgil, Cisl, Uil, Ugl contro la riforma delle pensioni, per urgenti provvedimenti tesi a sanare la situazione di chi rischia di rimanere senza stipendio e senza salario,circa 350 mila persone, convocava Alfano, Bersani, Casini,presente il ministro Fornero. Più di tre ore di colloqui poi una nota ufficiale di Palazzo Chigi in cui si legge che “il governo e i leader delle forze politiche di maggioranza si sono impegnati per un iter di approvazione efficace e tempestivo della riforma in Parlamento”. Era questo l’impegno di cui aveva parlato Bersani prevedendo che la riforma poteva essere approvata da un ramo del Parlamento prima del voto per le amministrative, se tornava in campo il reintegro nel posto di lavoro, tanto osteggiato da Fornero con il supporto di Marcegaglia. Il fatto che Monti annunciava un percorso rapido lasciava intendere che una intesa era stata possibile. Lo stesso premier parlava di “ un vertice positivo” in cui erano “ stati sciolti tutti i nodi”.
Bersani. “ Abbiamo detto le nostre cose, ora il governo deciderà”
Bersani non si esponeva più di tanto.”Abbiamo detto le nostre cose, ora il governo deciderà”. Nella giornata di oggi, mercoledì, il testo del disegno di legge dovrebbe essere pronto e inviato al Quirinale che deve mettere il timbro per il passaggio in Parlamento e l’avvio dell’ iter, si dice al Senato. I partecipanti al vertice non hanno rilasciato dichiarazioni tali da far intendere quali le modifiche che Monti ha deciso di apportare alla bozza di testo. Per quanto riguarda l’articolo 18 verrebbe reintrodotto la possibilità di reintegro anche per i licenziamenti per motivi economici ritenuti dal giudice illegittimi, insomma quel modello tedesco più volte richiamato da Bersani,osteggiato dal ministro Fornero, da Alfano e da Marcegaglia. Il giudice, diceva Alfano in particolare, si sa che darà ragione al lavoratore e propenderà per il reintegro. Una posizione priva di alcun fondamento, offensiva anche nei confronti dei magistrati accusati di amministrare giustizia a favore di una parte, difficile da sostenere.. Il procedimenti giudiziario avrebbe tempi certi: sessanta giorni per ogni grado di giudizio.
Le modifiche a flessibilità in uscita e in entrata
Alla fine anche Alfano aveva aperto alle posizioni di Bersani facendo però riferimento alla necessità di mantenere un “equilibrio” fra flessibilità in uscita e in entrata, c’è da supporre che siano stati posti paletti per per quanto riguarda le modalità di ingresso al lavoro. Nessun pronunciamento per ora da parte dei sindacati, Avevano già annunciato che avrebbero detto la loro su un testo definitivo, visto che fino ad oggi si era discusso su dichiarazioni, bozze, indiscrezioni, una discussione “ poco seria, fantascientifica” aveva detto Susanna Camusso. Se si allenterà la tensione per quanto riguarda l’articolo 18, restano in piedi problemi di grande importanza come la manifestazione unitaria del 13 aprile. I sindacati, con sempre maggior forza, pongono l’esigenza di passare, da subito, ad affrontare i problemi della crescita, dell’occupazione, del fisco a partire dalla redistribuzione del reddito con misure a favore delle fasce più deboli della popolazione e da una lotta sempre più incisiva all’evasione.